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Costume e società: OMOSESSUALITA': QUEL CHE NE DICE LA SCIENZA

Opinioni
OMOSESSUALITA': quel che ne dice la scienza.

Risposte:
 da Focus n.41

Bibliografia : Simone Le Vay "Le radici della sessualità" Laterza 1994.


Si puo' dire che'omosessualita' sia "contro natura" ?

Nessuno scienziato oggi potrebbe definire "contro natura" l'omosessualità. Semplicemente perché in natura esiste. È diffusa tra molti animali, dagli insetti ai cani.

Giorgio Celli, direttore dell'Istituto di Entomologia agraria dell'Università di Bologna, ha anzi dimostrato che viene ampiamente usata per tenere sotto controllo la crescita demografica, e che esistono meccanismi automatici che la fanno aumentare o diminuire (Studi sui topi). Per molti mammiferi l'omosessualità è anche un sistema di comunicazione sociale. Le mucche si montano tra loro per sincronizzare il ciclo riproduttivo. Le femmine di scimmia Rhesus per stabilire la gerarchia nel gruppo. E qualcosa di simile succede nei babbuini: quando due maschi si incontrano, l'individuo di grado inferiore mostra le terga all'altro: si tratta di un'offerta sessuale per ingraziarselo, spiega Isabella Lattes Coiffmann. Succede una cosa simile anche nei cani.

Tra gli animali la identità sessuale è d'altronde così instabile che anche l'ambiente può modificarla, o addirittura l'età, come nelle cernie. Atteggiamenti omosessuali riguardano anche insetti e molluschi. Tra le cimici Afrocimex, per es., un maschio inocula i suoi spermatozoi in un altro maschio, che poi li userà insieme ai suoi, per fecondare una femmina.

La scoperta più sorprendente l'hanno fatta dei biologi canadesi che hanno filmato a 2512 m. di profondità nell'Oceano Atlantico, 16 minuti di amplessi a luci rosse tra due polpi maschi di specie diverse (foto su n.41 di Focus pag.32).

Quanti sono gli omosessuali?


 Non è facile dirlo, gli studi concordano solo su grandi linee. Dagli ultimi studi pare siano il 4% della popolazione mondiale. Complessivamente 200 milioni di persone, perfettamente uguali agli altri 5 miliardi e mezzo, salvo che per le preferenze sessuali.

Il famoso rapporto Kinsey, che risale agli anni 50, calcolò che il 37% della popolazione americana maschile aveva avuto almeno qualche esperienza omosessuale intensa (fino all'orgasmo) tra l'adolescenza e l'età avanzata. Inoltre calcolò che il 10% della popolazione era stato più o meno esclusivamente omosessuale per almeno tre anni nel corso della vita. E che il 4% circa della popolazione maschile era stato sempre omosessuale, dall'adolescenza in poi.

Fra le donne le percentuali erano inferiori solo di poco. Il 13% delle persone intervistate aveva avuto esperienze chiaramente omosessuali dopo l'adolescenza. Dall'1 al 3% delle donne nubili e meno dello 0,3 per cento delle sposate erano esclusivamente omosessuali.

Gli studi più recenti sembrano confermare che il 4-5% della popolazione maschile e il 2-3% di quella femminile è omosessuale per la maggior parte della loro vita.

L'omosessualità e' presente nella storia?


 Nelle società antiche l'omosessualità era in genere accettata. Le prime tracce storiche sono nella Bibbia". Per la preistoria ci mancano documenti - dice la antropologa Ida Magli - ma la Bibbia, che nelle versioni orali risale a 2000 anni a. C. ne documenta la diffusione. Da allora la cultura ebraico-cristiana è sempre stata quella che più ha combattuto l'omosessualità.

Che invece era comunemente accettata nell'antico Egitto e privilegiata nella cultura Greca e poi Romana. I Greci erano culturalmente bisessuali: consideravano i figli indispensabili alla maturazione dell'individuo, e per generarli era necessario il rapporto eterosessuale. Ma il rapporto d'amore propriamente detto e preferito dai maschi adulti era quello omosessuale, con un patner più giovane, di solito ("Il simposio" di Platone ne è un esempio).

In altre culture l'amore omosessuale è addirittura segno di comunicazione col divino. Per lo sciamanesimo è indice di elezione, segnale di rapporto privilegiato col trascendente".

Erano omosessuali Michelangelo, il musicista russo Chaikovky, lo scrittore Oscar Wilde, Giulio Cesare e l'imperatore Adriano. Tra le donne le più famose erano la poetessa Saffo, la scrittrice Virginia Woolf e Cristina, regina di Svezia.

È ereditaria? Ovvero, è un carattere genetico?


 Il ricercatore americano Dean Hamer, studiando l'albero genealogico di 114 maschi omosessuali, ha accertato che il 13,5% dei loro fratelli era gay. Lo era anche il 7,5% dei cugini maschi e degli zii da parte di madre. Una percentuale molto superiore a quella della media della popolazione. L'incidenza nella famiglia paterna è risultata nella media. Conclusione: l'omosessualità può avere nel 30% dei casi una base genetica, ed essere erditaria, ma solo per via materna. Probabilmente responsabile sarebbe un gene del cromosoma X, che avrebbero individuato in una regione del cromosoma chiamata Hq28.

La genetista italiana Giovanna Camerino ha scoperto il gene della femminilità "Si chiama Dss ed è potentissimo. È in grado di far diventare femmina un moscerino con sesso cromosomico maschile". Ralph Greenpan, un genetista della New York University, ha recentemente creato in laboratorio un moscerino bisessuale inserendo geni femminili in alcune zone del cervello dei maschi, che governano l'odorato (molto importante nella sessualità animale).

