Dopo i
presidi tocca ora ai docenti e agli Ata sorbirsi la circolare, in
uscita forse domani, che recepisce il decreto Brunetta il quale, se si
esclude la misurazione della performance lavorativa e il merito/premio
(che saranno determinati da un successivo Dpcm), dovrebbe però
riguardare il ridimensionamento della contrattazione di Istituto, la
modifica dei comparti pubblici e soprattutto l'inasprimento delle
sanzioni disciplinari.
L'organizzazione del lavoro sarà dunque organizzata per legge, compresa
la contrattazione collettiva che se prima si svolgeva "su tutte le
materie relative al rapporto di lavoro ed alle relazioni sindacali",
ora è così impostata: "La contrattazione collettiva determina i diritti
e gli obblighi direttamente pertinenti al rapporto di lavoro, nonché le
materie relative alle relazioni sindacali", con buona pace di chi ha
dato sempre addosso ai sindacati, giudicandoli causa di tutto il male
della scuola.
Se su questo fronte però si aspettano ancora i dispositivi di legge,
gravi invece appaiono le norme che consentono il licenziamento per la
cosiddetta "giusta causa" e in modo particolare: falsa attestazione
della presenza in servizio; assenza priva di valida giustificazione per
più di sette giorni; falsa documentazione all'instaurazione del
rapporto di lavoro; gravi condotte ingiuriose o aggressive; condanne
penali definitive e si ventila pure la possibilità di licenziare per
scarso rendimento.
Secondo i sindacati mancherebbero le norme per le procedure di
conciliazione, mentre a rischio sarebbe la stessa libertà di
insegnamento dal momento che sono stati concessi ai presidi troppi
poteri per stabilire le colpe dei docenti.
Gli verrebbe infatti conferita una eccessiva discrezionalità che è
stata evidenziata negativamente perfino dal consiglio nazionale della
pubblica istruzione.
Il Dirigente dovrebbe valutare la performance lavorativa dei dipendenti
e assegnare il premio. In ogni caso censura e sospensione senza
retribuzione fino a 10 giorni sarebbero ora di competenza del preside
ma sarebbe pure responsabile del mancato esercizio o della decadenza
dell'azione disciplinare e per questi motivi può essere sospeso dal
servizio e dalla retribuzione fino a tre mesi.
In ogni caso, da buon sceriffo, dovrebbe motivare nel dettaglio scelte
tanto pesanti: e se non lo facesse?
Ai tribunali la sentenza.
Pasquale Almirante - La Sicilia del
07 novembre 2010