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Esame di Stato: No a Tutor, Portfolio, Anticipi e 2 Ciclo - Si a 20%, Esame di Stato, obbligo a 16 anni

Comunicati

Con una circolare del 31-08-2006 il Ministro Fioroni scrive ai docenti per ricordare cosa è stato cancellato e cosa ancora resta della riforma Moratti . Non ci sarà nessun tutor, la valutazione degli studenti resta all´intera équipe dei docenti. Si annulla il "portfolio delle conoscenze", viene congelato l´anticipo scolastico alla materna ed alle elementari per problemi di budget ai Comuni , si sposta all´anno scolastico 2008-2009 il termine per la revisione degli organici del personale docente della scuola secondaria 1 grado, ogni scuola potrà disporre del 20% dei programmi didattici da gestire direttamente, lavorerà per portare l´obbligo scolastico a 16 anni, si prefigge di sospendere il programma dei licei sperimentali e di dettagliare la revisione dell´esame di maturità ...

La Circolare

Il mio augurio, per questo nuovo anno scolastico, è che il vostro lavoro possa svolgersi in condizioni migliori, realizzando risultati più vicini agli obiettivi propri di un sistema educativo moderno e di qualità.

E' un augurio che devo rivolgere anche a me stesso, per le responsabilità che ho assunto da qualche mese nel campo delle politiche scolastiche e per le difficoltà di varia natura che vi si sono accumulate negli anni.

Sono però convinto che significativi miglioramenti si possano fare abbastanza facilmente, e in tempi relativamente rapidi. Attribuisco, in particolare, la massima importanza al ristabilimento di una comunicazione diretta, di modalità fluide ed efficaci di ascolto e di confronto con il personale della scuola; all' avvio di processi concreti e visibili di condivisione delle scelte; al recupero di un clima sereno e costruttivo, libero dalle tensioni e dalle incertezze degli ultimi anni.

So bene che può suonare retorica l'affermazione - in ogni caso tutt'altro che inedita - secondo cui nella scuola non si possono fare riforme, e neppure modesti cambiamenti, senza il coinvolgimento e contro il parere degli insegnanti. So anche che l'esperienza vi ha reso giustamente diffidenti nei confronti di queste belle parole e di chi le pronuncia. Ma vi assicuro che farò il possibile per non smentirle.

Abbiamo, del resto, una buona base da cui partire. Impegno educativo, qualità professionale, capacità di innovazione, buoni collegamenti con il territorio sono una risorsa diffusa, sebbene in modo ancora non omogeneo, nella scuola italiana. Buona parte degli insegnanti, dei dirigenti scolastici, del personale nel suo insieme, pur nella fatica di contesti organizzativi e di condizioni lavorative spesso non adeguate alla complessità del compito, sa assumersene la responsabilità: dando riscontri concreti all'autonomia scolastica e cogliendo le opportunità offerte dalla possibilità di nuove alleanze con gli attori istituzionali, sociali, economici del territorio. Ma è indubbio - lo sappiamo non solo dai dati statistici e dai risultati delle indagini, ma soprattutto dalla realtà che si coglie in presa diretta nel lavoro scolastico - che ci sono non poche criticità, di varia origine e di diversa gravità, e che occorrerà risolverle

Tra queste non sottovaluto affatto le difficoltà, le mortificazioni, i rischi di demotivazione professionale che derivano da un riconoscimento sociale ed economico inadeguato, da un precariato troppo consistente e di troppo lunga durata, da dispositivi di formazione iniziale e continua non convincenti e non efficaci. Sono temi complicati, talora anche controversi, che però meritano di essere presi sul serio, approfonditi e avviati a soluzione: anche per recuperare al lavoro docente una capacità di attrazione dei laureati migliori. Lo dobbiamo alla scuola che verrà e alle prossime generazioni di studenti.

Ma alle politiche per il personale devono intrecciarsi altri interventi . Abbiamo la necessità di rendere più inclusivo il nostro sistema educativo, coniugando equità ed eccellenza e restituendogli capacità di contribuire fortemente a quella mobilità sociale basata sulla serietà degli studi e sulla qualità dei risultati di cui nel nostro paese c'è grandissimo bisogno; di assicurare a tutti gli allievi il raggiungimento di standard di competenze più elevati, sia di base che professionali; di mettere al centro le persone e lo sviluppo della capacità di ognuno tramite la valorizzazione delle attitudini, dei talenti, degli stili cognitivi e delle strategie di apprendimento; di modernizzare il profilo culturale della scuola, tenendo conto dei bisogni formativi di una società complessa e plurale e delle trasformazioni del mondo del lavoro e delle professioni ma anche dell'importanza di rivisitare e rilanciare in termini nuovi la dimensione culturale europea ; di adottare la logica dell'apprendimento lungo tutto il corso della vita e dell'apprendere ad apprendere; di rendere trasparenti e scientificamente valutabili i risultati dell'azione formativa; di rivalorizzare e sviluppare l'intero comparto tecnico professionale, come richiesto dai processi di riqualificazione e modernizzazione del nostro sistema economico-produttivo.

