Finalmente il
meritato riposo: il mare, la montagna, oppure un viaggio all’estero. E
invece l’estate prossima, dopo la Maturità, chi avrà ancora energia
potrà sottoporsi ad un altro esame. Un test nazionale che metterà in
palio borse di studio da 10 mila euro. Ricchi o poveri non fa
differenza: la borsa sarà assegnata a prescindere dal livello del
reddito e andrà agli studenti con il punteggio più alto. A patto che
lascino mamma e papà e vadano in un’università lontana da casa.
L’esame sarà volontario ma potrà partecipare solo chi, alla Maturità,
avrà preso almeno 80 su 100. Sarà necessario pagare 5 euro in modo da
coprire le spese di organizzazione. Il test si farà nella seconda metà
di luglio, subito dopo la pubblicazione dei quadri degli esami di
Stato. E si dovrebbe tenere nelle università: una per regione, due in
quelle più grandi. «Anche in Italia — dice il ministro dell’Istruzione
Mariastella Gelmini — parte un sistema di valutazione organico per
premiare i migliori anche se in difficoltà economiche». La differenza è
proprio questa: finora le borse di studio, gestite dalle Regioni con
fondi sempre più avari, erano assegnate agli studenti che venivano da
famiglie povere, o almeno con le dichiarazioni dei redditi più basse.
Queste borse, invece, terranno conto solo dei risultati degli studenti.
È il meccanismo messo in moto dalla Fondazione per il merito con la
collaborazione dei ministeri dell’Istruzione e dell’Economia. «Un
progetto che unisce impresa, formazione e ricerca» dice Gelmini. Un
passo previsto dalla riforma dell’università e che ha tra i suoi primi
sostenitori Roger Abravanel, autore del saggio Meritocrazia. «Sono
lieto — dice lo stesso Abravanel — che si vada nella direzione di
premiare l’eccellenza con un sistema che misura in modo obiettivo il
merito degli studenti».
Come saranno scelti gli studenti più bravi? Il test di fine luglio non
valuterà la preparazione strettamente scolastica ma le competenze di
base, dalla comprensione del testo alla logica. Non si sa ancora quante
saranno le borse assegnate. Per il momento i fondi a disposizione
ammontano a 30 milioni di euro: 10 stanziati dal ministero
dell’Istruzione, 20 dai fondi Pon dell’Unione europea. Ma buona parte
delle risorse dovrebbe arrivare dai privati e già prima della pausa
estiva c’è stato un incontro con Confindustria e le principali aziende
italiane.
L’idea è quella di assegnare una borsa di studio a fondo perduto per il
primo anno di università. Lo studente dovrà lasciare la città di
residenza ma bisognerà aspettare il bando per capire quale sarà il
requisito richiesto, se basterà cambiare regione o se sarà necessario
scegliere determinate università. Per mantenere la borsa negli anni
successivi bisognerà essere in pari con gli esami ed avere la media del
27. Dal secondo anno, però, il contributo non sarà più a fondo perduto
ma si trasformerà in prestito d’onore: lo studente lo dovrà sì
restituire ma solo quando avrà trovato il suo primo lavoro. Sarà
possibile anche non ridare indietro nemmeno un euro: ma a patto di
essersi laureati con 110 e lode. Le prove saranno preparate
dall’Invalsi che per l’anno prossimo prepara altre due novità:
sperimenterà i suoi test direttamente alla Maturità, in una scuola per
provincia su base volontaria, e rivedrà a campione anche i temi
d’italiano sempre dell’esame di Stato. (da
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