Negli ultimi
decenni la vita sociale e la diffusione dei mass media ci
hanno spinto ad acquisire ed esercitare l'uso parlato della lingua, e
molto meno quello della lettura e della scrittura. Oggi, infatti, si
legge e si scrive poco. La scuola di base ha svolto e continua a
svolgere una meritevole azione di guida alla lettura e alla scrittura,
che man mano vien meno nella scuola secondaria di secondo grado, dove
gli studenti utilizzando solo i testi scolastici e la lettura è
limitata alla singola lezione. Anche l'università ha ignorato e ignora
la pratica estesa della lettura e della scrittura come parti integranti
e abituali dello studio. Sono indicativi i corsi di "scrittura
accademica"che dovrebbero aiutare gli studenti a preparare la tesi di
laurea. Per molti giovani e professionisti l'ultimo testo scritto è la
prova d'italiano agli esami di maturità.
In queste condizioni è inevitabile che l'italiano parlato sia per molti
un italiano orecchiato, ma non ben posseduto. Tale resterà finché
scuola media superiore e università non cambieranno registro e finché i
libri non entreranno nella nostra vita quotidiana. L'apprendimento di
una competenza si rinforza nell'imparare facendo e nell'imparando
vedendo fare. La lettura di un libro apre nuovi orizzonti e rinforza
uno stile, un patrimonio lessicale che arricchisce il proprio
vocabolario, molto spesso povero e approssimativo. La debolezza
culturale favorisce, inoltre, l'affiorare di stravaganze e imbecillità
linguistiche, che rinviano all'uso frequente di anglismi come ad
esempio "location" per indicare il luogo di un incontro. Studiare bene
latino e inglese aiuterà gli studenti a ridere in faccia a chi commette
questi abusi e a parlare un po' meglio la nostra bella lingua italiana.
Dal 1968 con l'intento di dare all'istruzione maggiore "democrazia" si
è determinata nella scuola italiana una formula di semplificazione che
abbassa il livello rendendo lo studio più facile, egli studenti più
faciloni. I più danneggiati dalla cattiva preparazione sono stati
proprio i giovani meno abbienti che nelle intenzioni si volevano
proteggere.
Gli studenti socialmente avvantaggiati hanno comunque potuto rimediare
con altri mezzi o addirittura con i viaggi e le esperienze all'estero.
La vita sociale, scrive Tullio De Mauro, ha insegnato a molti a parlare
ma non a leggere e qui uno dei peggiori drammi culturali aggravatosi
con la crisi economica. Oggi, persino gli insegnanti hanno difficoltà
ad acquistare libri e quindi la pratica della lettura a scuola è priva
di modelli e di stimoli adeguati.
Il danno di un'insufficiente pratica della lettura e della scrittura è
enorme non solo dal punto di vista culturale. Il cattivo uso della
lingua, il cedimento agli anglicismi spesso sbagliati e inutili, viene
soprattutto da qui.
Come fare per risalire la china e colmare questo vuoto?
La pratica della didattica on line in parte contribuisce a tale rapido
declino che potrebbe essere arginato, integrandola con una densa
terapia di esercizi di lettura e di scrittura accademica, come sostiene
il prof. Pietro Boscolo dell'Università di Padova.
Parlare, leggere e scrivere sono le competenze linguistiche che
s'intrecciano e si amalgamano. Non si può, infatti, privilegiarne una a
scapito delle altre. Per iniziativa dei Ministri Giannini e
Franceschini nel mese di maggio è stata celebrata una Giornata
nazionale della lettura con le scuole aperte e le biblioteche
scolastiche.
Il progetto "Libriamoci" ha coinvolto numerose scuole e tanti studenti,
i quali hanno costituito a scuola delle "mini librerie" attivando lo
scambio dei libri. L'incontro con gli Autori nelle scuole contribuisce
a sensibilizzare i ragazzi al piacere di leggere e di comunicare
attraverso l'esercizio di articoli, poesie, racconti.
Con queste iniziative si è pensato di rimettere il libro e la
lettura al centro delle politiche educative e della scuola, a
cominciare dalla scuola primaria.
Nel recente Convegno nazionale: "Nulla dies sine linea", promosso
dall'Università Roma Tre - Dipartimento Scienze della
Formazione, è stato trattato un tema scottante: i bambini e ragazzi
mostrano una crescente difficoltà a scrivere a mano, molti hanno perso
la capacità di usare il corsivo e lo sostituiscono con caratteri
stampatelli, affiancati gli uni agli altri. C'è un'evidente relazione
tra questa caduta della scrittura manuale e la diffusione di mezzi
digitali.
Quel che gli studiosi delle neuroscienze stanno osservando è che alla
diffusione dei mezzi digitali corrisponde una diminuzione della
memoria, della capacità di orientamento spaziale e una meno precisa
percezione delle relazioni temporali.
Da un punto di vista educativo la diminuzione della capacità di
scrittura manuale appare spesso associata a una più limitata capacità
di coordinamento percettivo-motorio: è come dire che si osserva una
sorta di rottura del rapporto tra pensiero e azione.
I nativi digitali usano sempre più pc, tablet, Lim, Ipad ed ogni altro
marchingegno elettronico e non sanno usare la penna, con grave danno
alla capacità/esercizio del coordinamento idee/azione.
Positiva risulta l'esperienza condotta dal Prof. Vertecchi per aiutare
un gruppo di bambini ad utilizzare la scrittura in corsivo, migliorando
al contempo l'accuratezza del linguaggio, la struttura della frase e
l'ortografia.
I social networks o i blogs sono potenzialmente motivanti, e, se ben
utilizzati, allargano la comunità classe e favoriscono l'interazione e
la collaborazione.
Lo conferma l'esperienza del "Team blogging"
realizzato dalle scuole aderenti alla Rete Dialogues che aggrega gli
istituti del progetto Face to Faith, promosso dalla "Tony Blair Faith Foundation".
Attraverso il team blogging, gli studenti imparano ad usare le nuove
tecnologie di "scrittura digitale" per elaborare e comunicare le
proprie idee e migliorare le proprie capacità di scrittura,
rivolgendosi a destinatari curiosi di leggere le diverse tematiche in
un contesto di comunicazione globale, che apre la classe a diversi
contesti culturali e geografici sul web.
Lo scambio avviene appunto via internet e quindi aperto a tutte le
distanze, infatti, i ragazzi di quattro scuole in costante relazione
per quattro settimane, a turno svolgono il compito di guida nel "porre
domande" e le altre interagiscono elaborando risposte, pensieri e
riflessioni.
L'apertura della scuola verso le nuove literacies richiede, infatti,
come sostiene il prof. Boscolo, un'accurata programmazione ed un
diligente controllo da parte del docente, che dall'esterno osserva e
guida il dialogo Il modello del team blogging consente di espandere la
scrittura scolastica, verso una "scrittura collaborativa, interattiva e
meditata", capace di rendere il compito della scrittura più partecipato
e coinvolgente. Il blog, inoltre, favorisce lo sviluppo della lettura e
della scrittura ed è quindi uno strumento di elaborazione del pensiero,
sostenuto da una forte motivazione e dal confronto comunicativo con un
pubblico più vasto della classe. Essendo un lavoro di squadra, amplia i
contesti sociali e culturali di riferimento e produce un "pensiero
itinerante", aperto a molteplici flussi di sviluppo.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it