Genova - Si
chiude il sabato, per favorire la vita delle famiglie e dei docenti ma
anche le casse della scuola. Molti istituti superiori, a iscrizioni
chiuse, scelgono per il prossimo anno la settimana corta , che però non
sempre appartiene ai tempi dell’apprendimento. La pensano così alcuni
presidi, soprattutto dei licei, la pensa così anche la Unione degli
Studenti che manifesta la sua disapprovazione via Facebook. Scrivono:
"Ma per fare posto al risparmio la scuola diventa un carcere!". Non si
tratta certo di "lavori forzati" rimanere fra i banchi un’ora in più al
giorno, sforando nel primo pomeriggio.
«Certo è che spiegare a dei sedicenni Hegel fra l’una e le due magari a
stomaco vuoto, non è una impresa per tutti» riflette qualche docente di
liceo. Dunque scelgono la settimana corta scuole che comprendono
complessivamente almeno settemila studenti quali il liceo linguistico
Deledda, l’istituto Duchessa di Galliera, il liceo Gobetti (tranne il
coreutico, l’indirizzo musicale) il Bergese, il Rosselli, anche il
liceo D’Oria avvia una sperimentazione di una classe, apprezzata dalle
famiglie e sostenuta dal preside (in delega) Benedetto Montanari che
già l’ha provata con alto indice di gradimento (e replica il prossimo
anno) nell’istituto Vittorio Emanuele II di cui è a sua volta dirigente.
Sta valutando l’opportunità l’“Einaudi Casaregis Galilei” che ha
affidato ad una commissione appositamente istituita la penultima
parola, l’ultima sarà del consiglio d’istituto. Continua questo metodo
già applicato lo scorso anno in alcune classi il liceo King. Vorrebbe
far lezione il sabato ma non può Mario Pridieri, preside del liceo
Mazzini. Costretto alla settimana corta solo nella succursale di Sestri
Ponente (a indirizzo linguistico) perché in coabitazione appunto con il
Rosselli e il Bergese che il sabato chiudono. Tenere aperto un
complesso così vasto per poche classi ha provocato la reazione negativa
del padrone di casa, la Provincia. Che a sentire genericamente i
dirigenti non ha fatto un pressing palese per incentivare al risparmio
ma va da sé che apprezza la sospensione del sabato, quindi un giorno in
meno di luce, di pulizia, di riscaldamento, di generale utilizzo di
edifici molto grandi e impegnativi. «Certo è che si tratta di una
razionalizzazione anche in termine di docenti organizzati in modo tale
che al sabato stanno tutti a casa- dice Benedetto Montanari- e non che
sono presenti a intermittenza durante la settimana».
«Non solo, è una operazione che interviene anche sui trasporti, sul
traffico, in un altro paese sarebbe stata di competenza di un
responsabile a livello territoriale, perché si entra nel campo della
gestione della vita dei cittadini su larga scala, insomma sono i tempi
della città»ragiona Ignazio Venzano che dirige Duchessa e Deledda (1300
studenti) la cui Fondazione ha deliberato la settimana corta. Il
preside Venzano sa di essere davanti alla dura prova di una
riorganizzazione radicale. «Ripenseremo la school-life, il clima,
l’affiatamento, perché si tratta quasi di una mutazione genetica
rinunciando probabilmente ad alcune attività extrascolastiche
pomeridiane, molto seguite dagli studenti, per far posto alle ore di
lezione sottratte al sabato. Non sottovalutando la ricerca degli spazi
da mettere a disposizione anche per una eventuale mensa».
Per ora “non mollano” altre superiori fra cui lo scientifico Cassini, i
classici Colombo e Mazzini (esclusa appunto una succursale) il liceo
Pertini. All’unisono i presidi Bado, Pridieri e Cavanna sostengono la
stessa tesi: «Un conto la didattica di laboratorio, un altro una
lezione teorica frontale: insomma il rendimento può essere messo in
gioco da una concentrazione di ore fra i banchi»
Donata Bonometti - Ilsecoloxix.it