«Gli
emendamenti inseriti alla Camera alla riforma Gelmini sono tali da
“pregiudicare la stabilità” dei conti di finanza pubblica». Lo hanno
messo nero su bianco i tecnici del ministero dell’Economia e Finanze
scatenando un putiferio all’interno della maggioranza proprio alla
vigilia della discussione del ddl Gelmini prevista per oggi alla Camera
e passata in cavalleria: il voto dopo la finanziaria e il
milleproroghe. La nota è stata inviata alla commissione bilancio della
Camera, il messaggio di Tremonti ai parlamentari è chiaro: gli
emendamenti inseriti in commissione a Montecitorio per incrementare le
borse di studio e stabilizzare novemila ricercatori precari in quattro
anni costano troppo, non passeranno.Lo stop mandain confusione la
maggioranza ed è braccio di ferro tra il titolare dell’Economia e il
ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, tra Tremonti e alcuni
parlamentari incontrati insieme alla titolare di viale Trastevere in un
vertice di maggioranza pomeridiano da cui la Gelmini esce rabbuiata. Lo
stesso presidente del consiglio pare nonabbia gradito lo stop di
Tremonti e ribadito che la riforma che rischia di saltare è «tra le
priorità del programma». Intanto i finiani con Fabio Granata fanno
sapere che «se non c’è copertura per gli emendamenti la Gelmini deve
ritirare il ddl» o loro non lo voteranno, così come l’Udc. Ma il voto
della riforma ci sarà dopo il passaggio in Aula della finanziaria e del
milleproroghe, quando si capirà se ci sarà copertura per il principale
nodo del contendere: la stabilizzazione dei 9mila ricercatori per cui
servono 1miliardo e 700milioni. I rettori che si erano schierati col
governo dopo le aperture, traditi, vanno su tutte le furie e la Crui
«ribadisce con forza l’esigenza di assicurare al più presto i
finanziamenti indispensabili consentendo che l’iter legislativo al
momento interrotto possa essere effettivamente ripreso e portato a
conclusione». Per il Pd, si è scoperto un “bluff”, per la Flc Cgil «un
gioco delle tre carte» e Manuela Ghizzoni, deputata, plaude al rinvio:
«Darà la possibilità di verificare la certezza delle risorse e
consentire a tutte le forze politiche di modificare, anche in
profondità i punti più critici di questa riforma troppo centralistica».
La notizia arriva mentre l’università è in mobilitazione con due
facoltà occupate a Trieste e alla Sapienza, un corteo ieri a Pisa a cui
partecipa anche il neo-rettore. Ieri alla Sapienza si è tenuta
un’assemblea studentesca a cui ha partecipato anche il segretario
generale della Fiom, Maurizio Landini. Prove generali di rete tra
studenti e operai e restano, nonostante il rinvio del passaggio alla
Camera del ddl Gelmini, “l’assedio” a Montecitorio da parte degli
studenti e le manifestazioni previste in tanti atenei italiani per
oggi. Il sit in sotto la Camera «si trasformerà in una festa, abbiamo
scoperto che il governo è precario quanto noi», hanno scritto a tarda
sera gli studenti di Udu,Udse Link. La mobilitazione oggi non sarà solo
a Roma. Assemblee di ateneo si terranno a Siena, Firenze, Pisa. A Bari
manifestazione di studenti e ricercatori in piazza Umberto, a Torino
assemblee di facoltà e cortei fino al rettorato. A Milano la compagnia
teatrale degli Incauti, giovani attori professionisti della scuola del
Piccolo, scenderà dal palco per sostenere la protesta dei precari
dell’università, oggi alle 14.30, nella piazza dell’ateneo della
Bicocca, a Padova sit-in di studenti e dottorandi davanti al Rettorato;
anche a Salerno la protesta sarà sotto le finestre del rettore, mentre
a Catania il sit-in sarà in piazza dell’Università. Intanto Bossi,
discutendo del finanziamento della missione Afghana fa sapere che «i
soldi è meglio darli alla ricerca che spenderli per le bombe». Chissà
se stavolta verrà ascoltato. ( di Gioia Salvatori da L'Unità)
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