Alcune schiarite.
Forse per la scuola è davvero “fernuta ‘a nuttata” gelminiana, si
intravedono schiarite. La prima è che il ministro Profumo, dopo
una settimana di surplace, ha fermato il “progetto” della riduzione di
un anno del percorso di studi, la c.d. maturità a 17 anni. E non era
un’indiscrezione dubbia ma un progetto con tanto di d.d.l. già pronto!
Ma lo stop vale “per il momento”, perciò non c’è da stare tranquilli e
bisogna vigilare almeno per due motivi: primo, l’esistenza - non
smentita - del d.d.l. e, secondo, le modalità poco chiare con cui se ne
è venuti a conoscenza. Su questo stop ministeriale hanno avuto
importanza le posizioni contrarie esternate soprattutto tramite
internet. Se è così, è un fatto nuovo e positivo: il ministro ascolta.
L’altra schiarita non viene dal Miur ma dall’Istat e riguarda i numeri,
la parte di Pil che l’Italia destina all’Istruzione. Con il rapporto
“NOI ITALIA”, diffuso il 19.1.2012, l’Istat ha confermato il
consistente gap del Pil nazionale rispetto alla media del Pil
dell’Ue27: 4,8% e 5,6% rispettivamente nel 2009. La situazione era nota
e assodata da anni ma può risultare utile, in particolare, per qualche
commentatore di politiche scolastiche che argomenta e discetta partendo
da dati non corretti: «…Per la scuola fino alla secondaria superiore
l’Italia non spende poco (siamo al di sopra della media OCSE), ma
spende male, soprattutto usando la scuola come un ammortizzatore
sociale…» (1) e anche «… la spesa statale fino alla secondaria
superiore si attesta al di sopra della media Ocse, ed è dunque evidente
che occorre soprattutto “spendere meglio in funzione della qualità…»
(2). Grazie all’Istat, non è possibile, o è più difficile, “torturare i
numeri per far dire loro quello che si vuole”.
La questione del Pil è molto preoccupante non solo per la sua ridotta
consistenza attuale ma, e molto di più, per la sua ulteriore e
programmata riduzione nei prossimi anni. Infatti il DEF (documento
economico finanziario) 2011-14, del precedente governo Berlusconi,
contiene la previsione di ridurre la spesa al 3,7% del Pil nel 2015 e
al 3,2% nel 2030 (3). Mariangela Bastico, nel maggio scorso, ha parlato
di “scelte agghiaccianti del DEF 2011-14” (4)! Il punto nodale è
questo. Il ministro Profumo e il presidente Monti dovranno
pronunciarsi e decidere se mantenere o meno questo vincolo che
costituisce un vero e proprio cappio per la nostra scuola.
In corpore vili. Nella scuola, quando si parla di riforme o di aspetti
positivi, anche solo annunciati o sulla carta, l’iniziativa e il merito
sono sempre dei ministri e dei politici di turno. Quando invece le cose
non vanno bene – e nella scuola succede – vengono costantemente
chiamati in causa i docenti: loro sono i responsabili sia di tutto ciò
che non va, sia delle omesse soluzioni! Quasi che i prof potessero e
dovessero provvedere di loro iniziativa, pur in assenza di scelte e
decisioni superiori (ministri e anche presidi) e delle risorse
economiche.
Inoltre, con questa arbitraria cornice e con questo sfondo fasullo, si
cerca di pungolare, stimolare, magari anche frustare (metaforicamente)
i prof a essere più bravi, a rendere di più, migliorare – solo loro –
la qualità degli apprendimenti di studenti magari svogliati,
neghittosi, con carenze precedenti, a volte o spesso affollati in
classi pollaio. Allora bisogna, è urgente valutare i prof, individuarli
e catalogarli come “insegnanti bravi, quelli medi e quelli scarsi”(2)…
Tutto ciò a tappeto, rapidamente e con metodi c.d. “oggettivi”… Così
migliorerebbe sicuramente, subito e gratis la scuola… Diamine! Da
notare che tutti o quasi i docenti sono già abilitati e che nessuno si
sogna di valutare, ad esempio, i medici di base e di classificarli in
bravi, medi e scarsi! Idem per altre categorie e, restando in ambito
scolastico, per i presidi, i dsga, gli ata.
Già in passato ho notato (5) (6) questa tendenza (o fregola) che si
ripropone ciclicamente e distrae ad arte l’attenzione sia dalle
incombenze e responsabilità proprie del Miur sia dai problemi più
fondamentali, basici e incancreniti quali “servizi di prima
necessità come sapone, carta igienica, lavandini e gabinetti integri,
impianti di riscaldamento adeguati” (7). Al riguardo, un articolo
(già citato) titola addirittura “Ecco quanto ci costa avere
docenti scarsi” (2). Alcuni articoli invece affrontano anche l’altro
lato della medaglia (8) (9) (10).
