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Voce alla Scuola: BUON 2008, CARI DOCENTI! E NON CHIAMATE AUMENTI LA MISERIA CHE CI HANNO DATO...

Opinioni
Cara GILDA,
 Buon anno 2008?

Ins. Sandro Mattiazzi dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 31/12/2007

 


Il punto di domanda è d’obbligo; dipenderà, infatti, da quanto di nuovo riuscirà a nascere, a maturare nell’ambito del mondo della scuola. Dipenderà da quanto GILDA riuscirà ad essere GILDA: dipenderà da quanto la nostra associazione professionale ritroverà quella forza progettuale e innovatrice che per molti anni l’ha resa così unica e riconoscibile nel contesto del mondo scolastico e forse non solo in quello.

Siamo alle soglie dell’accoglienza nello statino di quello che viene definito “un aumento salariale e relativo nonché parziale recupero degli arretrati”; si sono usate le virgolette per sottolineare che in realtà altro non si tratta se non di un obolo, cioè della consueta misura con la quale viene valutato il lavoro dell’insegnante.

Che non accada (speriamo che non accada davvero) che degli insegnanti, sfiniti dal malessere economico-sociale caratteristica della categoria, non pensino si tratti realmente di un vero aumento di stipendio; ciò vorrebbe significare che oramai s’è perduto qualsiasi orgoglio, qualsiasi consapevolezza della propria funzione primaria nello sviluppo di un Paese.

E proprio riferendoci a questo, al nostro ruolo e alla nostra funzione è probabilmente giunto il momento di affermare con forza e soprattutto senza vergogna che i problemi della scuola non si possono risolvere senza risolvere i problemi degli insegnanti.

Si dia una occhiata ai nuovi curricoli del ministro Fioroni per la scuola dell’infanzia, la scuola primaria, la scuola secondaria di primo grado: ancora una volta una riforma della scuola (poiché di una riforma si tratta) piove senza alcuna consultazione della categoria, ma senza nemmeno alcun ombrello giuridico-amministrastivo che possa in qualche maniera “proteggere” il lavoro dei docenti.

Di recente, il presidente del consiglio ha citato le ultime statistiche che collocano la scuola italiana in posizioni ancor più arretrate rispetto le statistiche di qualche anno or sono:” Bisogna quindi, (dice il presidente del consiglio) istituire corsi di aggiornamento per meglio qualificare gli insegnanti”.

A parte il fatto che l’aggiornamento dovrebbe essere una costante della vita lavorativa di un insegnante, è interessante notare come si veda subito nel docente il colpevole dello sbando della scuola pubblica italiana.

Non viene alla mente come, per esempio, si continui (ed anzi si amplifichi) l’idea di una scuola che raccoglie e risolve tutti i problemi dell’attuale moderna e complessa società italiana; non viene alla mente come il coinvolgimento dei genitori nella scuola è divenuto ingerenza; non viene alla mente come l’educazione familiare faccia acqua da tutte le parti e come la confusione di ruoli e competenze abbia trasformato la scuola in un Istituto di Accoglienza Domestica; non viene alla mente che forse comprendere democraticamente alunni e studenti non significa sbriciolare qualsiasi regola e perpetrare la sistematica distruzione della autorevolezza dell’ insegnante: non viene alla mente che “fare seriamente” significa spendere, investire e non significa invitare ad un maggior impegno sostenuto fondamentalmente da ragioni etiche; non viene alla mente come per formare il nuovo cittadino italiano-europeo parlante due lingue altre (questa sembra essere la nuova aggiuntiva missione della scuola) non siano bastanti raffazzonati corsi di formazione linguistica per insegnanti abilitanti l’insegnamento(nella scuola primaria e dell’infanzia), ma siano necessari insegnanti di madre lingua per almeno mezz’ora al giorno sin dalla scuola dell’infanzia (come da anni succede già in molti paesi europei.)

Tutto questo e altro ancora non viene alla mente.

Cosa viene alla mente invece? Viene alla mente il non buon lavoro dell’insegnante, la sua poca preparazione, il suo lassismo, il suo poco entusiasmo, la sua scarsa capacità relazionale.

E’ ora di cambiar rotta; e si cambia rotta solamente spostando la questione direttamente sulla centralità della funzione dei docenti prima di qualsiasi progetto di scuola.

Questo significa almeno raddoppiare lo stipendio dei docenti (vogliamo metterci o no al passo con l’Europa?) rivedere e ridiscutere i Decreti Delegati; rivedere l’idea di disciplina; ridiscutere il concetto di “Diritto al successo scolastico” per alunni e studenti; ragionare attorno alla rappresentanza e consistenza di genitori e studenti, aggiustandone e ridimensionandone la portata. Rivedere completamente l’idea di offerta formativa; la scuola non offre un prodotto discutibile e suscettibile di contrattazioni, la scuola dà ciò che costituisce il senso collettivo di una nazione; porge la cultura e l’idea di istruzione che ha maturato lungo il tempo; cultura e istruzione che certo non si concretizzano attraverso progetti e progettini ma attraverso un curricolo comune arricchito, questo sì, dalle più moderne forme della didattica.

Chissà che il 2008, cara GILDA, porti tutto questo e, come detto all’inizio, lo si proponga senza vergogna.

Non dobbiamo più dire queste “cose”sottovoce con il timore di sentirci apostrofare reazionari, passatisti e anche fascisti (o comunisti) qualche volta.

Può essere che solo “gli Altri” siano a tutt’oggi gli unici detentori della verita?

Non è invece che la loro idea social-compassionevole della scuola sia stata e sia tuttora nefasta per alunni, studenti e anche per le loro famiglie? D’altra parte se fosse stata questa la strada giusta non si capirebbe perché di anno in anno la scuola sia peggiorata e stia peggiorando e in qualità e in credibilità.

Noi della GILDA siamo persone di buon senso che credono in una semplice equazione;
 dar valore alla scuola significa dar valore agli insegnanti.
 Il che vuol dire retribuirli molto di più (e a questo sarà immediatamente legato anche il prestigio sociale) e considerarli portatori della crescita e dello sviluppo della società.

Non dar valore (economico-sociale) agli insegnanti, trasforma la scuola in un “dopo-famiglia” appartenente al Ministero degli Affari Sociali e della Famiglia (in senso estremamente lato) piuttosto che a quello originario della Istruzione.

Buon anno 2008!


Ins. Sandro Mattiazzi
 Gilda degli Insegnanti di Venezia








Postato il Martedì, 01 gennaio 2008 ore 00:05:00 CET di Silvana La Porta
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