La scuola italiana
rimane indietro per efficacia dell’insegnamento nelle materie
scientifiche e nella lettura, ma recupera terreno nella matematica. Il
tutto in una situazione in cui si va ampliando il divario a livello
geografico tra un Nord che arriva a confrontarsi con i Paesi più
virtuosi e un Sud decisamente più arretrato , come anche a livello di
genere. Sono questi i risultati presentati ieri dal rapporto Pisa, la
rilevazione triennale dell’Ocse che misura la qualità e l’efficienza
dei sistemi scolastici dei paesi membri con una indagine a tappeto
sugli studenti quindicenni.
Matematica
Per quanto riguarda la matematica gli studenti italiani hanno infatti
raggiunto un punteggio di 490 punti, attorno alla media dei paesi Ocse,
rispetto ai 466 punti del 2003 e ai 485 punti del 2012, proseguendo un
progressivo recupero che ha portato il nostro paese a superare negli
ultimi tre anni gli Stati Uniti e a raggiungere Francia e Gran Bretagna
a livello di performance matematica. In più la fascia un ragazzo su
dieci, in linea con la media Ocse, fa parte della fascia degli studenti
migliori, con un miglioramento di 3,5 punti percentuali rispetto a
dodici anni prima.
Male nelle materie scientifiche
Se la situazione sul fronte dei numeri mostra segnali confortanti, i
numeri non sono altrettanto positivi per quanto riguarda l’educazione
alla scienza nel suo complesso. Anche se si tratta di classifiche
stilate con metodo statistico, il valore della rilevazione Pisa indica
un Paese che non riesci a migliorare la qualità dell’istruzione non
solo alle materie ma al metodo scientifico nel suo complesso, una delle
competenze chiave per le preparazione al mondo del lavoro del nuovo
secolo.
La performance degli studenti italiani in materia di scienza si ferma a
481, non molto variato rispetto a nove anni prima (475 nel 2006), con
un distacco di dodici punti rispetto alla media Ocse, che sale a oltre
50 punti rispetto ai migliori (Estonia, Giappone e Singapore. Gli
studenti appartenenti alla fascia più elevata, quelli in grado di
applicare in maniera autonoma e creativa conoscenze e competenze
scientifiche a un ampio spettro di situazioni, anche sconosciute, in
Italia sono limitati al 4% del totale, la metà della media Ocse.
A livello geografico la situazione si va polarizzando con le eccellenze
scientifiche con performance decisamente al di sopra della media
nazionale che si registrano a Bolzano, Trento e in Lombarda, su livelli
che si confrontano con i paesi migliori a livello mondiale. Mentre gli
studenti della Campania sono in deciso ritardo: 3o punti in meno
rispetto alla media, l’equivalente circa di un anno di studio.
Forte la differenza di genere
Ma note dolenti arrivano anche dalla differenza di genere, una delle
principali criticità del sistema scolastico italiano. Se nella lettura
le ragazze sopravanzano i ragazzi, la situazione si inverte in campo
scientifico e, anzi, la forbice continua ad allargarsi: i maschi hanno
performance superiori per un punteggio arrivato a 17 punti rispetto
alle ragazze, una delle differenze più alte tra i Paesi Ocse, per di
più ampliata di ben 14 punti tra il 2006 e oggi. Per quanto riguarda la
matematica il gap dei risultati aumenta arrivando a venti punti, anche
in questo caso uno dei più larghi tra i paesi Ocse, ma in questo caso è
rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi anni. Come nel resto dei
paesi oggetto della rilevazione, le ragazze in seguito prediligono una
carriera nell’ambito scientifico-medico, mentre il percorso
ingegneristico e informato è a grande prevalenza maschile. Anche se a
quindici anni gli studenti sono ancora molto indecisi sul loro futuro,
quasi un quarto dei ragazzi (il 23% in Italia, in linea con la media)
ritiene che la sua futura professione avrà bisogno di ulteriore
formazione in ambito scientifico.
Spesa nella media (ma in forte calo)
I risultati non certo brillanti dell’insegnamento si confrontano con
una spesa che è sostanzialmente in linea con la media Ocse.
L’investimento per ragazzo nella sua formazione nella scuola
dell’obbligo – tra i sei e i 15 anni – è pari a 87mila dollari
(calcolati a parità di potere d’acquisto), non molto distante dai
90mila dollari di media. Ma tra il 2005 e il 2013 la spesa pubblica per
studente è crollata dell’11% circa (in termini reali) in Italia, mentre
la spesa media Ocse è lievitata del 19%.
Tanto tempo sui libri
Nonostante tutto gli studenti italiani passano più tempo sui libri
rispetto ai loro colleghi. Ogni settimana stanno a scuola in media 29
ore e poi a casa studiano per altre 21 ore, per un totale di circa 50
ore, che si confronta don una media di 44 ore. Ma molti paesi ottengono
risultati decisamente migliori con meno tempo dedicato allo studio: in
Finlandia la media è di 36 ore, così come in Germania, in Svizzera è di
38 e in Giappone di 41 ore.
I sistemi migliori
Singapore si conferma il miglior sistema scolastico per i risultati in
ambito scientifico, seguito da Giappone, Estonia, Finlandia e Canada.
Il rapporto Pisa segnala comunque che, a dispetto del significativo
avanzamento della scienza e della sua rilevanza nella vita quotidiana
di tutti, le performance scolastiche nelle materie scientifiche sono
rimaste sostanzialmente invariate a livello globale. Nonostante questo
alcuni sistemi hanno messo a segno miglioramenti significativi, a
partire da Israele per arrivare a paesi come Colombia, Portogallo e
Romania.
Per quanto riguarda la differenza di genere, le differenze si stanno
riducendo a livello mondiale ma rimangono molto evidenti, a favore dei
maschi, nella fascia delle eccellenze. Con una sola eccezione: la
Finlandia è l’unico paese dove le ragazze superano i colleghi maschi
nelle performance migliori
Pierangelo
Soldavini
Il Sole 24 Ore