E' buffo. Non
raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la
mancanza di tutti. Questa frase, che ciascuno potrà interpretare come
meglio crede, è scritta sulla parete di una scuola intitolata al
protagonista del romanzo da cui è tratta: Il giovane Holden di
J.D.Salinger. Un luogo particolare dove le storie viaggiano nell'aria,
si attaccano al soffitto, girano di bocca in bocca, di foglio in
foglio, per poi assumere la forma che più gli si addice, sia essa una
sceneggiatura o un racconto, un fumetto o un testo teatrale...Nata 18
anni fa a Torino da un'idea di Alessandro Baricco, che tutt'ora ricopre
il ruolo di Preside, la Scuola Holden diretta da Lea Iandiorio è stata
frequentata fino a oggi da migliaia di aspiranti narratori provenienti
da ogni parte d'Italia e ha diplomato centinaia di allievi in
“Scrittura e Storytelling”. Membro attivo dell'European Network of
Creative Writing Programmes , una rete europea che promuove
l'interscambio culturale nel settore della scrittura creativa, la
Holden rappresenta un unicum per metodo didattico e obiettivo: "formare
dei narratori. Non degli scrittori. Non dei drammaturghi. Non dei
registi. Ma dei narratori". Ma facciamo un giro nelle stanze di questa
non-scuola, che tanto sarebbe piaciuta al ragazzino protagonista del
libro di Salinger, notoriamente allergico a materie, esami e
professori. Oltrepassando il portone di Corso Dante 118 a Torino, e
salendo le scale della palazzina liberty, ex laboratorio tessile, che
ospita la Scuola fin dalla sua fondazione, ci si trova in un luogo
vissuto, costantemente transitato da persone, personaggi e storie di
ogni genere. La prima cosa che si nota è il soffitto, costellato dai
nomi dei docenti – tra i tanti Niccolò Ammaniti, James Ellroy, Pino
Daniele Werner Herzog, Abbas Kiarostami, Carlo Lucarelli, Amélie
Nothomb, Gabriele Salvatores, Roberto Saviano, Giuseppe Tornatore,
Mario Vargas Llosa, Sandro Veronesi, Abraham Yehoshua- che sono passati
di qui e hanno lasciato un segno. Alcuni hanno tenuto una lezione
“accademica” ma altri hanno preferito raccontare la propria esperienza,
condividere un ricordo, passeggiare con gli alunni sul Lungo Po,
leggere ad alta voce, instillare il dubbio. Il termine “professori” non
è adatto per definirli. Sul grande atrio dalle pareti irregolari si
affacciano le varie aule, con lavagne e cartine geografiche attaccate
alle pareti per intimorire (forse) lo spirito scansa-fatiche del
fantasma del giovane Holden. C'è la sala riunioni interamente occupata
da un enorme tavolo di legno ovale e c'è la biblioteca piena di libri
da leggere assolutamente. Ma il cuore della Scuola Holden, il suo
salotto delle grandi occasioni (che di solito capitano ogni giorno) è
il cosiddetto “spazione” occupato da un pianoforte, due tavoli su cui
c'è sempre qualcuno che scrive e tante sedie. Se chiedete a chiunque
abbia frequentato la Scuola cosa ne pensa delle sedie dello spazione
troverete un'unica risposta - “scomodissime” - accompagnata da una
smorfia di dolore. Pare siano state scelte perché ricordano,
drammaticamente, le classiche sedie che si trovano nelle scuole
italiane: dure, con lo schienale basso e le zampe di ferro, che quando
le sposti fanno un rumore infernale. A quanto pare sono una specie di
citazione. Ma nell'atrio si trovano anche gli armadietti dei 60
studenti iscritti al Corso Biennale in Scrittura e Storytelling. Sono
loro che, dopo aver superato la selezione, trascorrono due anni a
imparare cosa vuol dire, oggi, narrare storie. E lo fanno scrivendo
racconti, romanzi e soggetti per il cinema, cimentandosi con tutte le
tecniche che li aiuteranno a trovare la strada della loro professione
futura. Avere le chiave di uno di quegli armadietti corrisponde a una
grande opportunità. Per chi volesse candidarsi al corso, l’esame di
ammissione di quest'anno si tiene il 26 giugno, in sede, a Torino. Ma
la Scuola organizza anche una serie di corsi di carattere amatoriale o
professionale, aperti a tutti. Ad esempio a novembre inaugura la terza
edizione di Fondamenta Experience, percorso annuale che si svolge nei
week-end dedicato agli over 32, preceduto dalle Masterclass di
Fondamenta, incontri dedicati ai modi per investire sulle competenze
culturali, utile soprattutto in questa fase di rinnovamento dei mezzi
di comunicazione. A maggio ci sarà anche una full immersion conJohn
Freeman, editor di Granta, che racconterà cosa significa dirigere una
rivista letteraria, a giugno sarà il turno di Bill Clegg che parlerà
del ruolo delle agenzie letterarie a livello internazionale. Per chi
non abita nei pressi di Torino, la Scuola si fa itinerante con
iniziative sparse per tutta Italia. Ed è anche online, grazie al
supporto di tutor specializzati. In tempi in cui l'arte della
narrazione si fa sempre più centrale e diffusa, dalla politica ai
social media, la Scuola Holden ha già dalla sua un'esperienza quasi
ventennale nel campo della formazione. Ma non intende fermarsi. Quello
che accadrà in futuro è un'altra storia.
Laura Ghisellini,
foto di Federico Botta
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