Un lungo elenco di obiettivi, che vanno dalle scuole per l'infanzia ai centri per l'educazione degli adulti, molti dei quali sono già al centro delle numerose buone pratiche che attraversano l'intero sistema. Ma come procedere? Con quale metodo?

Molti insegnanti e molti dirigenti scolastici, pur augurandosi cambiamenti anche profondi e capaci di rispondere alle sfide di una nuova cittadinanza e di una rinnovata umanizzazione della nostra società, temono che si riproducano ancora una volta situazioni di incertezza e di difficoltà. Le politiche che impostano e non concludono, che fanno innovazioni senza verifiche, che privilegiano obiettivi distruttivi invece che costruttivi, che corrono dietro alle ideologie invece che a ciò che si può concretamente migliorare. L'esperienza degli ultimi anni brucia ancora, molti sono disorientati, molti chiedono solo semplificazioni, molti desiderano addirittura che tutto resti fermo, almeno per un giro.

Vorrei rassicurarli. Ci sono modifiche urgenti e fondamentali che devono essere fatte: ma prima di ogni modifica, ci sarà lo spazio per l'ascolto del mondo della scuola, per i confronti con l'associazionismo professionale, con le organizzazioni sindacali di categoria, con le parti sociali. Non per rimandare le decisioni più difficili o le scelte più controverse, non per alimentare ancora la perversa logica dei rinvii che non giova alla credibilità del sistema educativo e del lavoro che vi si svolge, ma per decidere a ragion veduta, misurandosi sia con le opinioni che con i fatti, verificando le condizioni di concreta agibilità del cambiamento, destinando le risorse necessarie.

Non c'è bisogno, insomma, di altri punti e a capo, né di elaborare l'ennesima riforma organica e complessiva da consegnare alla storia. Le trasformazioni vere richiedono tempi lunghi e distesi, sperimentazioni e verifiche sul campo, la capacità e la pazienza degli aggiustamenti in itinere. Il quadro dell'autonomia scolastica, del resto, consente un'innovazione che ha il suo fulcro principale nelle stesse istituzioni scolastiche. Le numerose buone pratiche sono il materiale principale da cui muovere.

La via che intendo percorrere è quella dell'attivazione di processi di trasformazione condivisi, rimuovendo ciò che li ostacola e mettendo in campo quanto occorre perché possano realizzarsi compiutamente, sostenendo le situazioni più deboli in modo da superare quell'innovazione a chiazze di leopardo che caratterizza la scuola italiana: non è di una moltiplicazione ulteriore di situazioni di eccellenza che abbiamo bisogno, ma di un miglioramento medio che investa in modo omogeneo l'intero sistema.

Abbiamo, come quadro di riferimento, le indicazioni della Commissione Europea e gli obiettivi condivisi dai paesi membri. E come bussola una Costituzione, recentemente confermata dal voto popolare, che fa dell'istruzione un diritto universalistico, non condizionabile da situazioni sociali e soggettive, e neppure dal risiedere nell'una o nell'altra area regionale. Quello stesso testo costituzionale fa dell'obbligo della Repubblica di assicurare a tutti il diritto all'istruzione una funzione pubblica, un concetto e un valore a cui tengo molto. La scuola, con il suo lavoro di ogni giorno e la sua presenza in ogni luogo è il cantiere della piena cittadinanza. Abbiamo, inoltre, una cultura istituzionale e sociale, sedimentata in norme, che affida al sistema educativo compiti di importanza fondamentale per lo sviluppo della democrazia, di un'etica pubblica laica, di una cultura comunitaria e solidaristica.

Non ci mancano, quindi, i principi da cui far discendere le politiche. Occorrono però azioni conseguenti, a partire dalla definizione di obiettivi formativi e di standard di competenze cui possa ancorarsi la progettazione curriculare, la valutazione scientifica dei risultati, la validità nazionale ed europea dei titoli di studio e delle qualifiche. Il lavoro che abbiamo di fronte è, dunque, molto importante. Negli ultimi tre mesi sono stati già fatti alcuni passi, ma è solo dalle prossime settimane, con le scuole riaperte e la possibilità del confronto con il suo personale, che si entrerà davvero nel vivo.

Accompagno questa lettera con una "Nota di indirizzo" che ha lo scopo di fornire alcuni orientamenti generali in una situazione di riforma che è, ancora, di "cantiere aperto". Mi auguro che la Nota aiuti a costruire, in questa fase di avvio del nuovo anno scolastico, un clima di serenità, di fiducia, di impegno.

Buon lavoro a tutti noi, e ancora auguri

Il Ministro
Giuseppe Fioroni

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Postato il Venerdì, 01 settembre 2006 ore 12:43:38 CEST di Salvatore Ravida
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