Per i precari
della scuola è un decreto sviluppo agro-dolce quello che sta per essere
varato dal governo: se da una
parte è prevista la loro assunzione, entro il 2013, su tutti i posti
vacanti, secondo stime sindacali attualmente quantificabili in meno di
30mila docenti e circa 37mila unità di personale Ata, dall'altra il
decreto sbarra la porta alle decine di migliaia di supplenti 'storici'
che stanno tentando di approdare alla stabilizzazione attraverso le
aule del tribunale. Facendo riferimento all'articolo 4 della
legge 3 maggio 1999, n. 124, nel decreto sviluppo si sottolinea,
infatti, "che i contratti a tempo determinato stipulati per il
conferimento delle supplenze del personale docente e Amministrativo,
Tecnico ed Ausiliario (ATA), in quanto necessari per garantire la
costante erogazione del servizio scolastico ed educativo, non possono
in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato,
né consentire la maturazione di anzianità utile ai fini retributivi
prima della immissione in
ruolo".
La norma vanificherà, dunque, le aspettative dei tanti precari
della scuola con almeno tre anni di servizio alle spalle, alimentate 40
giorni fa da una sentenza emessa dal Tribunale del Lavoro di Genova
riguardo il ricorso di 15 supplenti assistiti dalla Uil: nell'occasione
il giudice ha di fatto accolto la richiesta di risarcimento danni, con
tanto di quota record, la più alta mai decretata in Italia, per la
mancata stabilizzazione dei supplenti disponendo che ad ogni lavoratore
venga riconosciuto un risarcimento di circa 30mila euro, oltre al
diritto agli scatti di carriera. Una sentenza che fa il paio con quella
emessa qualche mese prima, ad ottobre, da un giudice del lavoro del
Tribunale di Siena, Diego Cammarosano, che aveva accolto la richiesta
dei legali di un'insegnante, stufa di attendere la chiamata a titolo
definitivo, dopo sei anni di supplenze annuali, alla quale era stata
assegnata l'assunzione in ruolo d'ufficio. Ultimamente dello stesso
parere, del resto, si è espressa in diverse occasioni la Corte di
Giustizia europea. Se l'assunzione coatta fosse stata estesa ad una
bella fetta dei 120 mila docenti supplenti e 70mila amministrativi,
tecnici ed ausiliari non di ruolo, inseriti nelle graduatorie
provinciali, ciò avrebbe potuto determinare un debito per lo Stato pari
ad almeno 3-4 miliardi di euro. E nell'ultimo periodo almeno 40mila
precari, soprattutto attraverso il Condacons e la Cgil, si erano già
attivati presentando uno specifico ricorso finalizzato proprio
all'assunzione, anche per non incappare nella scadenza di
rivendicazione dei diritti dei precari, prorogata a dicembre, imposta
attraverso il collegato al lavoro (legge 183/2010). Ora però la norma
contenuta nel decreto sviluppo, all'art. 19, blocca tutto: secondo il
governo, infatti, nella scuola è impossibile definire con certezza il
numero di posti liberi. La loro entità è in effetti legata a fattori
non provedibili, come le iscrizioni ed i pensionamenti: il comparto
scuola, sostiene quindi il governo, non può essere soggetto a
meccanismi di assunzione automatica, anche a fronte di più anni di
supplenze continuative. Ma vi sono anche altre novità che i precari
della scuola, in particolare quelli che dal sud emigrano al nord, non
gradiranno di certo: l'art. 22 prevede, introduce, a partire dalla
tornata di assunzioni di questa estate, la possibilità di "chiedere il
trasferimento, l'assegnazione provvisoria o l'utilizzazione in altra
provincia dopo cinque anni di effettivo servizio nella provincia di
titolarità". Il 'danno' non è lieve, se si pensa che sino ad oggi
questa chance veniva concessa già subito dopo la conclusione dell'anno
di prova. Confermata, infine, la norma che prevede l'abolizione delle
'code' in caso di trasferimento di provincia e lo slittamento di un
anno del rinnovo delle graduaotorie: "a decorrere dall'anno scolastico
2011/2012 - recita il decreto - l'aggiornamento delle graduatorie,
divenute ad esaurimento in forza dall'articolo 1, comma 605, lett. c),
della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è effettuato con cadenza
triennale e con possibilità di trasferimento in un'unica provincia".
(TMNews)
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