GITE SCOLASTICHE: NELLA CITTA’ DELLO SBALLO CI SIAMO STATI ANCHE NOI
Ho guardato la televisione con una certa ansia in questi giorni. Quella rare volte in cui mi capita di vederla è sempre a pranzo. E il cibo mi è rimasto a mezz’aria nella forchetta. Perché al telegiornale passavano quelle immagini, di quella cittadina. Quelle vie, quella piazze, quel lungomare, quei locali, quelle maledette insegne superluminose e scintillanti, alla Las Vegas. E io le riconoscevo bene, perché io, in quel posto maledetto, c’ero stata. Da insegnante, in una gita scolastica, ad aprile, con venti ragazzi di quinto anno dietro. E adesso passava quella foto, di quella ragazza padovana, Federica. Uccisa da un amico impasticcato e ubriaco. Mentre era a Lloret de Mar, la capitale dello sballo della Costa brava, in vacanza. E una sera ha conosciuto questo tizio, hanno fatto amicizia, poi sono andati via insieme. Poi lui ha tentato di violentarla e l’ha strangolata, gettando il cadavere in un parco, dove è stato trovato in avanzato stato di decomposizione. Povera ragazza. Incauta, superficiale, anch’ella vittima del divertimento artificiale di quei luoghi. E noi, e molte altre scuole d’Italia, in quel posto ci siamo stati. I ragazzi naturalmente erano entusiasti, ma a me non è piaciuto fin dal primo momento. Mi sono messa in allarme e ho trascorso la gita a fare giri di ricognizione per le varie discoteche del luogo. Professora – mi dicevano – entri, professora. E come ci riverivano, ai professori. Loro incassano portando lì questa gioventù in fondo inesperta, attratta dal gusto del proibito. E noi a controllare gli alunni. Ho visto docenti di mille scuole italiane, sfiniti, sonnecchiare sulle poltrone della discoteca, poverini, non avevano più l’età per una gita come questa. Noi e gli alunni, vittime inconsapevoli di proposte turistiche che ignorano quanta responsabilità abbiamo noi insegnanti. A Lloret de Mar con la scuola mai più. Non è una meta consigliabile. Poteva essere una nostra alunna, quella Federica. Scomparsa così, in una notte da sballo, nella città del finto divertimento, tra balli e alcol, per provare un’emozione da poco, da nulla. Rischiarata da un’insegna al neon, da quella luce fredda che sa di morte.
Silvana La Porta
Ho guardato la televisione con una certa ansia in questi giorni. Quella rare volte in cui mi capita di vederla è sempre a pranzo. E il cibo mi è rimasto a mezz’aria nella forchetta. Perché al telegiornale passavano quelle immagini, di quella cittadina. Quelle vie, quella piazze, quel lungomare, quei locali, quelle maledette insegne superluminose e scintillanti, alla Las Vegas. E io le riconoscevo bene, perché io, in quel posto maledetto, c’ero stata. Da insegnante, in una gita scolastica, ad aprile, con venti ragazzi di quinto anno dietro. E adesso passava quella foto, di quella ragazza padovana, Federica. Uccisa da un amico impasticcato e ubriaco. Mentre era a Lloret de Mar, la capitale dello sballo della Costa brava, in vacanza. E una sera ha conosciuto questo tizio, hanno fatto amicizia, poi sono andati via insieme. Poi lui ha tentato di violentarla e l’ha strangolata, gettando il cadavere in un parco, dove è stato trovato in avanzato stato di decomposizione. Povera ragazza. Incauta, superficiale, anch’ella vittima del divertimento artificiale di quei luoghi. E noi, e molte altre scuole d’Italia, in quel posto ci siamo stati. I ragazzi naturalmente erano entusiasti, ma a me non è piaciuto fin dal primo momento. Mi sono messa in allarme e ho trascorso la gita a fare giri di ricognizione per le varie discoteche del luogo. Professora – mi dicevano – entri, professora. E come ci riverivano, ai professori. Loro incassano portando lì questa gioventù in fondo inesperta, attratta dal gusto del proibito. E noi a controllare gli alunni. Ho visto docenti di mille scuole italiane, sfiniti, sonnecchiare sulle poltrone della discoteca, poverini, non avevano più l’età per una gita come questa. Noi e gli alunni, vittime inconsapevoli di proposte turistiche che ignorano quanta responsabilità abbiamo noi insegnanti. A Lloret de Mar con la scuola mai più. Non è una meta consigliabile. Poteva essere una nostra alunna, quella Federica. Scomparsa così, in una notte da sballo, nella città del finto divertimento, tra balli e alcol, per provare un’emozione da poco, da nulla. Rischiarata da un’insegna al neon, da quella luce fredda che sa di morte.
Silvana La Porta