Al Museo Antonino Uccello,
Pino Pesce e Giuseppe Cantavenere presentano il canto popolare
siciliano - Il 18 aprile nella Casa Museo di Antonino Uccello, a
Palazzolo Acreide, nel 35° anno dalla sua scomparsa, si è tenuto un
interessante evento: “SSL SicilianSoundLandscape”, sul concludersi di
un progetto di Alessia Arena che ha ripercorso attraverso l’arte
contemporanea (nel caso specifico il canto popolare siciliano)
l’universo identitario dell’Isola. La cantante siculo-toscana ha
cantato alcuni brani della musica popolare siciliana percorrendo
«terreni sonori inusitati» per «raccontare», in particolare –
attraverso la sua personale rielaborazione – «la storia umana e
musicale di una donna straordinaria»: Rosa Balistreri.
Hanno presenziato l’iniziativa il sindaco, il vice sindaco e i
familiari di Antonino Uccello.
Di grande rilievo le testimonianze sulla Balistreri accompagnate da
foto, documentari, videoproiezioni, aneddoti e la “performance”
mimica-teatrale di Alessia Arena.
Gli ospiti della serata, il professore Pino Pesce (direttore del
periodico “l’Alba”) e l'avvocato Giuseppe Cantavenere (scrittore),
hanno illustrato con grande “pathos” le orme di Rosa Balistreri
di cui l’avvocato-scrittore ha curato (titolo, proprio il nome della
Cantatrice del Sud) un prezioso volumetto (editore Salvatore Sciascia)
con allegato (in un DVD) il film-documentario: “La voce di Rosa” del
regista Nello Correale.
Gli interventi del Professore Pesce e dell'avvocato Cantavenere
hanno risvegliato nei presenti ricordi sopiti di una Sicilia quasi
dimenticata. Dalle puntualizzazioni dei due relatori sulla vita e il
canto singolare ed ineguagliabile della cantante di Licata, tormentata
da mille vicissitudini e da un destino avverso, è venuta fuori una
figura mitica per eccellenza della musica popolare siciliana, in un
periodo e in una terra dove il solo sentire pronunciare la parola
giustizia provocava allarme e l’essere donna e l’affermare i propri
diritti erano solo pura eresia.
Un pomeriggio quindi di emozioni tra i ricordi del passato e gli angoli
di memoria, dove le mura della Casa Museo celano ancora sogni e
progetti incompiuti di Anna e Antonino Uccello.
Voglio ricordare questo incontro con dei versi di Antonino Uccello:
Tavole su due tréspiti/ e paglia d’orzo lunga/ dove
affondai i miei sonni di fanciullo.../ transitavano carri a
mattutino/ un ambiare di muli./ La forgia ardeva, in cielo
era il Triale/ intatte stelle/ ed acre l’aria d’unghie
bruciacchiate./ S’adombravano bestie:/ bastava, a indurle a
bere,/ il fischio di massari incappucciati. (“Triale”,
1957).
Mi auguro che questo evento possa essere foriero per altri incontri che
ci fanno capire chi siamo.
Solo conoscendo il passato e non dimenticando le nostre radici possiamo
pensare in futuro con le parole di Samuel Bekett: «Con tanta parte
della vita ormai dimenticata come faccio a sapere quando tutto è
incominciato, tutte le varianti di uno stesso tema, che una dopo
l'altra intersecandosi per tutta la vita, pisciano il loro veleno
finché soccombi. In un certo modo anche le cose vecchie sono nuove, non
due respiri uguali, tutto un ripetersi e ripetersi e tutto una sola
volta e mai più. Ma su ora continuiamo fino alla fine questo terribile
giorno e passiamo al seguente.»
Paolo Morale
Uccello