Bruxelles. L'Europa vuole più regole
per disciplinare il mercato dei
contenuti on line, ma allo stesso
tempo strizza l'occhio al
peer-to-peer, cioè alla tecnologia
pirata per eccellenza che consente a
milioni di internauti di scambiarsi
musica e film attraverso il web.
La Commissione europea ha avviato
ieri una consultazione pubblica che
è il primo passo verso la stesura di
una comunicazione, prevista per la
fine dell'anno, che tenterà di fare
ordine nel caos dei contenuti che
viaggiano da un computer all'altro,
anche quando sono protetti da
copyright. Il file-sharing, cioè lo
scambio di contenuti on line, e la
pirateria, e quindi la violazione
del diritto d'autore, sono due
fenomeni che vanno a braccetto dalla
nascita di internet. E la tecnologia
peer-to-peer (p2p) è uno dei grandi
crucci delle major musicali e
cinematografiche che investono
sempre di più per proteggere i loro
prodotti che spesso si trovano on
line prima ancora che vengano
distribuiti nei negozi.
Lo scambio di file sulla rete, che
può essere legale o illegale, è oggi
un fenomeno talmente diffuso che la
Commissione europea ha deciso di
regolamentarlo. Non solo per
armonizzare la legislazione dei 25
Stati membri, ma anche perchè
riconosce in esso un mercato in
continua crescita che promuove un
sistema alternativo di sviluppo al
quale l'Europa vuole contribuire.
Nel 2008, secondo i dati diffusi
ieri dalla Commissione, il mercato
degli scambi on line dovrebbe
infatti triplicare. Se da una parte
la Commissione europea sostiene la
legalità combattendo gli scambi di
contenuti pirata, dall'altra si
dimostra curiosa delle possibilità
derivanti da un uso non criminoso
del p2p, considerato da Bruxelles
«uno sviluppo positivo per la
distribuzione legale di contenuti on
line». Attraverso la consultazione
on line, l'Ue rivolgerà una serie di
quesiti a tutti i navigatori della
rete con un questionario che da ieri
è sul sito della Commissione fino al
13 ottobre prossimo. L'indagine non
approfondisce solo il fenomeno del
file-sharing, ma chiede anche di
esprimere la propria opinione sulle
barriere economiche e legali alla
creazione di nuovi contenuti
internet e sui sistemi di pagamento,
argomento molto sensibile per via
delle numerose truffe che corrono
sul web. Una prima misura per
districare la matassa del download
selvaggio, Bruxelles l'aveva presa
lo scorso maggio adottando la Carta
europea del film on line.
Con quel provvedimento, da una parte
si eleggeva Internet a mezzo utile
per migliorare la circolazione dei
film europei e quindi si
incoraggiava il sistema di scambio
in rete, dall'altra si prevedevano
delle condizioni per combattere la
pirateria e la violazione del
diritto d'autore. Ma già allora l'Ue
vedeva nel peer-to-peer una
possibilità da studiare. Non
meraviglia, dunque, che oggi la
Commissione chieda esplicitamente
agli europei se il p2p possa essere
considerato «un nuovo modello per
fare affari», e in che modo potrebbe
essere usato senza correre il
pericolo di violare la legge sul
copyright.
(da La Sicilia)