Il sindacato ha
raccolto perplessità e limiti della bozza di riforma del Governo
attraverso 400 seminari e dibattiti tenuti in tutta Italia con 10mila
partecipanti: dal confronto è emerso che molte delle richieste
maggioritarie giunte da chi vive la scuola tutti i giorni, per
rilanciare il settore scolastico, non sono presenti nel testo già
approvato dal CdM.
Queste le indicazioni dei lavoratori: no all’abolizione degli scatti,
sì all’adeguamento dell’Italia alla normativa comunitaria e
all’abolizione della trattenuta ENAM e TFR, via libera alle regole
flessibili per le pensioni, all’obbligo formativo fino al 18° anno di
età, all’organico funzionale ma non sostitutivo all’insegnamento. Il
personale auspica anche maggiore impegno per garantirgli risorse
aggiuntive, senza però attuare nuovi tagli al settore, l’assegnazione
di stipendi base finalmente ancorati all’inflazione, regole per
contratti di apprendistato e nessuna discriminazione per i contratti a
termine.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): è bene che gli argomenti espressi
durante i nostri partecipati incontri formativi e di confronto, trovino
spazio nell’imminente passaggio legislativo di riforma, ma anche nel
rinnovo contrattuale in programma nel nuovo anno, due momenti
fondamentali per il futuro della scuola italiana.
La riforma della Buona Scuola, presentata dal Governo, non entusiasma
dirigenti scolastici, docenti, personale Ata Direttori dei servizi
generali e amministrativi. E poco importa che siano di ruolo o precari:
dei 10mila lavoratori del settore che l’Anief ha incontrato nel corso
degli ultimi quattro mesi, per saggiarne i pareri e avviare un
confronto vero sulle linee guida già approvate dal Consiglio dei
Ministri, la gran parte hanno chiesto degli interventi urgenti su
alcuni punti assenti nel testo governativo.
Tra le richieste maggioritarie fatte nel corso dei 400 seminari Anief,
di formazione e dibattito svolti in tutte le regioni italiane, tenuti
dal presidente Anief Marcello Pacifico e da più di 40 relatori, ve ne
sono alcune su cui si è sviluppato un consenso comune: a partire dal no
all’abolizione degli scatti, passando per il sì all’adeguamento
dell’Italia alla normativa comunitaria e all’abolizione della
trattenuta ENAM e TFR, al via libera alle regole flessibili per le
pensioni, all’obbligo formativo fino al 18° anno di età, all’organico
funzionale ma non sostitutivo all’insegnamento. Tra le richieste
espresse dalla “base”, vi è anche quella di garantire al personale
risorse aggiuntive, senza però attuare nuovi tagli come accaduto negli
ultimi anni. E pure l’assegnazione di stipendi base finalmente ancorati
all’inflazione, regole per contratti di apprendistato e lo stop alle
discriminazione per i contratti a termine.
Nei primi mesi del nuovo anno, i sei punti della riforma del Governo
sulla Buona Scuola, presentati il 3 settembre 2014 (Precarietà,
Carriera, Valutazione d’Istituto, Saperi, Alternanza Scuola-Lavoro,
Risorse), saranno al centro di un passaggio legislativo. Ma anche
oggetto di rinnovo contrattuale con i sindacati dichiarati
rappresentativi, dopo il rinnovo delle elezioni RSU in programma nel
marzo 2015.
“Si tratta di due momenti fondamentali per il futuro della scuola
italiana – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario
organizzativo Confedir – e per questo occorre prendere in
considerazione il pensiero dei lavoratori: in primo luogo c’è da
rilevare come sia stata nutrita la partecipazione ai nostri seminari da
parte del personale, che evidentemente ha fiducia nella capacità
organizzativa del nostro sindacato e nelle competenze dei suoi
relatori. Ovunque, dalle piccole isole alle comunità montane ai
capoluogo di regione si è registrata una presenza costante, anche con
250 partecipanti: è un segnale importante, significa che la formazione
non deve essere obbligatoria, ma quando è di qualità interessa molto da
vicino il personale della scuola”.
L’Anief ha riassunto i temi sviluppati e le proposte dibattute in
questi ultimi quattro mesi, suddividendoli in sei capitoli che ora pone
all’attenzione pubblica, del Governo, dei parlamentari e di tutti gli
addetti ai lavori.
