Chi sostiene
economicamente la scuola pubblica? Lo Stato che paga gli stipendi
del Personale, la Regione che assegna un contributo e gli Enti locali
che hanno il compito di sostenere le spese per la
manutenzione ordinaria e straordinaria dei locali scolastici e di
provvedere ai servizi di funzionamento e di qualità dei servizi.
Quando si riducono i finanziamenti della Regione e vengono meno i
sostegni degli Enti locali chi provvede alle emergenze della
scuola? Ed ecco la richiesta da parte di Dirigenti scolastici del
“contributo volontario” delle famiglie per sopperire alle necessità e
alle urgenze della scuola.
Che le scuole abbiano un fondo cassa
per le emergenze e gli imprevisti a beneficio e sicurezza
degli alunni ben venga, dice un genitore, ma io desidero sapere come
vengono spesi i soldi ai quali ciascuno ha contribuito.
La richiesta è legittima e la risposta della scuola è chiara nel dare
comunicazione trasparente circa l’utilizzo delle somme attinte
dal fondo del conto corrente della scuola , dato che il versamento del
contributo volontario viene versato sul conto della scuola.
Si è sperimentato che, aumentando la richiesta del contributo
volontario all’inizio dell’anno , è stato possibile effettuare
degli acquisti di carta, di materiale di pulizia in grande quantità
così da poter beneficiare di un effettivo risparmio , sempre a
vantaggio della comunità scolastica.
La mancanza del fondo cassa costringe la scuola a chiedere di volta in
volta il contributo alle famiglie per lo svolgimento di
particolari attività didattiche e sommando le diverse richieste a
Natale, carnevale e Pasqua il totale è superiore al contributo
previsto come richiesta ad inizio d’anno.
I Genitori siano comprensivi nel rivolgere una particolare attenzione
alla scuola che pensa e provvede al bene dei figli , che fa di
tutto perché possano star bene a scuola, garantendo servizi e
aopportunità formative ordinarie e straordinarie.
Sì è vero, la Scuola è “pubblica” ma il pubblico è
fondato sul privato, sulla responsabilità di ciascuno che da cittadino
partecipe si rende conto che è necessario contribuire per il bene
comune ed in particolare del bene dei bambini e dei ragazzi.
Non basta denunciare e lamentarsi per il mancato sostegno da parte
dell’Ente Locale dei servizi necessari, il danno ed il malessere ricade
sui ragazzi e quindi è opportuno rimboccarsi le maniche e agire
nel concreto. Il piccolo contributo di tutti diventa sostegno per molti
e quindi consente di aiutare anche le famiglie che si trovano in
particolari disagi economici. Questa sensibilità pedagogica ed
attenzione verso tutti, specie verso i più bisognosi la scuola
l’ha sempre avuta ed i genitori si rendono così partecipi e
protagonisti di una concreta solidarietà sociale, cooperando
anche con ammirevole generosità.
Alcuni lodevoli gesti di generosità compiuti da genitori i quali hanno
regalato alla scuola arredi, armadi, banchi e sedie,
climatizzatori, computer e televisori sono sembrati finora delle
eccezionali rarità, ma credo che nel tempo la partecipazione dei
genitori si farà più attiva e ben visibile, evitando il
rischio di creare ancora una volta differenziazioni nei servizi agli
alunni e di conseguenza lo spread tra le scuole che già di fatto
è evidente
L’essere “comunità scolastica” e sentirsi vicini , uniti e non solo
“accanto” nella convergenza educativa e nella ricerca del bene
degli alunni unisce la scuola e la famiglia nel camminare
insieme e nel portare a compimento un progetto educativo comune e
condiviso.
Giuseppe
Adernò
g.aderno@alice.it