Lettere in redazione
Che ci sia stata un’invasione della politica nell’ambito di pronunce
della magistratura è di assoluta evidenza. Avvenuta, ancora una volta,
con l’approvazione di una legge (202/2010, Siragusa-Lo Monte-Vizzini:
Pd-Mpa-Pdl), terzo tentativo dopo i due che precedentemente erano stati
caratterizzati da “insuccesso”: il primo per intervento del Presidente
della Repubblica nei confronti del Parlamento, come indicato nel
comunicato stampa del 24 novembre 2009 del Quirinale all’atto di
promulgare il decreto-legge 25 settembre 2009, n. 134 (recante
disposizioni urgenti per garantire la continuità di servizio scolastico
ed educativo per l’anno scolastico 2009-2010), col quale veniva
espresso che la legge di conversione del decreto era stata promulgata
dal Presidente della Repubblica “avendo preso atto dell’impegno del
Governo – assunto in Parlamento e nel Consiglio dei Ministri del 19
novembre scorso e formalmente comunicatogli con lettera del Ministro
dell’istruzione, dell’università e della ricerca – di abrogare il comma
4 quinquiesdecies dell’articolo 1, al fine di ottemperare alle
decisioni della magistratura amministrativa di annullamento di
procedure concorsuali per dirigenti scolastici”.
Il secondo tentativo durante la discussione della legge di conversione
del decreto-legge “Milleproroghe” nel gennaio 2010 (d.d.l. 1955),
quando “alcuni parlamentari tentarono di far approvare un
emendamento che consentisse l’espletamento di un concorso riservato per
consentire di sanare le illegittimità sanzionate a suo tempo dal
Consiglio di Giustizia amministrativa e di ‘salvare’ il concorso
annullato”. Tentativo fallito per l’intervento del senatore Carlo
Vizzini, presidente della Commissione affari costituzionali, il quale
dichiarò l’emendamento inammissibile. “Sanatoria” per “concorso
riservato”, così come qualsiasi altra legge che voglia sovrapporsi alle
sentenze della Giustizia amministrativa, di fatto cancellandole (e ciò
è impossibile), incostituzionale “perché crea una violazione degli
articoli 3, 24 e 97 della Costituzione”, come peraltro “confermato dal
parere dell’ufficio studi della Camera” e “dalla sentenza emessa in
data 4 novembre 2010 (n. 1383/2010) dal CGA”.
C’è un particolare che sembrerebbe confermare il sospetto
dell’esistenza di una “regia occulta” comunque interessata, servendosi
della politica o alla politica appartenendo, ad “annullare”, con una
legge “ad personam”, le sentenze della Giustizia amministrativa. Un
particolare che all’ottimo Polibio è sfuggito. Un particolare che
spiegherebbe i ritardi e le omissioni del direttore generale
dell’Ufficio scolastico regionale per la Sicilia, con o senza
indicazioni operative da parte dell’amministrazione centrale (Ministero
della pubblica istruzione, nell’agosto del 2007, ministro Giuseppe
Fioroni, Pd; Ministero della pubblica istruzione, dell’università e
della ricerca, nel 2009-2010, ministro Mariastella Gelmini), scaturisce
dalla data (10 novembre 2009), e dall’attenzione ai tempi di
riferimento, delle “pronunce del CGA con le quali” – come ha
evidenziato Polibio, che da parte sua considera fortemente danneggiati
oltre 1.600 insegnanti – “veniva disposta la rinnovazione delle
procedure del concorso, dando mandato al direttore generale dell’USR di
provvedere entro il termine di 60 giorni”. Erano, essendo trascorsi
inattivamente sei mesi, cadute nel “dimenticatoio” dell’amministrazione
scolastica le sentenze con le quali il 25 maggio 2009 il CGA aveva
annullato “per vizi sostanziali insanabili” il concorso a dirigenti
scolastici bandito nel mese di novembre del 2004 e aveva ordinato
all’amministrazione scolastica di ripetere il concorso con le stesse
modalità previste dal bando di concorso del 22 novembre 2004.
