Ogni bambino
sordo è un mondo a sé, per questo l’integrazione inizia unendo
competenze e professionalità, facendo convergere gli sforzi di chi,
come assistente o formatore, ne segue la crescita. Con questo spirito è
stato sottoscritto nel 2010 un protocollo d’intesa tra la Provincia
Regionale di Brescia, l’Ufficio Scolastico Territoriale, la scuola
Audiofonetica, l’Ente Nazionale Sordi e la Fondazione Pio Istituto
Pavoni, che hanno costituito un gruppo di lavoro, concentrato sul
profilo e sulla formazione degli operatori educativi. Il risultato
della convenzione interistituzionale è un progetto formativo dal
titolo, “Incontri a più voci” per avviare una riflessione sugli
interventi educativi che il territorio è in grado di fornire alle
persone sorde e alle loro famiglie. Sono previste sei lezioni che si
terranno, dal 21 gennaio al 26 maggio, nella sede dell’ENS di Brescia.
«Si tratta del primo passo operativo per valorizzare l’attività degli
operatori che seguono i ragazzi sordi, non solo a scuola ma anche in
famiglia», spiega Aristide Peli, l’assessore alle Attività Sociali
della Provincia bresciana.
La prospettiva da imboccare, secondo la dirigente dell’USP di Brescia,
Rosa Raimondi, «non può essere solo di tipo riabilitativo, ma deve
essere quella di un “progetto di vita” da condividere con i diversi
attori coinvolti, per sviluppare al meglio le potenzialità della
persona». Sul territorio bresciano ci sono 131 bambini e ragazzi sordi,
di questi 50 frequentano la scuola Audiofonetica di Mompiano, mentre 63
vengono seguiti, dall’asilo all’università, dall’istituto Pavoni.
«Oggi ci sono pochi riferimenti normativi per le persone che operano
nell’ambito della sordità: nel mondo della scuola le competenze si
disperdono nell’universo più generale dell’handicap ed è ancora peggio
fuori dall’ambito scolastico, dove chi opera lo fa per vocazione
individuale», sottolinea, Lucio Vinetti, direttore della scuola
Audiofonetica, che evidenzia anche la necessità di un salto di qualità
per “far capire a tutti cosa significa essere portatori di disabilità
sensoriale”. Al corso formativo che inizia in questi giorni si cono
iscritte una quarantina di persone fra cui educatori domiciliari,
assistenti ad personam, assistenti di comunicazione, logopediste,
insegnanti e coordinatori di cooperative. «Spesso le figure
professionali coinvolte nel settore della sordità – dice Mario
Rinaldini, presidente dell’Istituto Pavoni – soffrono di poca relazione
con la scuola e si sentono figlie di un dio minore».
Per questo l’obiettivo del progetto è creare un curricolo formativo per
chi vuole occuparsi di ragazzi sordi nei ruoli di supporto e di
sostegno, peraltro non ancora definiti dalla normativa vigente. Un’idea
interessante e utile che può essere riproposta in tutto il territorio
nazionale.
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it