I Greci usavano un sistema di numerazione a base decimale, di probabile derivazione dagli Egizi, però - e questo era un uso dei Fenici - usando come segni le lettere dell'alfabeto (in genere minuscole ma anche, specialmente nelle scritte su monumenti, maiuscole), con opportuni accorgimenti grafici per distinguerle, ove occorresse, dalle lettere usate per le parole, per esempio un apice sulla destra o sulla sinistra, oppure una sopralinea. Il valore di ogni lettera cresceva al crescere della sua posizione nell'alfabeto; l'ordine era quello della scrittura ordinaria, cioè, come il nostro modo attuale, da sinistra a destra dalle cifre di valore maggiore a quelle di valore minore; erano usate 27 lettere (9+9+9, rispettivamente per le unità, le decine e le centinaia; lo zero era sconosciuto), risultanti dal mantenimento nell'alfabeto usuale, di 24 segni, di tre lettere arcaiche scomparse dall'uso per i numeri 6 (stigma, variante grafica del digamma), 90 (koppa), 900 (sampì o san):
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