Illustrissimo
Presidente,
questa non vuole essere una lettera per suscitare compassione, né
tantomeno pietà. Vuole invece essere un richiamo alla verità. Una
verità che molto spesso viene messa in discussione da ragionamenti
semplicistici, interessi personali e logiche avulse da qualsivoglia
principio morale.
Si parla tanto di scuola oggi. Purtroppo è un parlare che si discosta
dalla natura vera e profonda di questa istituzione che è alla base
della nostra società. Scuola come miscela naturale di passato, presente
e futuro, come connubio tra educazione ed istruzione, come fondamenta
del mondo civile, come impalcatura mentale, culturale e valoriale.
E’ questa la sua natura. Ed è da questa che tutti ci stiamo
allontanando. Tutti senza esclusione alcuna.
Ma come naturalmente succede negli eventi umani, ogni fatto è provocato
inevitabilmente da un altro, ed è dovere di chi si trova a vivere,
andare a ritroso per reperire le cause prime di ogni male, analizzando
criticamente le conseguenze reali o quelle possibili.
Fatto. Il DM 44/2011 riapre le Graduatorie ad Esaurimento ai
trasferimenti. Esse erano state trasformate da Permanenti ad
Esaurimento (Ministro Fioroni, legge finanziaria 296/2006), con
l’intento di bloccare il loro continuo stravolgimento a cadenza
biennale, promettendo stabilità a TUTTI precari della scuola.
Cause. Sono tante le cause che probabilmente hanno portato la Ministra
Gelmini alla decisione di riaprire le Graduatorie ai trasferimenti.
Prima fra tutte una grande ed interminabile stagione di ricorsi,
intentati da quei docenti che, pur avendo accettato i dettami della
296, hanno proclamato il loro diritto al trasferimento, mossi
unicamente da bisogni personali e non curanti di tutti gli altri
colleghi che, ad oggi, continuano a perseguire una scelta sancita da
una legge dello Stato. Una legge che ancora c’è.
Conseguenze. Lo scenario che si apre di fronte a questa situazione è a
dir poco caotico. Ma ancor prima delle implicazioni deleterie sulla
vita dei docenti che saranno travolti dai colleghi “trasferisti”, c’è
la storpiatura dell’essenza vera e profonda di legge e di diritto.
All’interno della classe docente sono stati, infatti, tutelati solo i
diritti di alcuni, mentre sono stati lesi quelli della stragrande
maggioranza degli insegnanti italiani. E cosa ancor più grave, una
legge dello Stato italiano è stata gettata in balia dei facili ricorsi
e delle interpretazioni contingenti. Allo stesso modo sono stati lesi i
diritti di tutti quegli studenti che vedranno nuovamente cambiare i
propri insegnanti, che si troveranno privati della continuità didattica
ed educativa, la quale rappresenta uno degli elementi fondamentali per
la crescita intellettuale, culturale, etica e morale.
Presidente, oggi ci rivolgiamo a lei come garante della legge e del
diritto. Legge e diritto che non devono essere declinati alle esigenze
di pochi, ma che devono necessariamente trovare la loro giusta
applicazione in funzione della realtà a cui vengono applicati.
L’articolo 3 della Costituzione afferma che:
“[... ]È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione
politica, economica e sociale del Paese.”
Allo stesso modo l’articolo 4 asserisce che:
”La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e
promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni
cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la
propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso
materiale o spirituale della società.”
Questi due principi fondamentali sono oggi, più che ieri, stati
violati. Ed è una violazione ancor più grave se rapportata al caso
specifico di tantissimi insegnanti che hanno rispettato una legge di
cui ora, i più, sembrano essersi dimenticati.
Gli insegnanti che non hanno optato per il trasferimento verranno di
fatto privati della loro libertà personale, essendo costretti a
dipendere dalle scelte individuali di altri. Il diritto al lavoro di
tutti sarà dunque piegato alle esigenze di pochi. Allo stesso
modo come si può oggi parlare di dovere nel concorrere al progresso
materiale e spirituale della società, quando la passione, la dedizione
e l’amore verso una professione non vengono minimamente presi in
considerazione e gettati nelle fauci della casualità?
La verità Presidente è questa. Semplice e chiara. Ma è altrettanto vero
che ad ogni azione erronea, sia essa politica, legislativa o
individuale, si può porre rimedio.
Oggi le chiediamo di cambiare il corso degli eventi. Nel DL Sviluppo n°
70, verrà proposto un emendamento che attribuirà un bonus per chi ha
preso la decisione di non cambiare provincia, continuando a lavorare e
a vivere nel luogo scelto nel 2007. Una scelta che, come lei
comprenderà, ha innescato una molteplicità di dinamiche esistenziali.
La preghiamo di sostenere questa causa. La preghiamo di non prestare
attenzione a quei discorsi semplicistici che vogliono far passare il
bonus come volontà di discriminazione fra Nord e Sud del Paese.
Infatti, esso sarà valido per tutti i docenti italiani, siano essi
settentrionali o meridionali. Tale bonus deve essere visto come tutela
di diritti acquisiti, del diritto al lavoro, della dignità umana e
professionale di ciascuno e, non da ultimo, come difesa a più livelli
della continuità didattica ed educativa, ovvero della qualità della
scuola.
Una scuola che noi amiamo. Una scuola che oggi viene messa in secondo
piano rispetto a problematiche politiche, economiche e sociali, per la
cui risoluzione basterebbe solo un po’ di buon senso.
E’ la nostra scuola Presidente. Quella in cui oggi più che mai vogliamo
lavorare, riversando in essa tutta la nostra passione e la nostra
dedizione.
In fede.
Movimento Docenti No Pettine
chiaramilone@alice.it