Accogliendo
la proposta “provocatoria” ma non troppo, del direttore Luca, penso
proprio che la scuola ha bisogno di un Marchionne che sappia rilanciare
l’azienda scuola da improduttiva , passiva e zavorra dell’economia
dello Stato ad azienda efficiente e produttiva di qualità e di
competenze, palestra di professionalità nuove e competenti.
D’accordo con il Ministro dell’economia che usa soltanto la
scure e le fobici dei tagli nella logica del risparmio, io Marchionne,
comincerei a:
1. Abolire i distacchi sindacali e i tanti tralci di pesi morti che
gravano sul bilancio del Ministero dell’Istruzione,
2. Metterei a lavoro nella scuola attiva tutte le risorse capaci ed
attive e darei la “buona uscita” a tutti coloro che non
intendono lavorare e scommettersi con e per i ragazzi. Tale
operazioni immetterà nelle scuole nuove risorse e linfa nuova, carica
di entusiasmo e di energia
3. Manderei in pensione i docenti utilizzati ad altri compiti
anche perché le loro prestazioni risultano inefficaci ed improduttive
4. Apporterei un ragionevole dimensionamento della rete scolastica,
proseguendo in maniera efficace all’accorpamento di plessi scolastici,
eliminando le realtà improduttive, le classi semivuote, e mentre adesso
il Ministro dovrà eliminare le “classi pollaio” io smonterei i pollai
senza polli, la scuole senza o con pochi alunni, accorpandole ad altre
realtà viciniori, sena bisogno di costruire “reggenze”
5. Formerei una squadra forte di dirigenti convinti e coraggiosi,
capaci di risolvere i problemi e non di complicarli, capaci di portare
a buon fine con positivi risultati le questioni delicate e difficili,
capaci di inventarsi soluzioni intelligenti per superare le difficoltà
ed aggirare gli ostacoli.
6. Manderei in pensione il giudice Virgilio che applica la
lettera e la formalità della legge e bandirei un nuovo concorso
regolare e giusto, con una commissione seria e responsabile, distaccata
per tale compito a tempo pieno e quindi efficace e puntuale nel
lavoro di correzione dei compiti
7. Con i nuovi dirigenti affronterei un piano strategico di qualità,
abolendo tutti gli orpelli inutili delle scuole (Rsu e organismi
improduttivi di formale collegialità) e attivando una reale
cooperazione e ricerca del miglior bene dei ragazzi e della qualità
della formazione culturale e professionale.
8. Incentiverei lo stipendio dei docenti che si impegnano a scuola a
tempo pieno, e non solo per 18 ore settimanali, che svolgono un
servizio produttivo ed efficace per i ragazzi seguendo i più deboli e
potenziando i più bravi.
9. Qualificherei con appositi corsi di specializzazione la formazione e
la competenza dei docenti di sostegno per i quali non dovrebbe
prevalere il numero delle ore e degli alunni da assistere, ma il
progresso migliorativo di sostegno e di integrazione
10. Dai risultati di tali interventi di economie e di
risparmi potrà motivarsi e giustificarsi per i docenti uno
stipendio europeo e per i dirigenti un riconoscimento adeguato alle
mansioni dei dirigenti dello Stato.
Questo decalogo è formulato con i verbi al condizionale, ma si può
pensare che questa ricetta è saggia e, se messa in atto , apporterà
certamente un grande beneficio all’azienda scuola nella quale ciascuno
di noi dovrebbe sentirsi “azionista”
Io ci credo. Tutto è possibile. Basta volerlo!
Giuseppe
Adernò
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