
La
principale lezione da ricordare è che la scuola è molto di più dei
“programmi”,
sia quelli didattici sia quelli informatici. Le tecnologie vengono in
soccorso
ma non cancellano il contatto diretto e il ruolo dell’insegnante, anzi
lo
richiedono ancora di più, per avere un ascolto, una parola di senso e
di
fiducia, una direzione da sperimentare.
L’espressione “Professoresse ci mancate”, scritta su WhatsApp dal
ragazzo che è
spesso impreparato e distratto, oppure “Non ho mai parlato così tanto col mio prof” sono
indicative di una profonda e vera relazione educativa che unisce il
docente ai
suoi alunni. WhatsApp, e You
Tube, ecco i nuovi luoghi virtuali dove si possono condividere anche
video di
propria creazione, favorendo il contatto e lo scambio d’idee e
progetti,
mantenendo vivo il contatto e la relazione educativa.
E’
compito del docente “non dare il già pensato, ma insegnare
a
pensare” e quindi facilitare l’assimilazione dei contenuti che
quando
diventano “apprendimento” promuovono la modifica dei comportamenti e
quindi del
modo di pensare, di sentire e di agire, segni di una reale crescita
culturale e
umana.
Sono
degne di lode e di
condivisione le iniziative che sono state attivate in alcune scuole,
particolarmente
attente e vicine ai bisogni dei ragazzi, come la classroom “Sportello
d’ascolto a distanza”, avviata presso il Liceo
classico “Mario Cutelli” di Catania, realizzando un ambiente
virtuale in cui gli alunni potranno incontrare i docenti e gli
psicoterapeuti anche
al fine di imparare a vivere in maniera positiva questa esperienza e
superare i
timori che ne derivano.
La
relazione educativa è certamente un atto
intenzionale che impegna sia il docente sia lo studente a percorrere
insieme quest’avventura
e guardare avanti in direzione della luce che appare lontana alla fine
del
tunnel.
Non ci
sono ore mattutine o pomeridiane, né giorni di
vacanza, si registra costantemente un generoso scambio tra chi da e chi
riceve nella
convergenza della ricerca del miglior bene dei ragazzi. Anche il
Ministro Lucia Azzolina ha molto apprezzato la
creatività dei docenti che continuano professionalmente una
significativa
azione culturale e sociale che coinvolge anche le famiglie e ed
entrambi i
genitori, senza delega o compiti differenti.
Quel che
si sta mettendo in campo, attraverso la
didattica digitale a distanza, anche andando oltre gli orari di lavoro
e i
vincoli burocratici, non è per intrattenere i ragazzi bloccati
forzatamente in
casa; non è solo un ripasso, o un tenerli in esercizio, ma è un
accompagnarli e
guidarli in questa nuova esperienza
che, solo se vissuta intensamente e proficuamente, avrà dei benefici e
non solo
vani ricordi.
Si studia
la “scienza della vita”, come affrontare le
difficoltà, si scopre il valore dell’attesa e della speranza, si
comprende che
la salute è un bene prezioso da tutelare e proteggere, si apprezzano la
professionalità e la dedizione del Personale sanitario, si scopre il
valore
della solidarietà, dell’unità nazionale e del ben comune.
I ricchi e
artistici servizi didattici offerti dalla Rai Scuola2020, i preziosi
documentari
di storia, arte, cultura, scienze e lingue non sono un semplice
passatempo, ma
dovrebbero essere accompagnate da un esercizio di compilazione di
schede di
verifica e di autovalutazione, sintetizzando: “Ho capito
che… Ho imparato che… Prima non sapevo, adesso conosco e so
che …..”
La
rivoluzione provocata dal Coronavirus
modifica i tempi e i luoghi, ridisegna lo scorrere delle giornate tra
le pareti
domestiche, riavvicina un po’ le generazioni, e facendo sorgere una
nuova
voglia di cura reciproca.
Più
che sentirsi nella stessa barca, ci
si vuole riconoscere tutti dalla stessa parte e non sono sufficienti i
flash mob
che si esprimono con le canzoni o il revival dello spirito nazionale,
esponendo
bandiere e disegni con arcobaleni, dimenticando forse che c’è gente che
muore
in solitudine, priva del conforto dei propri cari e della rituale
cerimonia di
commiato.
Quella che uscirà
dall’emergenza sanitaria sarà una scuola diversa che oltre a
riscoprirsi una
comunità stretta da legami essenziali, non potrà continuare ad essere
vista
come un apparato burocratico di regole e norme.
La
scuola sta dimostrando di essere capace
di generare anticorpi preziosi non meno di quelli che ci sono mancati
davanti
alla nuova epidemia, perché sono molti i virus che s’incontrano
lungo il sentiero della vita e non bastano le istruzioni da seguire o
il
chiudersi in se stessi per farvi fronte, #iorestoacasa, non scambiarsi
baci e
abbracci”
Occorre rivedere gli stili di relazione,
superando le barriere del sospetto e della diffidenza e della paura.
Nel messaggio
esortativo per essere un vero educatore, Gesualdo Nosengo ha scritto: “Se tu rallenti,
essi si perderanno; se ti scoraggi, essi si fiaccheranno; se ti siedi,
essi si
coricheranno; se tu dubiti, essi si disperderanno; se tu vai innanzi,
essi ti
supereranno; se
tu doni la tua mano, essi
ti daranno la vita”
ed ha fortemente raccomandato a non
rallentare, non scoraggiarsi, non dubitare.
Il
messaggio di speranza: #celafaremo, dà fiducia per un
cammino
insieme, consapevoli che “senza
cultura ci mancano le parole,
senza scuola vien meno la relazione”, mentre
è proprio questa che dovremmo ricostruire e tessere
con nuovi fili e rinnovato entusiasmo.
Giuseppe Adernò