Palermo-Prof in fuga verso la pensione nell´Isola lasciano in tremila
di SALVO INTRAVAIA
Professori in fuga dalla scuola, la Sicilia è in testa. Il dato viene reso noto dallo Snals-Confsal nazionale, che ha conteggiato i pensionamenti per il prossimo anno scolastico. E l´Isola registra l´esodo più eclatante. Fra sei mesi resteranno a casa 2.940 insegnanti e 943 Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari): in tutto 3.883 lavoratori. A titolo di esempio, la Lombardia, che conta la popolazione scolastica più alta in assoluto, vedrà uscire dai propri istituti 3.799 docenti e bidelli, mentre la Campania, seconda per dipendenti, appena 3.309.
A far lievitare i pensionamenti sono soprattutto maestre e prof. In soli due anni - dal 2004-2005 al 2006-2007 - in Italia i collocamenti a riposo nel settore scuola sono cresciuti del 45 per cento, probabilmente segno di una sfiducia nel sistema che si estende a macchia d´olio e che induce chi può a scappare. In Sicilia, negli stessi due anni, la fuga dalla scuola ha assunto proporzioni ancora più vaste: più 60 per cento.
A crescere di numero sono soprattutto i docenti che vanno in pensione con la formula delle "dimissioni volontarie": coloro che, pur non avendo raggiunto i limiti di età o il massimo del servizio, preferiscono andar via in anticipo. Nella sola provincia di Palermo, in un solo anno il numero di insegnanti che, pur potendo lavorare ancora qualche anno, preferiscono passare la mano cresce di nove punti percentuali: l´anno scorso raggiunse il 58 per cento del totale, quest´anno schizza al 67. Sempre in provincia di Palermo il record di "fughe" spetta alla scuola media, con 208 richieste di pensionamento. Lo scorso anno furono appena 115, l´incremento dunque è dell´81 per cento.
I dati sui pensionamenti confermano lo studio sul grado di "soddisfazione lavorativa" del personale della scuola presentato a gennaio da Francesca Di Martino, neo-dottoressa in Psicologia, come tesi di laurea. I 753 intervistati hanno lasciato trapelare uno stato di malessere diffuso, legato anche alle ultime novità introdotte nella scuola dal governo Berlusconi. Al punto che tre docenti su dieci «se potessero, non rifarebbero lo stesso lavoro».
Secondo Gianni Di Pisa, segretario generale dello Snals di Palermo, indica un´altra possibile causa dell´esodo: «In Sicilia l´età media dei docenti è più alta che altrove. L´emigrazione dei giovani insegnanti al Nord, non accompagnata da un adeguato turnover, ha invecchiato la categoria prima che nelle altre regioni. Ora si vedono i risultati». Non solo. I docenti siciliani sono più stanchi «a causa di condizioni ambientali meno favorevoli che in altre regioni: in Sicilia - spiega Di Pisa - manca tutto, dagli edifici scolastici ai laboratori, dalle risorse economiche al personale, che in una regione come la nostra, anziché essere tagliato, andrebbe incrementato».
Un contributo non secondario arriva dalla riforma del sistema pensionistico, introdotta dal ministro del Lavoro, Roberto Maroni. Fino al 2007 sarà possibile lasciare la scuola a 57 anni di età e 35 di servizio. Più tardi occorrerà avere 60 anni (e 35 anni di servizio) o 40 di servizio. Per Enza Albini, a capo della Flc Cgil siciliana, «nell´Isola le condizioni di vivibilità a scuola per i docenti sono più difficili. Da noi tutta la scuola è a rischio, dalle strutture all´utenza. E, con la crisi economico-occupazionale che viviamo quotidianamente, la paura nel futuro si raddoppia. Perciò chi può va via». Ma la Albini non lesina critiche neppure ai capi d´istituto: «In Sicilia parecchi presidi hanno stressato gli insegnanti cercando di imporre anche quello che la riforma Moratti rendeva facoltativo. In altre regioni questo non è avvenuto».
