Nel 2013 la
dispersione scolastica ha riguardato il 17%, con punte del 19 al Sud e
un picco del 22 in Campania. Eppure le strategie di contrasto possono
essere vincenti - Un esercito di ragazzi abbandona la scuola ogni anno.
La denuncia arriva da Save the Children, che ha diffuso i nuovi dati
sulla dispersione scolastica: nel 2013 sono stati 110mila gli studenti
che si sono fermati alla terza media e che sono fuori da qualsiasi
altro percorso formativo, con una percentuale del 19,4 per cento al Sud
Italia, e un picco del 22,2 per cento in Campania.
La media nazionale si attesta al 17 per cento: un dato che supera di 7
punti l'obiettivo Ue del 10 per cento. Ma il disagio e l'abbandono
scolastico si possono battere, come dimostrano i risultati del
programma "Fuoriclasse" per il contrasto alla dispersione scolastica di
Save the Children, avviato nel 2012 a Napoli, Scalea e Crotone, in
collaborazione con "Libera". Un progetto che ha coinvolto 750 studenti
(tra elementari e medie). La Fondazione Giovanni Agnelli ha confrontato
i risultati ottenuti dagli alunni coinvolti nelle attività di
"Fuoriclasse" (laboratori e supporto allo studio) con quelli di
compagni appartenenti a scuole non partecipanti: il risultato è che in
due anni i ritardi dei ragazzi coinvolti nel progetto sono quasi
dimezzati. Ed è invece aumentata la frequenza: gli alunni delle scuole
medie hanno ridotto di 11 giorni il numero di assenze all'anno. La
maggiore regolarità, poi, ha iniziato a dare i primi frutti anche in
termini di rendimento scolastico: i voti sono migliorati fino al 6 per
cento.
Ma i dati sulla dispersione - sebbene in lieve diminuzione rispetto
agli ultimi anni - restano allarmanti. "Alla base di questa situazione
critica, che vede l'Italia agli ultimi posti nella classifica europea -
ha spiegato Raffaela Milano, direttore Programmi Italia-Europa di Save
the Children - c'è una condizione diffusa di 'povertà educativà che
affligge tutto il Paese e in modo particolarmente acuto le regioni del
Sud: servizi per la prima infanzia quasi inesistenti, poche scuole a
tempo pieno, nessuna opportunità sul territorio di sport, di musica e
di altre attività creative, pervasività delle reti criminali e di
sfruttamento lavorativo pronte ad arruolare i più giovani". "Il
drammatico aumento delle famiglie in povertà ha portato anche alla
riduzione della disponibilità di spesa per l'educazione, tanto che oggi
moltissimi bambini, all'inizio dell'anno scolastico, sono alle prese
con il problema di non poter comprare il materiale necessario o di non
potersi iscrivere alla mensa. E tutto questo incide sui fallimenti
formativi".
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