Il
modello di valutazione è tutt'altro che definito. E però mentre le due
sperimentazioni sulla valutazione dei docenti e delle scuole annaspano,
a dispetto di dati ufficiali che parlano addirittura di una corsa degli
istituti a farne parte (il modello reputazionale, secondo dati
ministeriali, avrebbe raccolto circa 45 richieste, non più di 25
saranno accolte), chi valuterà è deciso: la riforma è spuntata nel
Milleproroghe approvato al senato e ora è al vaglio definitivo della
camera.
Firmata prima dal relatore, Lucio Malan, poi recuperata dal governo nel
maxiemendamento su cui c'è stata la fiducia, nel nuovo sistema rispunta
l'Indire, con il compito di documentazione e supporto all'autonomia
scolastica, si riportano indietro le lancette dell'Invalsi, che si
occuperà essenzialmente di fare i test sugli apprendimenti degli
studenti, e poi si rinforza il corpo ispettivo, che agirà nell'ambito
del ministero e che però sarà dotato di «autonomia e indipendenza». Sulla falsa riga del modello anglosassone,
saranno gli ispettori a occuparsi della valutazione «delle scuole e dei
dirigenti scolastici». Come? In base a modalità e standard che
saranno definiti in un regolamento ministeriale che dovrebbe essere
emanato entro 60 giorni. Un termine non prescrittivo e che certamente
sarà superato: a causa di quelle trattative che il ministro cercherà di
portare avanti con sindacati e associazioni di docenti e dirigenti per
arrivare a una riforma, almeno sui contenuti, condivisa. Che eviti di
dover fare i conti con la totale contrarietà di molti docenti, quella
contrarietà con cui si sono scontrate le due sperimentazione sulla
valutazione che ancora non sono decollate. A chi ha accusato il
ministro Mariastella Gelmini di aver fatto un vero colpo di mano,
approfittando della confusione parlamentare, il capo dipartimento del
ministero, Giovanni Biondi, ritenuto il padre del nuovo modello,
risponde: «È solo un'opera di razionalizzazione della macchina. I
contenuti sono della valutazione sono ancora da decidere». Gli ispettori, che una volta esaurita la
selezione in corso dovrebbero essere 250, agiranno probabilmente in una
prima fase, ovvero dall'anno scolastico 2012/2013, in via sperimentale.
Esamineranno le scuole alla guida di un gruppo allargato di esperti,
che dovrà tenere conto dell'organizzazione delle scuole, e dunque delle
capacità gestionali, sia amministrative che finanziarie, e dei
rendimenti degli alunni.
«Il primo obiettivo è di stilare un piano di miglioramento», spiega
Biondi, «con fondi ad hoc per sostenere le discipline e i settori in
cui i ragazzi e i docenti hanno maggiori difficoltà». Dunque un
processo valutativo in cui saranno strumenti intermedi Indire e
Invalsi, «istituti da rinforzare, con un finanziamento ad hoc di una
decina di milioni di euro». Le pagelle finali da un lato dovrebbero
servire a dire di cosa ha bisogno la scuola per recuperare i gap. Ma
anche a decidere i fondi per il merito, in attuazione, ricorda
l'emendamento governativo, del decreto Brunetta. «Con un dpcm si è
stabilito che le fasce di merito sic et sempliciter nella scuola non si
applicano», aggiunge Biondi, «sarà in sede di contrattazione, nel 2013,
se ci sarà l'intesa con le parti, che si delineerà lo sviluppo della
carriera dei docenti. E dunque come agirà il merito nella nuova
declinazione». La filosofia di base prevede che la scuola che migliora
le performance ha diritto a un premio, che poi ripartirà al suo interno
tra i dipendenti, «magari in base al modello reputazionale», lancia
Biondi, «ma dobbiamo verificare. Le sperimentazioni in corso servono a
questo. Anzi ho chiesto che, se ci sono altri modelli, li si proponga,
c'è tempo anche per una terza valutazione. Ovviamente, nessuno si è
fatto avanti». La data decisiva sarà dunque quella del 2013, quando
ripartiranno i contratti, stoppati dalla manovra correttiva. E quando
il ministro della funzione pubblica, Renato Brunetta, conta di
concretizzare una volta per tutte il suo sistema del merito, come
ricorda la circolare n. 1/2011. (da ItaliaOggi Alessandra
Ricciardi)
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