La
situazione economica nazionale è nel segno rosso e tutto è determinato
dalla politica dei tagli e delle riduzioni nella spesa pubblica, a
scapito purtroppo dei servizi e dei cittadini. La recente polemica in
coincidenza con la spending review
che condizionerà l’organizzazione funzionale del servizio scolastico ha
fatto travisare il finanziamento di 200 milioni di euro alle scuole
paritarie, previsto dalla Legge 62/2000 concepita come attuazione
dell’Art. 33 della Costituzione. L’annunciato finanziamento
risulta notevolmente ridotto rispetto alle previsioni, in
relazione ai servizi prestati e se verrà confermata l’assegnazione per
il 2013 di 200 milioni di euro la scuola paritaria subirà
l’ennesimo taglio, pari a 60 milioni di euro, rispetto al contributo
storico, pur continuando ad accogliere nelle scuole dell’infanzia circa
660.000 bambini, cioè il 43% di tutto il servizio nazionale
In questa situazione, non poche scuole dell’infanzia, associate
alla FISM, (Federazione Italiana Scuole Materne) si vedranno
costrette a cessare il servizio, con grave disagio nell’ambito delle
600.000 famiglie, alle quali, anche per il delicato momento storico di
crisi economica generale, non si possono chiedere incrementi di rette
A ciò si aggiunge anche il rischio della perdita del posto di lavoro
tra i 44.000 addetti delle scuole della Federazione e alla chiusura di
tante scuole cattoliche anche storiche.
In un momento di crisi generale occorre anche fare i conti con
obiettività
La spesa annua dello Stato per le scuole dell’infanzia nella scuola
statale per un posto alunno è superiore a € 6.500,00, mentre
nella scuola paritaria il contributo economico medio per alunno lo
scorso anno scolastico è stato pari a € 451,25.
Dinnanzi a tale differenza di costi cosa conviene fare? Il contributo
alle scuole paritarie fa certamente risparmiare al momento ben quattro
miliardi di euro.
Risulta poco produttiva la discussione sul “senza oneri per lo Stato” e
la ripresa dei discorsi del Calamandrei circa la difesa della scuola
statale, che indubbiamente occorre sempre difendere e garantire nel
servizio e nella qualità.
La riduzione del personale scolastico costituisce certamente una grave
perdita e segno tangibile di una crisi generale, specie dopo gli
anni dell’abbondanza e del surplus.
Ora riesce difficile rientrare nel contenimento della spesa e nella
garanzia di una significativa qualità dell’istruzione e della
formazione.
Non si consideri l’intervento di sostegno alle scuole paritarie una
“umiliazione” delle scuole statali, , come ha scritto Nadia Urbinati su
“La Repubblica”, occorre, invece, una fattiva cooperazione e positiva
crescita nella prestazione del servizio scolastico e formativo. Di
contro, si legge su Italia oggi: ”103 milioni per i libri gratis
agli alunni delle scuole statali e 260 milioni in meno alle
scuole paritarie” ed i giornalisti sembrano quasi voler
fare i cronisti di una gara tra chi vince e chi perde,
mentre si tratta sempre di ragazzi che vanno a scuola ed hanno il
diritto all’istruzione,che certamente vengono privati o mortificati
nell’esercizio pieno del diritto all’istruzione
Occorrerebbe far maturare tra i cittadini il senso della
corresponsabilità nella gestione della educativa e formativa della
scuola che va ben oltre i formali “organi collegiali” e dovrebbe
investire tutti i cittadini fruitori del servizio scolastico nel
garantire qualità ed efficienza, ricorrendo, ove necessario al
“contributo volontario” delle famiglie, anche delle scuole
statali, garanzia di successo per determinati servizi, quali il
tempo prolungato, la refezione scolastica, e le attività di ampliamento
dell’offerta formativa.
La scuola appartiene a tutti, ed è prospettiva e garanzia di una
società migliore, quindi non ci dovrebbero essere barriere ed ostacoli
a garanzia del suo buon funzionamento.
Quando lo Stato o gli Enti locali non rispondono, occorre intervenire
per sollecitare e reclamare i diritti, ma nello stesso tempo, a
garanzia dei servizi necessari per gli studenti, occorre darsi da fare
per assicurare ai propri figli un banco, una sedie ed un’aula
scolastica pulita ed ordinata. I tempi della scuola non corrispondono
ai tempi delle amministrazioni ed il primo settembre comincia il nuovo
anno scolastico, anche se ancora manca la delibera per gli arredi
scolastici. E allora cosa fare? I ragazzini si siedono per terra perché
rimasti senza banchi?.
Oltre a lamentare la cattiva attenzione verso la scuola, che senza “c”
si legge “suola” e quindi viene calpestata e trascurata, occorre
risolvere i problemi e la cooperazione dell’intera comunità scolastica,
di cui i genitori sono parte attiva, è quanto mai urgente e
indispensabile, risolvendo anche con azioni di supplenza le carenze
delle amministrazioni locali.
Il beneficio di ciò ricade sui ragazzi, i quali non hanno alcuna colpa
della crisi e della cattiva gestione della res publica, ma ne potranno
costruire una nuova, anche grazie ad una formazione integrale e ricca
di un forte senso civico.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it