Provare a
immaginare un’aula senza borse in cui inciampare tra i banchi. Pensare
ai primi giorni delle elementari senza le cartelle pronte a creare
generazioni di schiene piegate e alle mani senza macchie di inchiostro
alla quinta ora. È la didattica 2.0 come se la immaginano a «Ebook Lab
Italia», l’evento dedicato all’editoria digitale in collaborazione con
Simplicissimus Book Farm, che si chiude oggi a Rimini Fiera. Tre
giorni di incontri che non sono stati solo un’occasione
per presentare nuovi strumenti come bloc notes digitali che simulano
fogli a righe, a quadretti e pentagrammati, o ereader pensati per gli
studenti che in pochi millimetri di spessore potranno contenere tutti i
libri su cui si studierà dalle elementari alla laurea. Il meeting ha
soprattutto messo in luce la rivoluzione, ancora silenziosa, già in
atto: la didattica è destinata a evolversi sulla spinta della crescente
disponibilità di contenuti su ebook.
Dal prossimo anno scolastico, infatti, non potranno più essere
adottati testi scolastici redatti esclusivamente in versione cartacea.
Scartata l’ipotesi di renderli integralmente scaricabili dalla Rete -
svantaggiosa dal punto di vista economico, ma anche da quello
qualitativo -, i libri in formato cartaceo «saranno affiancati da
contenuti digitali possibilmente interattivi che rappresentano
un’opportunità per i ragazzi per migliorare sia sul piano dei linguaggi
che dell’interazione», ha spiegato Giovanni Biondi, capo dipartimento
per la programmazione al Ministero dell’Istruzione. Nelle scuole sarà
perciò avviata una serie di iniziative, da «Classi 2.0» , per portare a
scuola gli stessi strumenti tecnologici che usano i ragazzi, alla
promozione di «call» rivolte agli editori, chiamati a costruire
prototipi di testi che possano essere personalizzati al percorso dello
studente».
Tuttavia, per Bruno Mari, direttore editoriale di Giunti Editore, sono
ancora due le criticità da superare: «Da una parte la disponibilità
tecnologica di accessi a Internet. Dall’altra la formazione della
classe docente, che sul punto è ancora piuttosto “tiepida”», nonostante
negli ultimi due anni 100 mila insegnanti siano stati preparati all’uso
delle lavagne elettroniche e dei contenuti digitali. «Chiaramente non
si può “trasformare” da un giorno all’altro un’intera generazione di
docenti – ha osservato - la formazione deve essere incentivata, anche
dal punto di vista dell’avanzamento di carriera».
Problematiche che portano a riflettere sulla natura stessa del «libro
digitale», che per Leonardo Chiariglione, amministratore di CEDEO.net,
acquista il suo valore a partire da due elementi: «Da una parte il suo
formato, che incorpora la catena di rapporti di business che collegano
chi scrive il libro e chi lo legge. Su questo fronte, l'obiettivo deve
essere creare un mondo in cui le conoscenze dei diversi soggetti
possono essere combinate in modo flessibile. Dall'altro lato, c'è il
sistema di pagamento: nel mondo del "self publishing", servono forme
più flessibili, come appunto è il "micro payment"». Quello proposto
dall’ideatore del progetto Digital Media Project, è un sistema di
pagamenti telematici di «peso» ridotto, ma moltiplicati per una
moltitudine di utenti, sul modello della vendita di file musicali sul
Web. Un cambio di mentalità non indifferente, che presto – si augura
Chiariglione – potrebbe tradursi nell'introduzione di uno standard Iso.
(da http://www.lastampa.it/)