Precarietà
La sentenza della Corte UE del 26 novembre scorso, scaturita da una
denuncia resa pubblica dall’Anief nel gennaio 2010, da una procedura
d’infrazione ancora attiva e da un contenzioso seriale presso i
tribunali del lavoro, non può fermarsi al nuovo piano di immissioni in
ruolo straordinario previsto dal Governo o alla candidatura dei precari
alle prossime elezioni RSU, ma avrebbe come sua conseguenza diretta:
l’inserimento degli oltre 100.000 abilitati nella fascia aggiuntiva
delle Gae;
il pagamento degli scatti di anzianità, a partire dal terzo anno di
servizio, ai più di 1.500 milione di supplenti che hanno prestato
servizio negli ultimi 10 anni, e non già la proroga del blocco
contrattuale fino al 2018 per chi è di ruolo;
l’indennizzo per la mancata stabilizzazione, a partire dal quarto anno
di servizio su posto vacante, a chi ne ha i requisiti tra i più di
300mprecari assunti negli ultimi anni e tra i nuovi da assumere, e non
già la semplice invarianza finanziaria stabilita dalla legge per le
assunzioni;
il pagamento delle mensilità estive su posto vacante e disponibile, al
netto dell’assegnazione di disoccupazione, assegnato al 30 giugno, e
non il semplice censimento per la rideterminazione dell’organico di
diritto;
il riconoscimento di tutto il servizio pre-ruolo nelle domande di
ricostruzione di carriera e non dei soli primi quattro anni come
prevede il raffreddamento attuale, peraltro cancellato nel capitolo
della carriera;
l’annullamento del CCNL 2011 firmato dai sindacati che nega il primo
gradino stipendiale ai neoassunti, considerato il finanziamento della
nuova riforma e la sentenza Huet della CGUE;
il riconoscimento per interno del servizio pre-ruolo nelle domande di
mobilità a dispetto del CCNI firmato dai sindacati, in assenza di
ragioni oggettive;
il riconoscimento di tutto il servizio pre-ruolo per la partecipazione
ai concorsi come stabilito da una sentenza del Consiglio di Stato a
seguito di un ricorso Anief;
la creazione di organici funzionali che devono poter coadiuvare la
normale attività didattica e non coprire i buchi delle supplenze o i
vuoti di organico sul sostegno al fine di eliminare le supplenze brevi
senza le quali la scuola non funziona, anche perché deve innalzato il
rapporto docenti-alunni.
Pensionamenti, posti liberi e assunzioni docenti scuola pubblica
dall'anno scolastico 2001/02 all'a.s. 2013/14
Anno Scolastico Pensionamenti docenti e
educatori Posti docenti vacanti fino al
31/8 Posti docenti vacanti fino al 30/6 Assunzioni
docenti e educatori
2013/14*
4.447
2013/14
10.860
12.055
108.284
11.268
2012/13
21.354
9.465
98.410
21.112
2011/12
27.400
22.700
83.572
30.300
2010/11
25.662
23.177
83.821
10.000
2009/10
31.701
23.277
93.696
8.000
2008/09
19.130
20.000
111.000
25.000
2007/08
43.620
22.000
120.000
50.000
2006/07
28.772
32.000
120.000
20.000
2005/06
22.392
28.773
99.584
35.000
2004/05
15.881
33.370
93.631
12.500
2003/04
17.574
33.626
78.240
0
2002/03
15.594
26.296
78.753
0
2001/02
15.260
24.625
72.290
30.579
TOTALI
295.200
311.364
1.241.281
258.206
*solo docenti di sostegno
Elaborazione dati: Ufficio Studi Anief
Carriera
Ogni meccanismo di introduzione di una carriera non può prescindere dal
pagamento dell’indennità di vacanza contrattuale legata agli stipendi
base, al costo dell’inflazione certificata che negli ultimi sei anni è
stata di 4 punti superiore agli aumenti di stipendio previsti dal CCNL
2006-2009, a dispetto del blocco dei suoi valori previsto fino al 2018
e del de profundis annunciato;
l’Invalsi non può essere considerato uno strumento valutativo ma
orientativo perché non tiene conto dei curricula degli alunni e del
contesto scuola-territorio, del portfolio delle competenze;
i criteri per la misurazione dei crediti devono essere oggettivi e
obiettivi e tolti alla discrezionalità del dirigente a meno che si
leghi la prestazione della scuola alla possibilità di carriera o
licenziamento dello stesso dirigente;
lo stipendio tabellare deve essere adeguato alla media OCDE, con 8mila
euro in più, ad esempio per un docente delle superiori, a fine
carriera, mentre deve essere tolta la trattenuta del 2,5% su TFR e
quella ENAM;
la formazione obbligatoria deve essere retribuita dallo Stato e non a
carico del dipendente;
deve essere ripristinata la figura del vicario, garantita la
funzionalità degli uffici dell’amministrazione centrale e periferica e
la possibilità di assumere il personale ATA il cui profilo è centrale
per lo sviluppo dell’autonomia scolastica;
gli scatti per competenza non possono essere legati a una prestazione
occasionale perché così si nega il concetto stesso di carriera, devono
essere aggiuntivi al salario base ancorato all’inflazione e devono
nella ricostruzione di carriera prevedere la valutazione intera del
servizio pre-ruolo e il recupero del biennio saltato nel gennaio 2011;
il salario accessorio non può essere retribuito con il fondo d’istituto
già depredato per colpa dei CCNL firmati nel 2013 e 2014 dai sindacati,
ma con risorse aggiuntive a meno di negare la possibilità di retribuire
tale servizio orientato dalla nuova legge di stabilità al pagamento
degli straordinari al posto delle supplenze brevi.
