E'
bastato un incidente di percorso per scatenare di nuovo l'opposizione
alle prove Invalsi. Il sistema è certamente migliorabile, ma se ne può
davvero fare a meno ? Andrea Ichino: "Chi protesta dovrebbe almeno
formulare una proposta alternativa".
Gli errori verificatisi con la somministrazione dei test Invalsi agli
studenti di terza media sono stati proprio la classica goccia che è
fatto traboccare il vaso: adesso, a puntare il dito contro l’Istituto
nazionale per la valutazione, non sono soltanto i movimenti e i
sindacati di base, ma anche la Flc e il PD.
Francesca Puglisi, responsabile scuola del Partito democratico, parla
senza mezzi termini di caos e di débacle dell’intero
sistema. La Flc per parte sua coglie l’occasione per
chiedere che la prova nazionale InValSi non sia più parte integrante
dell'esame finale della scuola secondaria di primo grado.
La Uil Scuola sostiene invece che è l’intero meccanismo che va rivisto:
indipendentemente dalla necessità di rivedere i risultati degli
studenti a causa degli errori contenuti nelle griglie di correzione, i
docenti hanno dovuto stare a scuola anche 12-13 ore consecutive.
Lo stesso sindacato parla dell’esigenza di promuovere incontri
“triangolari” fra Miur, sindacati e Invalsi, di dare voce agli
insegnanti e individuare procedure snelle.
Francesco Scrima, segretario nazionale CislScuola, cerca invece di fare
qualche distinguo e afferma: “Ci sembra fuori misura la reazione di chi
assume un pur deprecabile incidente tecnico come pretesto per decretare
l’inutilità e la dannosità della prova nazionale, mentre appaiono del
tutto scontate le consuete sparate oppositive in cui ruoli, identità e
responsabilità di Invalsi e Miur si confondono, all’insegna di un
indistinto ‘tutto fa brodo’”.
L’episodio dimostra ancora una volta quanto sia difficile nel nostro
Paese affrontare con serenità i problemi della valutazione degli
alunni, dei docenti e delle scuole.
Non c’è dubbio che il meccanismo delle prove Invalsi possa essere
migliorato, coinvolgendo di più le scuole, promuovendo attività di
formazione rivolte ai docenti e di informazione rivolte a tutti
(docenti, studenti e famiglie) e magari modificando le modalità di
somministrazione delle prove stesse.
Anche la ferma opposizione contro le prove Invalsi di movimenti e
sindacati di base potrebbe forse essere contenuta se si attribuisse
alle prove stesse il giusto peso.
I test Invalsi sono certamente importanti, ma non possono essere
considerati “lo” strumento di valutazione per eccellenza.
Proprio oggi il professore Andrea Ichino, uno degli ideatori
dell’attuale sistema di rilevazione degli apprendimenti utilizzato
dall’Invalsi, in un articolo pubblicato sul Sole 24 ore ricorda: “I
test Invalsi danno una misura imperfetta degli apprendimenti, ma
confrontabile nel tempo e nello spazio. Nessuno pretende che questa
misura sia la soluzione di tutti i problemi. Ma farne a meno sarebbe
miope tanto quanto fare a meno del termometro durante una malattia”.
E, riferendosi alle polemiche di questi giorni, aggiunge: “Puntualmente
si sono sollevate le obiezioni di tutti coloro che sono pronti a
criticare, ma mai fanno lo sforzo di offrire soluzioni al problema:
come confrontare tra loro studenti di scuole diverse se vengono
valutati con prove non comparabili e da valutatori che non usano lo
stesso "metro" per giudicare. Se i critici conoscono un metodo migliore
e non più costoso ce la facciano sapere”. (di Reginaldo
Palermo da LaTecnicaDellaScuola)
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