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Nel testo presentato vengono rilette e commentate le encicliche Centesimus Annus di Papa Giovanni Paolo II e Laudato Si' di Papa Francesco, si raccontano le sofferenze dei poveri, degli ultimi e degli esclusi, analizzate alla luce della dottrina sociale della Chiesa, sulla scia della Rerum Novarum, pubblicata da Papa Leone XIII nel 1891.
Le numerose iniziative messe in atto da Tullio Chiminazzo on venticinque anni di attività, sono accomunate da una visione dinamica della solidarietà internazionale con il fine di ridurre il divario fra Nord e Sud del mondo e quello fra ricchi e poveri.
Secondo un'analisi di Forbes, che indica come i 62 individui più ricchi al mondo posseggono la stessa ricchezza di 3 miliardi e mezzo di poveri, appare eclatante l'enorme disuguaglianza e quanto sia indispensabile il ruolo dell'etica nella gestione delle imprese.
Il constatare poi, come tanti soldi vengono bruciati e sprecati in divertimenti, piaceri, lusso sfrenato sprechi e droghe, anche dai nipoti di chi ha costruito imprese e aziende che hanno dato lavoro a tanti operai, fa ancora più male.
Evitare le esclusioni per superare le disuguaglianze è il filo conduttore di un'opera che intreccia l'economia e l'etica, entrambe orientate ad un vero sviluppo integrale e sostenibile.
La lettura dei 17 obiettivi dell'Onu, della Carta dell'Expo di Milano e del Decalogo per un'economia sostenibile di Santa Cruz introduce al confronto con i contenuti del manifesto del XXI secolo
L'affermazione che "non esiste economia senza etica, né efficienza senza solidarietà", rende l'impresa il luogo ideale di produzione di ricchezza, non solo privata, ma anche sociale. Il bene comune è l'orizzonte che ricomprende tutto, in un processo culturale e di ridimensionamento dell'umano. La solidarietà, che ben si differenzia dalla beneficenza, assume una dimensione nuova e propone un nuovo scenario verso l'umanesimo economico. Come recita un antico proverbio: "Il denaro è un ottimo servo, ma un pessimo padrone".
Occorrono scuole di Etica ed Economia che insieme favoriscano la diffusione della cultura dell'inclusione, che non esclude i poveri dalla società. "L'inclusione non è solo un dovere umano ma è l'unica strada per una piena realizzazione della globalizzazione", ha detto Papa Francesco.
Oggi l'armonia sociale è messa in pericolo con gravi conseguenze per la gente: e quando comandano i soldi e la gente muore di fame e sta male, viene compromessa la pace e il vero benessere dell'intera umanità.
Noi "siamo fatti per stare con gli altri, la nostra umanità si arricchisce molto se stiamo con tutti gli altri e in qualsiasi situazione essi si trovano", afferma il Papa. "La vita concreta, infatti, non è la somma di tante individualità, ma è l'articolazione di tante persone che concorrono alla costituzione del bene comune".
Stare in mezzo alla gente, dunque, "fa bene non solo alla vita dei singoli ma è un bene per tutti", perché "evidenzia la pluralità di colori, culture, razze e religioni". E la gente "fa toccare con mano la ricchezza e la bellezza della diversità". "Solo con una grande violenza si potrebbe ridurre la varietà a uniformità, la pluralità di pensieri e di azioni ad un unico modo di fare e di pensare".
Come ha spesso raccomandato Papa Bergoglio: "Usando la testa e il cuore si realizza un sogno", sollecitando ad usare la testa, ma anche e soprattutto il cuore.
Essere eticamente responsabili conviene così si crea più valore economico e sociale a vantaggio di tutti, a patto che strumenti come i codici etici, le certificazioni etiche ed ambientali non finiscano solo per essere specchietti per le allodole.
Le opere di misericordia che Papa Francesco ha insegnato non solo con le sue Catechesi, ma mettendole in atto e realizzando nel corso dell'anno del Giubileo della Misericordia visite a sorpresa, incontri, abbracci, telefonate e strette di mano, visite nei luoghi del dolore, incontrando e abbracciando bambini, anziani, donne e ammalati, tutto ciò ha reso la sua lezione di misericordia eloquente magistero, modello ed esempio da imitare, segno di presenza della Chiesa non solo predicato, bensì agito, a contatto con la gente, con addosso l'odore delle pecore, tenendo sempre aperta la porta del cuore e del perdono, anche dopo la chiusura della Porta Santa, che ha perso la sua centralità romana per diventare segno e icona di Misericordia in tutte le cattedrali e santuari del mondo.
Giuseppe Adernò