Valorizzare
le lauree che danno lavoro. Cambiare le modalità di ingresso nel lavoro
basate sulle cosiddette raccomandazioni. Sono questi gli obiettivi
indicati dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini con il piano
per l’occupazione giovanile orientato ad affrontare il preoccupante
fenomeno della disoccupazione anche intellettuale di lunga
durata.
Puntare sulle lauree forti. “Valorizzare i percorsi di laurea
‘forti’ che generano occupazione” è questa la risposta ministeriale di
fronte agli inquietanti dati dell’Istat. In Italia un ragazzo su
quattro è senza lavoro ed il tasso di disoccupazione giovanile salito
al 26,8%, rispetto al 25,7% registrato nello stesso periodo del 2009.
La situazione peggiore è nel sud dove nel 2009 il tasso di occupazione
dei laureati con età compresa tra i 25 e i 34 anni è stato del 54%,
contro un 75% riscontrato nelle regioni del Centro e settentrionali.
Nel meridione i sacrifici per la laurea sono ricompensati in ritardo.
Per queste ragioni, il Piano occupazionale mira alla semplificazione e
riduzione dei corsi di laurea triennali e ad un ripensamento dei
dottorati di ricerca fino ad ora non considerati come un valore
aggiunto da parte delle aziende italiane.
“Basta con le raccomandazioni per trovare lavoro”. Tra le priorità del
piano anche quella di facilitare la transizione dalla scuola al lavoro
attualmente considerata eccessivamente lunga. Ma soprattutto, dal
Ministero viene sottolineata la modalità sbagliata di ingresso nel
mondo del lavoro che in Italia avviene ancora prevalentemente tramite
amicizie e reti di conoscenze che purtroppo troppo spesso superano i
limiti della legalità ma soprattutto della meritocrazia. “Per questo –
spiega il ministro Gelmini – abbiamo previsto l’obbligo per scuole e
atenei di pubblicare online i curricula dei neo-diplomati e
neo-laureati e di conferire gli stessi al portale ClicLavoro”, dove
inoltre sarà possibile trovare anche le offerte e le domande di lavoro
gestite dai centri per l’impiego pubblici e dalle agenzie private che
verranno valorizzate maggiormente nel futuro al fine di facilitare ed
accorciare i tempi di ricerca di un’occupazione.
Ma sarà sufficiente a sradicare un vero e proprio sistema culturale,
quello delle raccomandazioni, che esclude automaticamente buona parte
dei giovani dai posti più prestigiosi, al di là delle competenze e
delle qualità? (da http://www.dirittodicritica.com)
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