Nota: Repubblica-Palermo 22 marzo 2006
di SALVO INTRAVAIA
Professori in fuga dalla scuola, la Sicilia è in testa. Il dato viene reso noto dallo Snals-Confsal nazionale, che ha conteggiato i pensionamenti per il prossimo anno scolastico. E l´Isola registra l´esodo più eclatante. Fra sei mesi resteranno a casa 2.940 insegnanti e 943 Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari): in tutto 3.883 lavoratori. A titolo di esempio, la Lombardia, che conta la popolazione scolastica più alta in assoluto, vedrà uscire dai propri istituti 3.799 docenti e bidelli, mentre la Campania, seconda per dipendenti, appena 3.309.
A far lievitare i pensionamenti sono soprattutto maestre e prof. In soli due anni - dal 2004-2005 al 2006-2007 - in Italia i collocamenti a riposo nel settore scuola sono cresciuti del 45 per cento, probabilmente segno di una sfiducia nel sistema che si estende a macchia d´olio e che induce chi può a scappare. In Sicilia, negli stessi due anni, la fuga dalla scuola ha assunto proporzioni ancora più vaste: più 60 per cento.
A crescere di numero sono soprattutto i docenti che vanno in pensione con la formula delle "dimissioni volontarie": coloro che, pur non avendo raggiunto i limiti di età o il massimo del servizio, preferiscono andar via in anticipo. Nella sola provincia di Palermo, in un solo anno il numero di insegnanti che, pur potendo lavorare ancora qualche anno, preferiscono passare la mano cresce di nove punti percentuali: l´anno scorso raggiunse il 58 per cento del totale, quest´anno schizza al 67. Sempre in provincia di Palermo il record di "fughe" spetta alla scuola media, con 208 richieste di pensionamento. Lo scorso anno furono appena 115, l´incremento dunque è dell´81 per cento.
I dati sui pensionamenti confermano lo studio sul grado di "soddisfazione lavorativa" del personale della scuola presentato a gennaio da Francesca Di Martino, neo-dottoressa in Psicologia, come tesi di laurea. I 753 intervistati hanno lasciato trapelare uno stato di malessere diffuso, legato anche alle ultime novità introdotte nella scuola dal governo Berlusconi. Al punto che tre docenti su dieci «se potessero, non rifarebbero lo stesso lavoro».
Secondo Gianni Di Pisa, segretario generale dello Snals di Palermo, indica un´altra possibile causa dell´esodo: «In Sicilia l´età media dei docenti è più alta che altrove. L´emigrazione dei giovani insegnanti al Nord, non accompagnata da un adeguato turnover, ha invecchiato la categoria prima che nelle altre regioni. Ora si vedono i risultati». Non solo. I docenti siciliani sono più stanchi «a causa di condizioni ambientali meno favorevoli che in altre regioni: in Sicilia - spiega Di Pisa - manca tutto, dagli edifici scolastici ai laboratori, dalle risorse economiche al personale, che in una regione come la nostra, anziché essere tagliato, andrebbe incrementato».
Un contributo non secondario arriva dalla riforma del sistema pensionistico, introdotta dal ministro del Lavoro, Roberto Maroni. Fino al 2007 sarà possibile lasciare la scuola a 57 anni di età e 35 di servizio. Più tardi occorrerà avere 60 anni (e 35 anni di servizio) o 40 di servizio. Per Enza Albini, a capo della Flc Cgil siciliana, «nell´Isola le condizioni di vivibilità a scuola per i docenti sono più difficili. Da noi tutta la scuola è a rischio, dalle strutture all´utenza. E, con la crisi economico-occupazionale che viviamo quotidianamente, la paura nel futuro si raddoppia. Perciò chi può va via». Ma la Albini non lesina critiche neppure ai capi d´istituto: «In Sicilia parecchi presidi hanno stressato gli insegnanti cercando di imporre anche quello che la riforma Moratti rendeva facoltativo. In altre regioni questo non è avvenuto».
Nota: Repubblica-Palermo 22 marzo 2006