I 276 Militi Ignoti dell’istruzione. Testardemente l’ex ministro
Gelmini impose e portò comunque a compimento la sua sperimentazione sul
merito: il c.d. progetto “Valorizza”. Un progetto-bonsai,
un’iniziativa del tutto marginale, simbolica, non seria, non
appetibile e non condivisa dagli interessati potenziali. Ciò non
ostante, a giugno scorso furono individuati e premiati 276 insegnanti
meritevoli, qualcuno venne convocato a Roma, uscì una notiziola sulla
stampa. Però nessuna foto con il ministro Gelmini, nessun elenco dei
premiati, nessun dato per poter conoscere le caratteristiche di questi
prof meritevoli. Poi nessuna altra notizia. Motivi di privacy o
cos’altro? Qualche mese fa, su un forum ma coperto dall’anonimato,
qualcuno dei 276 meritevoli lamentava ancora la mancata corresponsione
del premio promesso! Ora sarebbe opportuno che, in nome della promessa
trasparenza, il ministro Profumo fornisse finalmente informazioni (11)
÷ (15).
Le retribuzioni dei prof. La crisi e le misure del nuovo governo
c.d. tecnico hanno lasciato in ombra la assurda situazione retributiva
dei docenti. E’ infatti sacrosanto affermare “È un insulto che
l’insegnante al massimo della carriera guadagni meno di un usciere
pubblico, avendo fatto il percorso di studi che sappiamo” (1). Ma
questa è una situazione generale e relativa a tutti i docenti che non
può certo essere sanata, e nemmeno alleviata, con progettini tipo il
citato “Valorizza”, cioè gratificando, con una elemosina una tantum del
5% della retribuzione, appena lo 0,3% (3 per 1000!)della categoria.
Occorrono scelte strategiche decise, consistenti, pluriennali e
propedeutiche a tutte le iniziative serie di miglioramento della scuola.
Ricordiamo che nel 2007 Pietro Citati propose il raddoppio delle
retribuzioni dei docenti: “Non è più possibile continuare a
pagare i professori delle medie e dei licei, che devono tornare ad
essere un'élite, con gli stipendi di oggi. Gli stipendi vanno almeno
raddoppiati, e via via aumentati nel corso del tempo. Gli economisti mi
risponderanno che i soldi non ci sono: questa proposta porterebbe a una
spaventosa catastrofe, a una disastrosa inflazione. Ma so ugualmente
bene che, in Italia, quando bisogna sprecarli, i soldi ci sono sempre.
Se risparmiassimo sulla rasatura delle guance dei senatori, i profumi e
i dopobarba dei deputati, le tinture dei capelli ahimè biancastri delle
senatrici, le bare degli assessori veneti, i cuochi e i camerieri del
Parlamento, i gelati dell'onorevole Buttiglione, gli stipendi delle
stenografe siciliane, i premi letterari (in gran parte finanziati dalle
Regioni), la politica estera del presidente Formigoni, potremmo
accumulare una ricchezza immensa.” (16)
La stessa Gelmini, nella audizione alla Camera del 10 giugno 2008,
ipotizzò aumenti retributivi del 50%: “Non possiamo ignorare che lo
stipendio medio di un professore di scuola secondaria superiore, dopo
15 anni di insegnamento, è pari a 27.500 euro lordi annui, tredicesima
inclusa. In Germania ne guadagnerebbe 20.000 in più, in Finlandia 16
.000 in più. La media OCSE è superiore a 40.000 euro l'anno. Questa
legislatura deve vedere uno sforzo unanime nel far sì che gli stipendi
degli insegnanti siano adeguati alla media OCSE” (17).
Bastona il cane che affoga. C’è anche chi vede le cose e interpreta le
situazioni in modo del tutto opposto e per lui logico. Tal “Callisto”
(è un nick name), oltre a rinfacciare ai docenti i soliti 3 mesi di
vacanza, ha fatto i conti con i dati Istat e sostiene convinto la
proposta di ridurre il numero dei docenti di 366.033 unità, portandolo
dagli attuali 704.744 a 338.711 quante sono le classi. Cioè un docente
per ogni classe e per ogni ora di lezione, con l’orario settimanale
portato da 18 a 36 o a 40 ore, niente giorno libero e magari 2 dei 3
mesi estivi a raccogliere pomodori (18)! C’è anche chi intravede
consistenti risparmi riducendo le retribuzioni dei docenti (19).
Chissà, forse è rimasto favorevolmente impressionato dalle condizioni
lavorative e retributive dell’equipaggio della Costa Crociere: 500 USD
mensili a fronte di 84 ore settimanali di lavoro (20)! Insomma i
docenti ridotti a ciurma insonne e galeotta delle scuole!
Vincenzo Pascuzzi
redazione@aetnanet.org