Centomila
insegnanti in meno in quattro anni, 25 mila all’anno. E un calo
altrettanto consistente del personale ausiliario, tecnico,
amministrativo. Anche le poche assunzioni di quest’anno non modificano
la sostanza di questo calo. Meno insegnanti, meno ausiliari, meno –
anche – Dirigenti Scolastici (e quindi più reggenze, un preside per due
istituzioni scolastiche).
La scuola è il futuro della società. Il governo Merkel non ha toccato
le spese per l’istruzione. Il governo inglese si è amaramente pentito
dei tagli fatti in passato. L’Europa non può salvarsi che con
l’istruzione, la cultura, la ricerca. Tanto che – a suo tempo –
l’Unione Europea aveva fissato l’obiettivo dell’ 80% di diplomati nel
2020. La classe di età che avrà 18 anni nel 2020 è la classe 2002,
quella che va in questi giorni in classe prima della scuola secondaria
di primo grado.
Cosa sta facendo la scuola italiana per arrivare a questo risultato?
Meno ore di scuola, aboliti i laboratori, grazie alla sparizione degli
spazi di contemporaneità oraria fra insegnanti, meno inglese, meno
informatica, tagliato il tempo pieno nella scuola primaria (oppure, ma
è lo stesso, concesse le classi, ma non gli insegnanti per farle
funzionare). Meno sostegno per gli alunni disabili.
La scuola come luogo d’incontro delle etnie, delle lingue, delle
esperienze umane, luogo di formazione della nuova società; il diritto
per tutti, sulla base degli art. 3 e 34 della Costituzione.
Ma anche l’interesse dell’economia, di chi sta al governo ed è così
miope da non capire che la formazione è un investimento per tutti.
Lorenzo Picunio
picunio@yahoo.it