Lo so, siete tutti
in vacanza o quasi, e della matematica non ve ne frega un bel nulla,
sia essa pura o applicata o anche fosse a pallini. Avete svoltato anche
gli esami di fine anno, di terza media o di maturità e manca poco alla
fine di quelli universitari (magari è successo tanti anni fa o anche
quest'anno, ma stando dall'altra parte, nelle vesti di professori). Vi
state sicuramente chiedendo, leggendo queste righe (e se non le state
leggendo ovviamente il problema non si pone, ma controllate bene di non
stare leggendole per sbaglio), ma perché mai dovreste sudare a
risolvere l'ennesima equazione, o a porvi un altro problema di logica,
per quanto divertente possa essere. o anche soltanto a ragionare
(perché, fateci caso, ragionare FA sudare).
E poi arriva Michel Gove, il Ministro all'Educazione britannico,
un collaboratore stretto di Cameron, e in un discorso alla Royal
Society dice che è la matematica che fa la storia. Non il denaro, o il
sesso, o la Provvidenza (con la P maiuscola), e non è nemmeno "la gente
che fa la storia", ma proprio lei, la tanto vituperata matematica. Dice
Gove "the truth, as I suspect everyone in this room knows, is that
history is driven, above all, by mathematics and the power it gives us
to understand, predict and control the world" (la verità, come credo
sappiano tutti in quest'aula, è che la storia è guidata, soprattutto,
dalla matematica e dal potere che ci dà di capire, predire e
controllare il mondo). Non so se il Ministro britannico abbia ragione
(per saperlo dovreste leggervi il suo testo, che è mooolto più lungo di
questo ed è in inglese, e io eviterò accuratamente di togliervi il
piacere di farlo senza indebite anticipazioni ). Va bene, se siete un
ingegnere, o un fisico, o un banchiere, o anche un musicista, forse ve
ne sarete già accorti. Se siete un biologo o un medico, se non ve ne
siete già accorti, ve ne accorgerete molto presto. Ma se state leggendo
queste righe (sperando siate una frazione consistente di quelli che si
stavano chiedendo qualcosa circa il sudare qualche riga prima) e non
rientrate in nessuna delle categorie precedenti, vorrei dirvi una cosa.
La matematica sta veramente, e in modo quasi insopportabile,
dappertutto. Non è "il tutto", e nemmeno puo' fare "tutto". Ma in ogni
cosa esiste e vale la pena di considerare il punto di vista che ci può
dare. Che è quando vi sedete a pensare a qualche cosa e per farlo
rendete più astratto il problema e lo vedete meglio. Quando mettete in
connessione due cose apparentemente lontane. Quando sentite di aver
trovato una cosa che chiunque vi stesse ad ascoltare (ma spesso non lo
troverete questo qualcuno) sarebbe d'accordo con voi. Quando trovate
una forma o un ritmo, o sentite che c'è un disegno che unisce alcuni
fatti. Quando fate considerazioni quantitative o quando semplicemente
classificate. Quando date i nomi alle cose e cercate di capire cosa
distingua veramente cose dai nomi diversi. Tutte queste cose non sono
la Matematica, ma sono la base psicologica che la rende possibile. Dal
momento in cui una persona ha cominciato a seguire e classificare i
movimenti celesti, per poter navigare, cacciare, seminare, o anche solo
per ritrovare una regola in una cosa misteriosa e un po' paurosa come
il cielo notturno (che fateci caso, nonostante 10.000 anni di
osservazioni, continua ad essere misterioso e un po' pauroso) e
sentirsi così rassicurato, la matematica è entrata nelle nostre vite.
Pensateci la prossima volta che andate a passeggio di notte.
(da l'Unità.it di Roberto Natalini)
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