I recentissimi
dati Pisa 2013 sulle competenze degli studenti in matematica, lettura e
scienze collocano l'Italia al di sotto della media Ocse, ma in
recupero. Le performance al vertice in matematica sono saldamente in
mani asiatiche: Cina (Shanghai), Singapore, Hong Kong, Taiwan, Corea,
Giappone figurano tra i primi dieci paesi. L'Italia è in 32ima
posizione, con un indice di 485, di poco inferiore alla media Ocse di
494, anche se meglio di paesi come Stati Uniti, Svezia e Israele.
L'Italia è tra quelli che hanno mostrato il miglioramento più rapido
(più di 2,5 punti per anno tra 2003 e 2012). Inoltre ha aumentato la
quota dei top performers in matematica e ridotto la quota dei
quindicenni con competenze più basse, con un miglioramento annuo che
non ha riscontri in altri paesi europei.
Tra le regioni Trento è in testa con un punteggio di 524, seguito da
Friuli Venezia Giulia e Veneto, figurando tra le prime in Europa.
Trento è l'11ima regione a livello mondiale, la quarta in Europa. La
Lombardia fa meglio della Germania e del Massachusetts. Ma la
graduatoria ripercorre la spaccatura tra Nord e Sud Italia: quasi cento
punti più in basso di Trento, a 430, c'è l'ultima, la Calabria.
Nella lettura l'Italia è 26ima con un indice pari a 490, ancora di poco
sotto la media Ocse (496) e con un miglioramento modesto, 0,5 punti
l'anno. In scienze il punteggio è di 494, contro una media Ocse a 501.
Nelle scienze il miglioramento annuo è di tre punti, collocando
l'Italia tra i dieci paesi con la crescita più sostenuta.
La posizione italiana è quindi insoddisfacente rispetto ai partner
Ocse, ma il Paese mostra rapidi segnali di miglioramento. I dati
sembrano smentire il catastrofismo. La scuola italiana non è al
collasso, i quindicenni non sono "sdraiati", almeno sotto il profilo
delle competenze.
Cosa si può fare per recuperare ulteriormente? Primo, occorre prendere
molto sul serio la spaccatura del paese e il circolo vizioso che ne
deriva: nel Sud il più basso livello di sviluppo economico genera da
anni maggiore dispersione scolastica e minori investimenti. Di
conseguenza il livello inadeguato di capitale umano impedisce di
agganciare la crescita derivante dalla economia della conoscenza. Qui
bene hanno fatto i ministri Barca e Profumo, e bene stanno facendo
Trigilia e Carrozza, a dedicare una parte dei fondi strutturali Ue alla
scuola, con un intervento che faccia recuperare il ritardo. Il
contributo analitico di Invalsi su questo è fondamentale.
Secondo, vanno incoraggiate le attività che avvicinano i ragazzi alla
scienza. Vi sono esperienze molto interessanti, che dovrebbero
estendersi su tutto il territorio nazionale. Penso alla Fondazione
Golinelli di Bologna, che supporta la creazione di materiale didattico
per la scienza e mette in rete gli insegnanti per lo scambio di
contenuti didattici e di esperienze. O all'Accademia dei Lincei, che ha
creato in ogni regione italiana nuclei di scienziati disponibili a
collaborare con le scuole per la divulgazione e la sperimentazione.
Occorre sfruttare fino in fondo le potenzialità della tecnologia,
generando valore dalla replicazione intelligente delle esperienze,
attraverso la condivisione su piattaforme dedicate dei materiali
didattici.
Terzo, altre esperienze incoraggianti riguardano le procedure
deliberative sulla scienza. Si tratta di un movimento profondo, per
certi versi ancora controverso, che sostiene la necessità di
coinvolgere i cittadini nelle decisioni relative a questioni
scientifiche e tecnologiche che impattano sulla vita delle persone.
Decidere aiuta a conoscere. Nel nostro paese sono in corso
sperimentazioni sul campo promosse da soggetti filantropici come la già
citata Fondazione Golinelli, o da consorzi di università come Agorà in
Piemonte. Il fatto straordinario è che i ragazzi non solo sono più
disponibili degli adulti, ma anche più maturi: prendono sul serio il
compito deliberativo, esaminano criticamente le evidenze scientifiche,
sono disponibili a cambiare opinione lungo il processo.
Andrea Bonaccorsi
Ilsole24ore.com