Curiosa la recita dell’istituto Marcelline di Lecce
che nel saggio di fine anno ha intenzione di inserire all’interno del
programma dei canti che i bambini delle elementari dovranno eseguire
anche un caposaldo della musica risorgimentale come Faccetta Nera. Già: la recita che
conclude l’anno è naturalmente ambientata nei 150 anni dell’Unità
d’Italia, come da programma ministeriale: ma stranamente anche un canto
in pieno stile fascista è stato inserito all’interno del programma
della serata.
BELL’ABISSINA
Le spiegazioni che le suore che gestiscono l’istituto privato
hanno dato a quelli di 20 centesimi, quotidiano online che per primo ha
trovato la storia non appaiono in effetti granché soddisfacenti: “Il
fascismo è argomento del programma no? E allora è naturale che qualcosa
del concerto di fine anno lo riguardi!”.
Nel programma del coro finale, che gli scolari provano ogni mercoledì,
c’è qualcosa che non quadra. Qualcosa che può sembrare pure
orecchiabile, ma pesa come un macigno. Vi compaiono, fra gli altri,
l’inno nazionale italiano; il “Garibaldi Innamorato” di Sergio Caputo;
“Le radici ca teni” dei Sud Sound System; “Bella ciao” e, appunto,
“Faccetta nera”. Un genitore è andato su tutte le furie, quando lo ha
saputo. E’ padre adottivo di una bambina di colore. La risposta
dell’Istituto pare sia stata libro di storia alla mano. Il loro
programma didattico include il periodo fascista e dunque hanno inserito
una canzone lo rievoca e che, comunque, i bambini sanno ormai a memoria
e vogliono cantare come tutte le altre. Come se “Faccetta nera” fosse
un’altra canzone pop che rievoca un qualunque periodo storico
dall’Unità a noi (anche perché, chiediamo venia, ma il Fascismo cosa ci
azzecca con i 150 anni dall’Unità?). E non, come è, la celebrazione
sonora di una delle fogne assolute della nostra storia, scritta dal
profondo di quella fogna stessa. Un caso di straordinaria leggerezza,
una pericolosissima negligenza.
Su 20 centesimi si affrontano con dovizia di particolari le possibili
conseguenze legali di questa sciagurata scelta. “Ma anche al di là di
questo”, dicono i reporter, ” il rischio che corrono i responsabili
della didattica di questa scuola è quello di far associare ai bambini,
magari anche molto inconsciamente, elementi di affettività positiva e
bei ricordi degli ultimi attimi prima delle vacanze estive del 2011, a
concetti e melodie che erano incentrate sull’esaltazione della
possibilità di ridurre in “schiavitù d’amore”, una volta trattele
dall’Etiopia conquistata, giovani donne di colore subsahariane”:
davvero un’eventualità che tutti vogliamo evitare, o no? In ogni caso,
le suore marcelliniste sono state ulteriormente contattate per
replicare alla vicenda, ma si sono rifiutate di formalizzare un parere
sul punto.(da Giornalettismo)
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