“Che ti
lamenti, ma che ti lamenti, piglia lu bastuni e tira fora
li denti” .E’ questo il ritornello di Malarazza, antica canzone
popolare siciliana messa in musica da Domenico Modugno.
A queste parole, intese non come un invito alla violenza ma alla
responsabilità personale e civile, hanno creduto cinquemila precari
della scuola che hanno invaso pacificamente gli imbarcaderi dei
traghetti Fs e occupato la stazione ferroviaria di Messina.
Dopo quella magica giornata dello scorso anno nessuno parla di noi, non
siamo più di moda se non per essere tirati in ballo in maniera spesso
strumentale nelle beghe tra i nostri politicanti e sindacati, buoni
solo a riempirsi la bocca di parole.
Molti di noi che non hanno “la fortuna” di poter essere mantenuti da
genitori e mariti/ mogli, sono dovuti emigrare al nord in cerca di
lavoro.
Altri hanno dovuto sottostare al “ salvaprecari ” e alla logica
di raccattare punti, prendendosi seconde lauree, frequentando
naturalmente a pagamento corsi e master vari o aderendo ai ricorsi più
improbabili:il tutto pur di non farsi scavalcare nelle graduatorie.
Tutti, condannati ad una eterna adolescenza, abbiamo intrapreso un
percorso individuale che porta alla sfiducia nel futuro, alla più bieca
competizione con gli altri ed a non credere più in noi come forza
collettiva e creativa che può cambiare lo stato di fatto.
Ricordando le parole di un famoso testo di Gaber “la libertà non è star
sopra un albero, non è neanche avere un’opinione, la libertà non è uno
spazio libero, libertà è partecipazione” il mio invito è a non
arrendersi; è al ritorno alla coralità e condivisione di pensiero e
proposte, al confronto fra di noi e con quanta società civile
(insegnanti, genitori, studenti, lavoratori, associazioni nessuno
escluso) ha a cuore la scuola statale e la considera come un mezzo, lo
dice l’art. 3 della nostra Costituzione, che rimuove gli ostacoli
economici e sociali tra i cittadini.
L’appuntamento
è ogni martedì alle 17 al Csa di Catania.
Mariateresa
Grippaldi
m.grippaldi@yahoo.it