Le pronunce del CGA intervenute in data 10 novembre 2009, scaturite da
ricorsi presentati da alcuni dei concorrenti dato il mancato
adempimento delle sentenze del 25 maggio 2009 da parte
dell’amministrazione scolastica, e quindi pronunce che ordinavano
all’amministrazione di provvedere entro 60 giorni, rimettevano
velocemente all’erta ed operativo quel “regista occulto”, che forse
aveva sperato in tempi più espansi e dilazionati anche per allungare
per tanti altri anni ancora la permanenza nella funzione di dirigente
scolastico di quegli insegnanti che l’avevano avuto attribuita il primo
settembre dell’anno 2007 per aver “vinto” il concorso, poi annullato
dal CGA il 25 maggio 2009.
Ebbene, il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale di
Palermo rinviò di dare esecuzione alle pronunce del CGA fino al
sessantesimo giorno, restando del tutto inoperoso ed inadempiente fino
all’8 gennaio 2010. Perché? Ma è chiarissimo! Si poteva concretizzare
in quei sessanta giorni l’intento di sovvertire con emendamenti
inseriti “frettolosamente” in decreti-legge le sentenze le pronunce
della Giustizia amministrativa per la Sicilia. Per primo, il tentativo
di invasione politica “interessata” a rendere del tutto inefficaci le
sentenze del CGA: cancellare con un emendamento, nella speranzosa
attesa che passasse del tutto inosservato, le sentenze del 25 maggio
2009 e le pronunce di esecuzione del 10 novembre 2009 emesse dalla
Giustizia amministrativa. Possibilità andata a monte per rottamazione
il 19 novembre 2009, appena nove giorni dopo le pronunce di ripetere il
concorso con l’obbligo notificato al direttore generale dell’USR di
provvedere entro il termine di 60 giorni.
Fallito il tentativo perché, come risulta dal comunicato stampa del 24
novembre 2009 emanato dal Quirinale, da parte del Presidente della
Repubblica era necessario “ottemperare alle decisioni della
magistratura amministrativa di annullamento della procedura concorsuale
per dirigenti scolastici”, ecco velocemente apparire la possibilità di
un nuovo tentativo (il direttore generale dell’USR “può” attendere,
tanto ha ancora a disposizione molti altri giorni in attesa dell’8
gennaio 2010!). Purtroppo per chi ci “sperava”, anche questo tentativo
va a vuoto, nel gennaio 2010, quando il senatore Carlo Vizzini,
presidente della Commissione affari costituzionali, dichiarò
inammissibile l’emendamento alla “Milleproroghe” per “sanare” le
irregolarità e “salvare” il concorso annullato dal CGA.
A seguire, le proposte di legge alla Camera e al Senato. Alla Camera,
un nascente connubio di partecipazione politica nel governo della
Sicilia (Pd-MPA): due proposte di legge (marzo 2010) che si
congiungono, quella dell’onorevole Lo Monte assorbita da quella
dell’onorevole Alessandra Siragusa. Proposta di legge anche al Senato.
Politici interessati nella Sicilia occidentale e politici interessati
alla Sicilia orientale-etnea. Le vicende dell’approvazione della legge
(202/2010) prima del 13 dicembre 2010, per bloccare il rinnovamento del
concorso con la prima delle due prove, come disposto dal commissario ad
acta Millemaggi, delegata dal CGA a provvedere entro il 15 dicembre
2010, le conosciamo tutti, compresi il decreto ministeriale e l’attesa
dei ricorsi annunciati alla Giustizia amministrativa, anche per quando
concerne la questione della legittimità costituzionale della legge
202/2010.
Ormai è a tutti abbastanza noto, addirittura arcinoto, che nel nostro
Paese ci sia una certa parte politica e di politici che, in violazione
di princìpi costituzionali, abitualmente “critica” aspramente le
sentenze della magistratura quando non sono “gradite” perché non
corrispondono a quanto si vorrebbe, e quindi, contrapponendosi,
“costruisce” addirittura leggi su misura per annullare o per lasciare
senza l’obbligata esecuzione quelle sentenze.
