L'altra
mattina, per caso, girando distrattamente tra gli staffali
della biblioteca del mio paese, ho adocchiato un libro che proprio
qualche tempo prima un'amica m'aveva "caldamente" consigliato la
lettura, "Gli anni al contrario", di Nadia Terranova. Incuriosito dal
titolo e dal "consiglio" dell'amica, lo chiesi in prestito e lo lessi
tutto d'un fiato. "Gli anni al contrario" racconta gli anni '70, gli
anni della "rivoluzione studentesca", delle lotte violente, delle
contrapposizioni ideologiche, del passaggio dalla resistenza culturale
e pacifica della generazione appena precedente, quella del '68, alla
elaborazione e sperimentazione della lotta armata.
E i protagonisti, "due non giovanissimi Giovanni e Aurora, soffocano
entrambi all'interno delle loro famiglie, di opposta estrazione
culturale e politica, ma che realizzano il medesimo modello
conservatore ed opportunistico", e che saranno annientati da quel
tempo, carico di violenza e da un inesprimibile desiderio di "futuro
subito". Gli anni '70 sono segnati da violenze, sangue, morti, bombe,
attentati, guerriglia. Sono gli anni della "notte della Repubblica",
anni duri, feroci, dove, per la prima volta, si constata
"l'inadeguatezza dei metodi di lotta pacifica e democratica". Sono i
cosiddetti "anni di piombo".
E così, dopo aver letto accuratamente il romanzo, quasi
istintivamente,... ho ripensato ai miei anni settanta, agli anni della
mia prima giovinezza, all'età dell'ultima giovinezza del mondo e della
definitiva perdita dell'innocenza. "Quando anche il cielo iniziò a
cambiare colore, per davvero", come diceva il mio amico. Per la verità,
a pensarci bene, quegli anni erano iniziati proprio male. Anche se
rimaneva fresco ancora il ricordo della mitica passeggiata di Neil
Armstrong sul suolo lunare, con la missione Apollo 11, e si ascoltavano
ancora con visibilio le canzoni dei Beatles, "sciolti" proprio nel
1970, era ancora vivo il dolore per le morti di Piazza Fontana a
Milano, "la madre di tutte le stragi e dei misteri d'Italia", avvenuta
il 12 dicembre 1969.
Ed "il fumo delle barricate" e della guerriglia si sentiva ancora tra
le strade di Parigi, quando la migliore gioventù d'Europa, per la prima
volta, nel 1968, aveva dato vita alla rivolta studentesca, un'accesa
ribellione collettiva, nota come "Maggio francese", culminata con
l'occupazione dell'Università parigina, e accompagnata da violenti
agitazioni sociali, che avevano causato scontri e guerriglie urbane,
protrattesi per oltre due mesi, e che avevano messo a ferro e fuoco la
capitale francese.
La meglio gioventù di tutt'Europa s'era ribellata finalmente ai propri
padri, al vecchio e bigotto mondo borghese, decretandone la fine, a
suon di musica, di bastonate... e di minigonne! Personalmente avrei
preferito veder crollare anche i regimi fascisti europei degli anni
Trenta con quella stessa contestazione giovanile, con la disobbedienza
civile, con il sorriso beffardo dei "capelloni", con la stravaganza dei
pantaloni a "zampa d'elefante", con la "forza contundente" delle
minigonne, con la freschezza dei "figli dei fiori", a mani nude e il
cuore puro, come i ragazzi del '68!
Probabilmente quelle dittature si sarebbero accartocciati, fino a
dissolversi miseramente, senza la necessità d'essere annientate con le
bombe atomiche e i carri armati dell'Armata Rossa, quella sarebbe stata
la loro vera sconfitta politica e culturale, e non solamente militare!
E, forse, avremmo avuto un'altra storia. Ma lo sappiamo, la storia non
ammette "correzioni", non accetta "interrogazioni", non concede spazio
alla matita rossa!
Ma torniamo ai nostri anni '70. Ricordo le tante "ore liete" del sabato
sera passate davanti al televisore in bianco e nero della nonna,
insieme a tutta la famiglia, nella grande camera da pranzo,
sintonizzati sul Canale Nazionale, a seguire "Senza Rete",
"Rischiatutto", "Canzonissima", con i celebri duetti di Mina e Alberto
Sordi, con la voce di Alberto Lupo, con le canzoni di Gianni Morandi e
di Gigliola Cinquetti; e poi gli indimenticabili sceneggiati, "La voce
del comando", "Gamma", "Dov'è Anna", con le colonne sonore che sussurro
ancora adesso, quando mi trovo a camminare al buoi, da solo, nelle
città del nord. E come non ricordare "Pinocchio", "Sandokan", "Gesù di
Nazareth", di Franco Zeffirelli.
Ma quelli, per me, dopo le elementari e le medie, furono gli anni delle
"superiori", e ricordo che ogni mattina, appena scesi dall'autobus, in
Piazza Santa Maria di Gesù, si attendeva il fatidico "ciclostile" che
ci comunicava ancora uno "sciopero", e ancora un "corteo", con
l'immancabile annuncio del "concentramento alle ore 9.00, in Piazza
Roma". Fu proprio in quegli anni che sentii, per la prima volta,
"ragionar" di politica, di partiti, di ideologie, (roba da rottamare,
roba d'altri tempi, al giorno d'oggi).
Per la verità, già in quinta elementare ebbi i primi "sentori" della
politica, fu nel maggio del 1974, in occasione del referendum sul
divorzio, ricordo che con i compagni di classe ci fu un acceso
dibattito "politico" pro o contro il quesito referendario! Ma quelli
furono anni terribili per la nazione, furono gli "anni bui della
Repubblica", gli anni della "violenza di classe", degli scontri nelle
piazze, delle stragi e delle bombe, dei rapimenti e degli omicidi.
Chi non ricorda ancora dov'era quando apprese la notizia del rapimento
dell'onorevole Aldo Moro!?
Ma in quegli anni, ricordo, iniziai anche a sentire parlare di
"tossicodipendenza", droga, spinello, eroina, cocaina. Parole
sconosciute e quasi indecifrabili, per noi, che venivamo do' Chianu
Duca, che "scendevamo" dal paese, che "masticavamo" pane e gioia di
vivere. Parole cariche di dolore e di terrore!
Ricordo ancora il silenzio, quasi la rassegnazione, al funerale del
fratello di un mio compagno di classe, morto per "overdose". Dove siete
compagni della I E!? Cosa avete fatto della vostra vita!? E tu,
"compagno di scuola, compagno di niente / ti sei salvato dal fumo delle
barricate o sei entrato in banca pure tu?". Ma quelli, per la storia,
resteranno solamente "gli anni settanta", "gli anni al contrario", gli
anni delle barricate e della P38, dei pantaloni a "zampa d'elefante" e
delle minigonne.
Gli anni della nostra sconfinata e felice giovinezza. Per la cronaca,
il romanzo "Gli anni al contrario", di Nadia Terranova, quest'anno, ha
vinto il Premio Letterario "Brancati", a Zafferana Etnea. Anni Settanta
docet!
Angelo Battiato
angelo.battiato@istruzione.it