Sembra che tutte le promesse programmate a favore della istruzione prima delle elezioni siano diventate parole vane come quelle di una amante isterica che accalappia per poi civettare spudoratamente altrove. Non che Padoa-Schioppa e Prodi abbiano particolare sex appeal ma disertare i promessi rapporti coi sindacati della scuola senza neanche avvisare, effettivamente è brutto, anzi è stato così poco galante il mancato appuntamento del 9 maggio scorso da indurre le tre trombate organizzazioni sindacali alla proclamazione di uno sciopero generale per far vedere alle tre odalische governative, compreso il ministro Nicolais della funzione pubblica, come si trattano le cafonaggini.
E così lunedì 4 giugno ecco un terzo giorno di vacanza-sciopero, dopo la festa della Repubblica di sabato 2 e la domenica, come momento ideale per mostrare i muscoli favorendo magari chi lambicca già un lusinghiero ponte estivo. Qualcuno vuole leggere in questa data pure la sottile minaccia al blocco degli scrutini, di cui non fa mistero la fragile ma combattiva Gilda, e qualche altro una resa di conti sui banchi degli esami sia di licenza media e sia di maturità, considerato ancora che i compensi per i commissari, esterni e interni, con ogni probabilità saranno ridotti.
D’altra parte i confederali, cedendo alle lusinghe del governo, avevano già revocato un altro sciopero, quello del 16 aprile, sulla base dell’altra promessa che con diletto avevano sottoscritto il 6 dello stesso mese per risolvere tutte le pendenze contrattuali che erano in attesa sotto il lascivo baldacchino fin dal primo gennaio 2006. Incontro soddisfacente, avevano detto, «ma vogliamo che esca immediatamente la prima Direttiva contrattuale del governo all’Aran con l’indicazione dell’avvio delle trattative e delle risorse convenute». Tuttavia di fronte al nulla di fatto, oggi Panini, il segretario della Cgil-scuola, grida: «I contratti non sono merce di scambio», temendo i pericolosi contagi di Padoa- Schioppa che pone l’aut-aut: o riforma delle pensioni o contratto. E va ancora più a fondo denunciando che la scuola in questo anno di centrosinistra ha regolarmente subito tagli: dai finanziamenti a quello degli organici, dalla mancata nomina dei supplenti al loro giusto salario, «peggiorando la qualità dell’offerta formativa e le condizioni di ordinario esercizio della professionalità docente e Ata, all’indebitamento delle scuole che ha ormai raggiunto livelli da paralisi».
E allora dopo quasi 18 mesi di vacanza contrattuale ancora nulla di fatto e ancora minacce di sciopero, nonostante ad aprile si fosse accettato, per il semplice amore della pace, un aumento medio di appena 101 euro lordi al mese, di non pretendere arretrati per tutto il 2006 ma di accontentarsi di quelli del 2007 a inizio 2008, con un evidente rammollimento così poco virile del sindacato da far pensare all’intermediazione di lenoni d’alto bordo. C’è però qualche buontempone che ha altri pensieri ben più inquietanti in testa: vuoi vedere che la stanno tirando alle lunghe col rinnovo del contratto per fra saltare qualche anno? In altre parole, dilatando i tempi dell’accordo per la prossima quadriennalità, economica e normativa, il governo penserebbe di scavalcare tutto il 2006 e il 2007, portando l’ingombrante fardello del contratto del personale della scuola a partire dal gennaio 2008, in modo da sistemarsi con comodo la nuova finanziaria, aggiustare qualche numero in vero travisato dal precedente governo, trovare capziosità sul riordino delle pensioni, appianare le questioni del cuneo alle imprese e degli ammortizzatori sociali. Altrimenti perché questa maggioranza sarebbe al governo?
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)