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studenti circa non faranno l’esame di stato; a comunicarlo è il Miur
con una certa soddisfazione, giudicando l’aumento dei ripetenti come
una medaglia da appendere al petto, perché in effetti l’aumento c’è
stato, pari cioè allo 0,6%, se riferito allo scorso anno quando non
venne ammesso il 5.5% rispetto all’attuale 6,1%. Il comunicato del Miur, lanciato dopo una
prima ampia rilevazione presso alcune scuole campione, è un po’
come se un alto dirigente di una azienda privata dicesse che dopo 5
anni di lavoro e di ricerca le automobili difettose fossero aumentate
rispetto a quelle dell’anno prima e di questo si vantasse.
Nessuno più, crediamo, comprerebbe quelle auto e nel giro di poco
fallirebbe, con grande soddisfazione dei cittadini che chiederebbero le
dimissioni dell’amministratore delegato. Sul versante della istruzione
le cose invece girano al contrario, mentre la nazione avrebbe bisogno
di cittadini preparati, consapevoli e agguerriti, per respingere le
concorrenze culturali ed economiche che vengono da fuori e quindi di
una scuola efficiente e che sappia promuovere e non respingere, le
bocciature inorgogliscono e di tutta questa massa di ragazzi costretta
a bivaccare ancora nelle aule pochi si curano. Ma è aumentato pure il
numero dei bocciati nelle altre classi. Infatti per quanto
riguarda i risultati degli scrutini relativamente alle prime quattro
classi delle scuole superiori, i dati disponibili segnalano un
incremento significativo dei non ammessi alla frequenza dell’anno
successivo. Rispetto all’11,7% dei respinti del precedente anno
scolastico, quest’anno nelle stesse scuole la percentuale sale al
13,1%. Gli allievi promossi a giugno risultano quindi 62,9% mentre più
del 24% ha il giudizio sospeso, dovrà cioè recuperare a settembre,
colmando, se ci riesce, il debito per continuare oltre: ma ci saranno i
soldi per i corsi di recupero? Tuttavia se si guarda bene l’attesa
ecatombe non c’è stata, soprattutto dopo l’ordinanza sugli esami, a
firma Gelmini, con cui si imponeva di non ammettere agli esami anche
con una sola insufficienza: tutti otto ma un solo cinque non avrebbe
permesso di partecipare alla maturità. Questa ordinanza aveva fatto
sorgere grandi perplessità nei consigli di classe, smarriti nell’idea
che la collegialità fosse stata dimenticata, cioè che il cosiddetto
voto di consiglio utile per varare o meno un ragazzo non fosse più
valido. La ministra Gelmini, fra l’altro, andando in Tv, invece di
chiarire l’aspetto normativo e legale (che si rifà a un regio decreto
che lei ignora) della ordinanza che portava il suo nome, se ne è uscita
dicendo che con un solo cinque non si deve bocciare, come se i
professori dovessero basarsi su un mezzo di comunicazione piuttosto che
su una legge dello stato. Sicuramente il messaggio non era
rivolto a loro ma a tutte le famiglie di tutti quei ragazzi che hanno a
che fare con gli esami. Da un lato il bastone costituito dalle perenni
accusa di lassismo cui la scuola è stata abbandonata per colpa della
sinistra e dall’altro la carota per gli utenti, avvertiti che la
eventuale bocciatura non sarebbe a suo carico. Per sapienza consolidata
dei professori però, dopo qualche attimo di perplessità , gli scrutini
sono proceduti come sempre e come sempre il giudizio di ammissione o
meno agli esami è stato affidato alla collegialità dei consigli di
classe, grazie appunto e facendo riferimento a quel regio decreto del
1925. Fra l’altro una norma così punitiva, e come si è visto
anche inutile, non c’è stata mai nella intera storia della scuola
italiana. Anche ai tempi di Gentile l’ammissione era condizionata
dalla media, e allora, e fino al 1968, era addirittura del cinque,
nemmeno del sei. Non abbiamo infatti ancora capito il concetto di
rigore cui la ministra fa continuo riferimento, anche perché la scuola
si migliora con investimenti, come stanno facendo in Europa e negli
Usa, non tagliando fondi o punendo o minacciando sanzioni. E’ vero che
la manica larga non fa bene, ma è anche vero che don Milani, a
Barbiana, insegnava su canoni e valori del tutto nuovi e i cui
risultati furono straordinari. Ritornando ai numeri relativi alle
ammissioni agli esami di stato, bisogna in conclusione aggiungere
che la pessimistica previsione di almeno 100.000 respinti senza
possibilità di accedere agli esami non c’è stato e questo vogliamo
sperare non dispiacerà a nessuno, ministra compresa.
PASQUALE ALMIRANTE
Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org