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1 DELLA GALLERIA (Elaborazione dati: Ufficio Studi Anief)
Valutazione e autovalutazione d’istituto
La valutazione d’istituto deve servire come momento di monitoraggio del
sistema e non come ragione di attribuzione delle risorse base perché
non può ignorare il contesto geografico, socio-culturale in cui è
collocata la scuola e sui 8.943.701 iscritti (a.s. 2012/13, dati Istat
dicembre 2014);
bisogna coniugare l’esigenza della trasparenza con l’autonomia
didattica e gestionale, senza interferenze nella programmazione di non
esperti del settore per non svalutare la professionalità di chi opera
nella scuola;
è necessario prestare attenzione al giudizio di chi è valutato o della
famiglia per evitare conflitti di interesse con il valutatore;
bisogna garantire il buon andamento e l’imparzialità dell’azione
amministrativa ogni qual volta al dirigente scolastico è attribuita la
facoltà di chiamare esperti esterni alla scuola per il miglioramento
dell’offerta formativa;
è doveroso ripristinare quelle figure di sistema, dai vicari ai
coordinatori dei servizi di segreteria, che sono funzionali allo
sviluppo della scuola autonoma con adeguate risorse contrattuali.
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2 DELLA GALLERIA (Elaborazione dati: Ufficio Studi Anief)
I saperi e la scuola
L’insegnamento di attività motoria nella scuola primaria deve essere
obbligatorio e innalzato a tre ore settimanali perché la corretta
postura si deve sviluppare proprio nei primi anni di vita;
deve essere ripristinato l’insegnamento di cittadinanza e costituzione
o educazione civica come insegnamento specifico e come elemento
trasversale a tutte le discipline;
devono essere insegnate due lingue straniere e l’informatica per tutto
il ciclo d’istruzione;
l’Europa, la sua storia e il suo diritto devono trovare autonomia e
sviluppo nei programmi curricolari;
la digitalizzazione delle segreterie e del materiale didattico,
piuttosto che produrre licenziamenti del personale ATA o contrazione
dei posti, deve servire per coprire il 75% privo dell’ADSL o laddove
coperto deficitario comunque di una connessione stabile, senza cui non
è possibile introdurre il registro elettronico;
bisogna evitare nell’accorpamento delle classi concorsuali di
rideterminare saperi non coerenti in discipline onnicomprensive che
perdono la loro specificità.
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3 DELLA GALLERIA (Elaborazione dati: Ufficio Studi Anief)
Alternanza scuola-lavoro
L’alternanza può essere disposta nell’ultimo triennio nei tecnici e nei
professionali ma innalzando l’obbligo formativo fino al 18° anno di età
come previsto nel 1999, così da combattere il fenomeno dei 700mila Neet
che né studiano né lavorano;
bisogna prevedere stages nella pubblica amministrazione, specialmente
nei settori legati allo sviluppo del patrimonio artistico-culturale su
cui lanciare un nuovo piano di riconversione industriale del Paese;
è necessario prevedere un nuovo contratto di apprendistato che tuteli i
giovani nel lavoro prestato presso le aziende evitando che si ricorra a
tirocini pressoché gratuiti;
risulta decisiva ina rideterminazione degli organici di sostegno
considerato che i parametri introdotti da leggi recenti ancorano gli
organici alla consistenza posseduta nel 2006 quando in questi anni il
numero di alunni con handicap certificato è cresciuto del 25%.
Bisogna trovare risorse aggiuntive per garantire il diritto allo studio
sia degli alunni con BES, il 7% della popolazione studentesca, sia
alloglotti (10%) sia con handicap (3%), in maniera tale da creare le
condizioni per garantire il successo formativo anche a quello studente
su cinque che ci chiede una scuola inclusiva.
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4 DELLA GALLERIA (Elaborazione dati: Ufficio Studi Anief)
Risorse
In un settore delicato quale quello dell’istruzione non è possibile
pensare di trovare i fondi da ulteriori tagli o risparmi come l’attuale
normativa prevede, ma soltanto da nuovi investimenti;
deve essere ripristinato il fondo dell’offerta formativa del 2010 ormai
ridotto più della metà (684 milioni di euro) per via delle incursioni
contrattuali del 2013-2014;
bisogna reperire risorse aggiuntive sia per pagare l’indennità di
vacanza contrattuale ancorata all’inflazione per il personale precario
e di ruolo, sia il merito, sia le attività aggiuntive prestate dal
personale, sia il cofinanziamento dei progetti europei;
bisogna consentire il pensionamento di quota96, derogando nella scuola
alle recenti regole sulle pensioni per via del lavoro usurante come
riconosciuto e dell’elevata media di età anagrafica del personale in
servizio, il più vecchio al mondo.
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5 DELLA GALLERIA (Elaborazione dati: Ufficio Studi Anief)
Anief.org