Siamo coloro,
uomini e donne, che negli ultimi 20 anni hanno permesso alla
scuola pubblica statale del nostro paese di andare avanti, con mille
sofferenze, ma di andare avanti. Col nostro lavoro si sono potute
aprire le scuole ed i laboratori, le segreterie hanno potuto
funzionare, i nostri/vostri figli hanno potuto trovare un/a
docente in classe. Siamo i precari della scuola, da 5,10,15,20
anni sfruttati fino all’osso, non da un padrone cattivo che pensa
solo ai propri profitti, ma da uno Stato “democratico” che nella
sua Carta Costituzionale all’art.1 cita “L’Italia è una
Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
Bene, questo Stato avaro, governato negli ultimi 20 anni da destra,
centro e
sinistra, ha sperimentato sulla nostra pelle ogni forma di flessibilità
lavorativa, territoriale e salariale.
Abbiamo subìto tutto questo con la speranza di raggiungere prima o poi
l’Eden
del contratto a tempo indeterminato, ma oggi, dopo i 40mila tagli del
governo
Prodi ed i primi 90mila del governo Berlusconi, decine di migliaia di
precari
sono stati cacciati definitivamente dalla scuola.
Tutto questo è letteralmente scomparso dal dibattito politico e
sindacale, è
come se tutto l’arco istituzionale avesse digerito ed espulso il taglio
di
risorse alla scuola pubblica con tutti i danni collaterali annessi.
Il centrodestra gongola perché la distruzione e privatizzazione della
scuola è
a buon punto, il centrosinistra protesta ma fino a un certo punto, “non
si sa
mai, se andiamo al governo ci troviamo il lavoro sporco già bello e
fatto”.
Su una categoria già divisa e poco incline in questi anni a
coinvolgersi nella
lotta collettiva contro i tagli è stata montata ad arte la questione
graduatorie, coda e pettine del tutti contro tutti.
E’ arrivato il momento di prendere coscienza che il diritto dei precari
al
lavoro ed al ruolo può passare solo attraverso il nostro protagonismo
dal
basso; cercare ancora oggi sponde sindacali e istituzionali è come
chiedere la
grazia al proprio boia, scegliere tra il lupo e il lupo travestito
d’agnello
non è una bella scelta.
Per il prossimo anno scolastico sono previsti altri 35mila tagli, la
scuola
pubblica subisce un’ulteriore diminuzione delle risorse, meno offerta
formativa
e meno tempo scuola aprono altre crepe nel diritto allo studio minando
le
fondamenta della Scuola Pubblica Statale.
Dopo la buona riuscita della campagna contro l’Invalsi, che ha mostrato
una
certa vitalità tra i lavoratori della scuola, è necessario rimettere al
centro
la questione tagli ed è compito dei precari/e della scuola mettere in
campo una
mobilitazione radicale che possa strappare il velo che rende invisibile
agli
occhi della società la nostra condizione e la nostra rabbia.
Facciamo appello a tutti/e i/le precari/e ed a tutte le realtà
organizzate dei
precari, affinché promuovano e costruiscano con noi lo sciopero degli
scrutini
di fine anno indetto dai Cobas Scuola, convergendo in massa il 14 e 15
di
giugno al presidio che abbiamo convocato sotto il Ministero della
Pubblica
Istruzione a Roma.
precaridisalerno@libero.it