In Sicilia, e andiamo a finire nel concorso annullato dal CGA che la
politica e i politici hanno fatto di tutto e di più per “sanarlo” a
forza di interventi legislativi (due falliti e il terzo, con
incredibile quanto immotivata insistenza, rappresentato dalla legge
202/2010, nei confronti della quale sono stati già annunciati ricorsi
alla magistratura amministrativa anche per quanto concerne la
legittimità costituzionale), c’è una sinistra (Pd) che naviga verso un
naufragio totale, mentre una parte di essa (del Pd) disapprova con
forza, e con referendum in molti comuni, la convivenza dell’altra
parte, maggioritaria, con il governo Lombardo (MPA). Ed è in Sicilia
che, per “annullare” le sentenze del CGA, è, stranamente, una deputata
del Pd a farsi promotrice e prima firmataria di una legge di un
progetto di legge per “sanare” il concorso a dirigenti scolastici che
ha navigato a lungo nelle acque dell’irregolarità, tali da portare il
CGA alle sentenze di nullità assoluta, alle pronunce di ripeterlo, alla
nomina di un commissario ad acta con delega di procedere alla
ripetizione del concorso dopo i ritardi e le inadempienze
dell’amministrazione scolastica rappresentata dal direttore generale
dell’Ufficio scolastico regionale. Da più parti ci si è chiesto come
poteva essere accaduto che l’onorevole Siragusa, del Pd, partito che
condanna l’intervento della politica interessata ad annullare con
provvedimenti legislativi le sentenze della magistratura, si era fatta
promotrice e prima firmataria di una legge di “sanatoria” che nella
sostanza, oltre ad annullare le sentenze della magistratura
amministrativa ai massimi livelli (Consiglio di Stato, per la Sicilia),
si caratterizza come invadenza della politica contro le sentenze del
CGA mentre vanno emergendo particolari che vedrebbero trasformato
quell’originario concorso (bandito nel mese di novembre del 2004 e
tuttora in alto mare aperto e tempestoso) in concorso della vergogna
per la scuola siciliana.
Qui, adesso, e conseguentemente, è importante visitare l’Atto di
Sindacato Ispettivo n. 4-01744 dei senatori Tommaso Sodano e Giovanna
Capelli, pubblicato e portato all’attenzione del ministro Fioroni il 12
aprile 2007. Un Atto che un deputato del Pd, proponente una legge di
“sanatoria”, non poteva affatto non conoscere o ignorare, e non
soltanto perché i due senatori che avevano svolto il Sindacato
ispettivo facevano parte della maggioranza del Governo Prodi.
Le parole sono come le frecce. Una volta lanciate, non tornano più
indietro. E le parole sono contenute, abbastanza pesanti, nell’Atto di
Sindacato Ispettivo dei senatori Sodano e Capelli, entrambi del Gruppo
di Rifondazione comunista-Sinistra europea (12 aprile 2007). E c’è
anche tant’altro. A parte l’eccessivamente ridotto tempo medio per la
correzione degli elaborati (“con punte di 1’59” in media di sei pagine
l’uno”), l’omessa costruzione “di una griglia di valutazione coerente
con i criteri stabiliti dallo stesso bando”) e la circostanza che “il
Presidente non ha esplicitato in quale sottocommissione ha svolto il
suo ruolo di terzo giudice” (ed in fase processuale è stato accertato,
da esame dei verbali, che circa trecento elaborati sono stati corretti
da una commissione di tre componenti e molte altre centinaia sono stati
corretti da commissioni di due componenti), due altri aspetti presenti
nell’Atto di Sindacato Ispettivo appaiono molto pesanti.
Si tratta del fatto che, così nell’Atto dei senatori Sodano e Capelli,
“è risultato che alcuni saggi di candidati che avevano superato la
prova (con votazioni medio-alte) contenevano ripetuti gravissimi errori
di sintassi e grammaticali” e che “la Commissione esaminatrice nel
verbale n. 10 del 15 febbraio 2006 recita testualmente “la Commissione,
pur tenendo presente la rilevanza complessiva dei criteri normativi,
ritiene che il criterio relativo alla forma espressiva costituisca
elemento da valutare con priorità sotto il profilo della correttezza
sintattica e grammaticale”. In uno degli interventi pubblicati su sito
Aetnanet è stato evidenziato che i candidati dovevano scrivere il
numero di riferimento sulle buste degli elaborati.
