Un viaggio di
96 giorni attraverso tutte le regioni italiane e all'estero, per un
totale di 17.440 chilometri da percorrere, e 123 tappe in cui sono
previste iniziative in più di 30 proprietà confiscate, dibattiti,
convegni, testimonianze di familiari di vittime di mafia, incontri con
la cittadinanza, cene della legalità con i prodotti delle terre
confiscate, concerti, spettacoli, animazioni nelle piazze e nelle
scuole. E' questa la Carovana antimafie 2011, che nell'anno che celebra
i 150 anni dell'unità d'Italia sceglie anche questa chiave di lettura
per un'iniziativa giunta ormai alla sedicesima edizione e promossa da
Libera, Arci e Avviso pubblico, con la collaborazione di Cgil, Cisl e
Uil e il contributo dell'Unione europea. "Sono 150 anni dall'unità
d'Italia, sono 150 anni di presenza criminale mafiosa nel nostro Paese,
ma anche 150 anni di lotte contro la violenza criminale", spiega don
Ligi Ciotti, presidente del coordinamento nazionale antimafia Libera.
"L'Italia oggi- afferma don Ciotti- non è divisa, ma certo è
diseguale: la nostra Costituzione non parla di nord e sud, ma di un
paese saldato dai diritti e rafforzati dai doveri. Il primo testo
antimafia è la Costituzione". Un documento, secondo Ciotti, da rendere
effettivo innanzi tutto diffondendone la conoscenza, nell'ottica di una
valorizzazione della cultura come "strumento necessario per combattere
e sconfiggere le mafie", in particolare a scuola. Per contrastare le
mafie "c'è bisogno del contributo di tutti- ricorda don Ciotti- e il
senso della Carovana è proprio quello di spostarsi in gruppo, far
incontrare e mettere in collegamento le tante realtà che si danno da
fare in Italia e all'estero". Inoltre Ciotti parla dell'importanza
della scuola pubblica, che "deve essere sostenuta" e ricorda che in
tanti anni di impegno, sono stati molti i successi ottenuti, come la
legge sulla destinazione alla società civile dei beni confiscati ai
criminali, "ma ci sono ancora molte ombre, come il problema
dell'ipoteca bancaria, che blocca la ridestinazione di molti beni
confiscati alla società civile".
Anche il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, sottolinea il
valore della ricorrenza nazionale di quest'anno: "E' vero che i
garibaldini partirono in mille- dice- ma arrivarono in Toscana che
erano già decine di migliaia, perchè il germe della ribellione ai
Borbone era già nell'aria. Oggi come allora si svegli ora la voglia di
alzare la testa, in particolare tra i giovani. Per questo il ruolo
della cultura e della scuola è fondamentale".
Un'idea ribadita anche dal presidente dell'Arci nazionale Paolo Beni,
che parla del pericolo che la crisi doventi un occasione di prosperità
per le mafie, in mancanza di adeguate politiche sociali.
(da www.dire.it)
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