Il paradigma tradizionale economico ipotizza consumatori informati e consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni. Tuttavia, da più parti si lamenta e si documenta il fallimento di tale ipotesi: molti consumatori sono incapaci di valutare attentamente le proprie scelte in tema di investimenti finanziari, consumo (con tendenza al sovra-indebitamento), risparmio previdenziale, o anche solo di variazione del proprio potere d'acquisto. (1) Questa "ignoranza finanziaria" ha evidenti ripercussioni negative non solo sul benessere dei singoli individui coinvolti, ma sull'efficienza di tutto il sistema economico. Si tratta insomma di una tipica esternalità negativa che dovrebbe essere contrastata anche da politiche pubbliche.
PIÙ ECONOMIA, ANCHE DA PICCOLI
Appare quindi indispensabile garantire a tutti i cittadini un
livello minimo di alfabetizzazione finanziaria. È
in questa direzione che si muovono alcune esperienze rivolte ai
minori, promosse in Italia da istituzioni e associazioni pubbliche e
private, che sono state opportunamente monitorate in diversi studi.
(2) Illustriamo qui i risultati di una recente
ricerca sul rapporto tra educazione finanziaria e preadolescenti.
(3)
L'indagine è stata svolta
tra aprile e giugno 2010, somministrando un questionario cartaceo a
2.301 studenti delle classi 2ª e 3ª di scuole secondarie di
I grado in tutta Italia (specialmente nel Centro-Nord). Il
70 per cento degli studenti aveva partecipato a un progetto di
educazione finanziaria, mentre il restante 30 per cento rientrava nel
gruppo di controllo, cioè non aveva seguito il programma
(all'interno delle stesse scuole).
I risultati più interessanti
possono essere così riassunti. Anche se in entrambi i gruppi il 70
per cento degli intervistati ha dichiarato di essere concentrato su
una dimensione contingente e quotidiana, solo il 25 per cento
concorda con l'affermazione "ciò che mi potrà accadere in
futuro mi lascia piuttosto indifferente". L'apparente
contraddizione può essere ricondotta a diversi fattori (tra cui
naturalmente le distorsioni legate alla scelta metodologica di
utilizzare un questionario standardizzato), ma a nostro parere anche
a una crescente preoccupazione che i preadolescenti esprimono nei
confronti del loro futuro economico. Informazioni più precise in
merito si ricavano da domande sui comportamenti di risparmio:
una quota consistente (45,4 per cento) accantona una parte del denaro
ricevuto come risparmio perché "bisogna sempre avere a
disposizione una riserva di denaro in caso di imprevisti",
seguita da un 23,9 per cento che invece dichiara "la spendo
quasi sempre tutta," da un 15,3 per cento che afferma "in
generale ne accantono una parte per acquisti/spese che penso di fare
nei dodici mesi seguenti" e da un gruppo marginale (4,7 per
cento) che ne accantona una parte per acquisti/spese che pensa di
fare tra tre-cinque anni.
Se confrontiamo i risultati con quelli
di indagini precedenti svolte in Italia, pur non trattandosi di studi
longitudinali perfettamente comparabili, sembra emergere - nei
processi di socializzazione economica - la tendenza a un'attenzione
più marcata dei preadolescenti alla dimensione della previdenza,
generata probabilmente dai media durante un periodo di crisi
finanziaria come quello che l'Italia ha affrontato dal 2008. (4)
Si tratta ad esempio, di messaggi veicolati dalla pubblicità (gli
spot che enfatizzano il concetto di "risparmio", "tagliare
i costi", "ridurre le spese", "evitare le
stangate") oppure da film e telefilm (quelli sul precariato,
sugli eterni-stagisti, sull'indebitamento - "Immaturi", la
"Generazione mille euro", "Boris", "C'è chi
dice no"...).
IL RUOLO DI SCUOLA E FAMIGLIA
Il ruolo attivo e intenzionale della famiglia e della scuola nel veicolare informazioni di economia e finanza ai minori risulta ancora limitato. Tuttavia, il confronto tra studenti esposti e non-esposti al programma di educazione finanziaria, su un test di conoscenze economiche a risposta chiusa, mostra un effetto positivo della partecipazione: a parità di caratteristiche socio-demografiche, i primi indicano una percentuale significativamente maggiore di risposte corrette a domande specifiche (tabella 1) e l'effetto distanza nel tempo del programma risulta ridotto: su un item quale la nozione di interesse, ad esempio, la differenza tra chi ha finito il programma "1-2 settimane fa", "1-2 mesi fa" o "3 o più mesi fa", è nel complesso contenuta. Un ulteriore segnale incoraggiante dell'efficacia dei programmi di educazione finanziaria, misurata secondo i parametri proposti dall'Ocse, deriva dall'interesse verso l'economia e il desiderio di approfondire le proprie conoscenze economiche, sensibilmente più alti tra gli studenti che hanno partecipato al programma. (5) Tra questi ultimi, inoltre, si manifesta un desiderio esplicito di approfondire il tema del "come risparmiare meglio" e del "come guadagnare di più" (su quest'ultimo argomento i maschi sono sensibilmente più interessati rispetto alle femmine), mentre il funzionamento di una banca o le professioni dell'economia appaiono più distanti dagli interessi dei preadolescenti.
PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE
I dati mostrano chiaramente come l'alfabetizzazione economica dei
giovani sia un problema serio. In questo scenario, riteniamo che sia
la scuola a dover occuparsi della formazione
economica dei minori. In primo luogo, perché la stessa famiglia -
lasciata da sola - non appare oggi adeguatamente preparata a fornire
alle nuove generazioni un supporto educativo completo in ambito
finanziario. In secondo luogo, e si tratta di un segnale positivo,
perché si registra un crescente interesse verso
l'economia e la finanza tra i minori che partecipano ai programmi di
alfabetizzazione finanziaria a scuola, specialmente per i progetti
che prevedono più incontri e che utilizzano modalità didattiche
basate sulla partecipazione attiva, sul riferimento a esperienze
percepite come "reali" (ad esempio la compilazione di un
budget) e anche con la partecipazione di esperti che provengono dal
mondo extra-scolastico.
Tabella 1 - Percentuale di risposte a
domande sul livello di alfabetizzazione finanziaria. Una sola
risposta possibile
|
Studenti esposti al programma di
educazione finanziaria |
Studenti |
Alfabetizzazione finanziaria |
|
|
Cosa è un estratto conto |
|
|
Parte riassuntiva di un problema matematico |
1,0 |
0,7 |
Documento estratto da un insieme di operazioni fiscali |
10,0 |
10,8 |
Comunicazione di una banca per riepilogo movimenti su conto corrente in un dato periodo |
49,9 |
42,7 |
Schema delle spese che posso ancora effettuare in un mese |
5,3 |
4,6 |
Non so |
33,7 |
41,2 |
|
|
|
Che cosa è un budget mensile? |
|
|
L'insieme di operazioni di un'azienda svolte in un mese |
7,0 |
8,3 |
Uno schema che riporta le entrate e le uscite economiche di un mese |
62,1 |
43,3 |
Uno schema delle cose comperate in un mese |
10,3 |
12,1 |
Uno schema che si usa in Inghilterra per studiare economia |
1,5 |
2,0 |
Non so |
19,1 |
34,4 |
|
|
|
In economia, che cosa è un interesse? |
|
|
Somma da pagare per partecipare a un'operazione finanziaria |
12,5 |
10,8 |
Somma da pagare per l'utilizzo del denaro altrui |
32,6 |
25,3 |
Somma da pagare per le tasse |
10,6 |
12,2 |
Somma da pagare per aprire un conto in banca |
11,9 |
11,5 |
Non so |
32,4 |
40,2 |
|
|
|
Che cosa è una carta pre-pagata ricaricabile |
|
|
Una carta di credito |
10,6 |
10,4 |
Una carta che richiede l’esistenza di un conto corrente bancario |
11,0 |
11,1 |
Una carta-bancomat che si attiva in banca versando una certa somma di denaro |
52,7 |
44,8 |
Una carta obbligatoria per usare i cellulari |
3,7 |
2,9 |
Non so |
22,0 |
30,8 |
|
|
|
Interesse verso l’economia |
|
|
In futuro, vorrei fare una scuola/un corso che approfondisca la mia conoscenza dell’economia |
|
|
Completamente + abbastanza in disaccordo |
38,1 |
45,9 |
Un po’ in disaccordo |
16,5 |
16,3 |
Un po’ d’accordo |
24,1 |
21,6 |
Completamente + abbastanza d’accordo |
21,3 |
16,2 |
-
Si vedano, per esempio, "Improving Financial Literacy: Analysis of Issues and Policies", Oecd (2005); e i contributi su questo sito di Fornero, Lusardi e Monticone (2008) [ ]; Lusardi 2009, Lusardi 2010 [); (Jappelli 2010).
(2) Es.: Chionsini, G., Trifilidis, M., "Educazione finanziaria. L'utilità di una strategia unitaria", Banche e banchieri, n. 5, 2010, pp. 360-374. Traclò F., (a cura di), Le esperienze di educazione finanziaria. Indagine sulla realtà italiana nel contesto internazionale, rapporto di ricerca, Fondazione Rosselli, Torino 2010.
(3) "Educazione Finanziaria. Indagine sui preadolescenti italiani", a cura di E. Rinaldi [2010] - .
(4) Per studi condotti in passato vedi Dosso C., Rosci E., (2000), Gli adolescenti e l'uso del denaro, in «Supplemento a Laboratorio Iard», n. 4, dicembre; Gi.O.C. (Gioventù Operaia Cristiana), Tutto il resto. Giovani, stili di vita e consumi, rapporto di ricerca, 2006.
(5) Oecd (2005), Recommendation on Principles and Good Practices for Financial Education and Awareness, www.oecd.org.
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