Non è dato sapere se tutto ciò risponda al vero. Ma una cosa è
possibile dire: se risponde al vero, anche soltanto in parte, allora
bisogna che vengano assunte ben altre iniziative e ben altri
provvedimenti rispetto a quelli già assunti, in ogni caso restando del
tutto validi e corretti, dalla magistratura amministrativa che ha
annullato il concorso a dirigenti scolastici per l’esistenza di “vizi
insanabili”. In ogni caso, poiché la legge 202/2010 ha stabilito che
coloro che erano stati considerati vincitori del concorso annullato
debbono svolgere una prova scritta dal titolo da lungo tempo a loro
noto (“prova scritta sull’esperienza maturata nel corso del servizio”)
e che coloro che erano risultati idonei debbono svolgere un compito su
argomento a piacere (“prova scritta su un progetto elaborato su un
argomento da loro scelto tra quelli che sono stati svolti nel medesimo
corso di formazione”), si dia conferma o smentita, e soprattutto si
rendono assolutamente pubblici quegli elaborati. Ne va della
credibilità della scuola siciliana. Infatti, qualora rispondesse al
vero quanto contenuto nell’Atto di Sindacato Ispettivo dei senatori
Sodano e Capelli, sarebbe ingiustificabile il fatto che possano
svolgere la funzione di dirigente scolastico candidati che hanno
superato le prove scritte contenenti “ripetuti gravissimi errori di
sintassi e grammaticali” e che pertanto potrebbero addirittura destare
più di qualche preoccupazione per quanto concerne la funzione docente.
In ogni caso, la questione assumerebbe ben più grave livello. E
resterebbe sconvolgente il fatto che, a causa dei tanti errori di
grammatica e di sintassi contenuti in determinati elaborati, oltre alla
“qualità” del linguaggio usato se impropria e inadeguata, la lingua
italiana sarebbe stata offesa e umiliata, in modo abbastanza grave.
Tante sono state le manifestazioni pubbliche dei docenti ai quali,
quali vincitori del concorso poi annullato dal CGA, è stata attribuita
il giorno 1 settembre dell’anno 2007 la funzione di dirigente
scolastico, tuttora in servizio fino alla conclusione della ripetizione
del concorso: manifestazioni a Roma, a Palermo e in altre sedi,
addirittura, come da loro dichiarato, con staffette davanti alla Camera
e/o al Senato, a Palazzo dei Normanni. Naturalmente, a seguito di
domanda all’USR per giustificare le assenze, parecchio costose dal
punto di vista economico, per viaggi e permanenze.
Infine, un altro aspetto sembrerebbe caduto nel dimenticatoio. Ed
invece va recuperato. Il titolo di studio obbligatoriamente necessario
per partecipare al concorso (ma anche gli anni di servizio con
contratto a tempo indeterminato, e quant’altro che con il servizio e
con il titolo di studio abbia riferimento con il bando di concorso) era
(ed è rimasto) la laurea, laurea conseguita a conclusione di un corso
di studi almeno quadriennale. Risulterebbe che non poche decine di
candidati non ne fossero in possesso. E che hanno avanzato ricorso al
Tar per ottenere un’ordinanza di sospensiva, ottenendola nella
considerazione che l’immediata esclusione dal concorso avrebbe
comportato, in attesa della sentenza, una possibile violazione del
diritto di partecipare al concorso e quindi di potere agire, in caso di
vittoria da sentenza definitiva, per il risarcimento del danno che
l’esclusione avrebbe causato. Pertanto, non avrebbero avuto titolo a
partecipare al concorso i docenti di educazione fisica in possesso del
diploma triennale dell’Istituto superiore di educazione fisica, i
docenti di musica, i docenti di disegno, i docenti comunque distaccati
in uffici (tra i quali l’Ufficio scolastico provinciale) e che pertanto
non svolgevano la prevista funzione docente. Si dice che una trentina
di loro risulterebbero tra i 416 vincitori del concorso annullato dal
CGA e ancora oggi in servizio con la funzione di dirigente scolastico.
Se hanno ottenuto il decreto di sospensione, non chiederanno mai la
fissazione dell’udienza pubblica per trattazione nel merito in esito
all’adozione, da parte dell’amministrazione scolastica, di
provvedimenti volti alla definizione della procedura di cui è causa”.
E allora, in definitiva, non si può continuare a rimanere inerti.
Rivolgendoci ai politici affinché si adoperino, prima fra tutti
l’onorevole Alessandra Siragusa, è legittimo rivendicare l’affermazione
del diritto alla trasparenza, l’affermazione dei diritti individuali,
la correttezza dell’amministrazione pubblica, il rispetto per la
magistratura, l’esecuzione delle sentenze della magistratura
amministrativa, l’esclusione dei furbi e delle furbizie, l’assoluta
imparzialità nei concorsi pubblici, l’esclusione di chi non ha diritto
a partecipare, l’oggettiva affermazione della meritocrazia.
Umberto Tazzer
umbertazzer@hotmail.it