Ricordiamo inoltre che un maschio su 20mila nasce con due cromosomi X e una femmina su 100 mila nasce con un cromosoma Y. Ogni 30mila nascite un individuo XX, geneticamente femmina nasce con genitali esterni e interni maschili e femminili, cioè un ermafrodita sterile. Un maschio su 700 ha due X (=XXY).

Quanti sono , allora, i sessi?


 Concludendo : l'omosessualità non è un fenomeno unicamente umano. Secondo: bisogna smettere di pensare che esistano solo due sessi principali, maschile e femminile, e un terzo minoritario, rappresentato dagli omosessuali. In realtà tra i due estremi, il maschi più virile e la donna più femminile, esiste un'infinità di modi intermedi di essere. Perché l'identità sessuale non è determinata solo dal tipo di organi sessuali esterni, ma da un'infinità di fattori biologici, come gli ormoni, il cervello, gli organi sessuali interni e i geni. E fattori culturali. E le combinazioni possibili di questi fattori sono infinite. Il sesso insomma è un puzzle con infinite possibilità di soluzione. E più d'una può essere alla base della omosessualità.


Puo' esserci una causa ormonale?


 Da "La sessualità in prospettiva psicosociale, ruoli normativi e devianza"
di Erminio Gius Cleup 1978 Pag. 109

 Per quanto riguarda il settore ormonale, se gli ormoni svolgessero un ruolo importante nell'insorgenza della pulsione omosessuale, si dovrebbe concludere nell'asserzione che la proporzione degli ormoni maschili e femminili non deve essere la stessa negli omosessuali e negli uomini normali.
 Dinanzi alla teoria sopra descritta che individuava nella bisessualità uno squilibrio endocrino attribuendo agli omosessuali maschi un grosso tasso di estrogeni e agli omosessuali femmine un grosso tasso di androgeni, le moderne ricerche hanno dimostrato che non esiste affatto una correlazione dimostrabile tra lo squilibrio ormonico e l'omosessualità.

Williarn H. Perloff, nella cura clinica di molti casi di persone sofferenti di squilibri ormonali, ha constatato che nessuno di essi soffriva di tendenze omosessuali, mentre alcuni omosessuali sono stati trovati perfettamente normali in questo settore ormonale. Inoltre l'Autore ha dimostrato che la somministrazione di grandi quantità di estrogeni a individui maschi normali e di androgeni a individui femmine normali e la somministrazione di androgeni e di estrogeni relativamente al proprio stesso sesso non provoca una conversione dell'orientamento sessuale, bensì ottiene una trasformazione dei caratteri sessuali secondari nel primo caso e un aumento della libidio nel secondo35.
 Perloff conclude dicendo che l'omosessualità è un fenomeno puramente psicologico, non dipendente da fattori ormonali, né suscettibile di cambiamento dell'orientamento sessuale nella dinamica dell'eterosessualità per l'apporto di sostanze endocrine36. Questa appare essere l'opinione più comunemente accettata oggi tra le autorità in campo medico.

Uno studio apparso su "Tempo medico", settembre, n. 95, 1972, p. 17, sembra invece attribuire l'omosessualità ad un fattore dovuto ad un alterato metabolismo degli androgeni. Il dottor M. Sydney Margolese afferma che i fattori sociali e psicologici hanno una importanza soltanto secondaria nella determinazione e nella genesi dell'omosessualità. "Esaminando 14 maschi eterosessuali e 10 omosessuali ho costatato - scrive l'endocrinologo americano - che, pur essendo nei due gruppi quantitativamente sovrapponibile l'escrezione dei 17-chestosteroidi urinari, era in realtà invertito il rapporto tra i due metaboliti del testosterone, l'androsterone e l'etiocolanolone. Precisamente, mentre negli omosessuali erano in media escreti 2,5 mg di androsterone e 3,5 mg di etiocolanolone al giorno negli eterosessuali succedeva esattamente l'opposto.
 Naturalmente non si poteva dire che l'omosessualità fosse dovuta all'alterato rapporto tra i due ormoni, diversi tra loro solo per la posizione dell'idrogeno legato al carbonio 5, ma era lecito sospettare che esso fosse la spia di qualche alterazione di metabolismo intermedio degli androgeni".
 Il dottor Margolese ha voluto una controprova del legame esistente tra il dato biochimico e il comportamento sessuale.
 Ha sottoposto perciò all'indagine 6 soggetti di cui ignorava l'orientamento sessuale, facendoli contemporaneamente esaminare dallo psichiatra che collaborava con lui nelle ricerche, il dottor Oscar Janiger. Le conclusioni di quest'ultimo concordarono con la diagnosi fatta dal dottor Margolese solo in base al dato urinario: dei 6, 4 erano omosessuali, 2 eterosessuali. Le ricerche in tal senso procedono ancora.
 Infine, anche per rapporto ad alcune tesi di molti che vedrebbero nelle caratteristiche fisiche esterne (femminiloidi o viriloidi) dei segni evidenti della presenza di omosessualità e una sua causa, si deve dire che esistono caratteristiche somatiche di tipo femminile sia negli uomini omosessuali che negli eterosessuali e caratteristiche somatiche di tipo viriloide sia nelle donne omosessuali che in quelle eterosessuali.
 34 A. OVERING, idem,
 35 A. OVERING, idem.
 36 H. KIMBALL-JONES, idem.









Postato il Mercoledì, 06 dicembre 2006 ore 00:05:00 CET di Silvana La Porta
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