Donare il sangue,
assentarsi dal lavoro per assistere un disabile o ritrovarsi
disoccupato significa “non lavorare” e per questo volontari e precari
saranno danneggiati quando andranno in pensione. A loro insaputa. La
Riforma Fornero colpisce chi in questi decenni s’è assentato dal lavoro
per donare il sangue, i lavoratori in mobilità, chi ha versato
contributi volontari, chi ha goduto della licenza matrimoniale, coloro
che contano periodi di disoccupazione, pur coperti da indennità e
contributi figurativi, le mamme che hanno goduto dell’astension e
facoltativa e altri soggetti deboli, poiché le giornate di assenza dal
lavoro sono ora considerate come “non lavorate”. Il problema riguarda
chi va in “pensione anticipata” (ex pensione di anzianità) prima dei 62
anni, grazie agli anni di contribuzione richiesti, tra i quali non
rientrano più i giorni di permesso. L'articolo 24 della riforma
pensionistica ha disposto che sulla quota di trattamento di pensione
relativa all'anzianità contributiva maturata fino al 31 dicembre 2011
sia applicata una riduzione percentuale pari all'1 per cento per i
primi due anni mancanti al raggiungimento dei 62 anni ed elevata al 2
per cento per gli ulteriori anni mancanti alla suddetta età calcolati
alla data del pensionamento. La riduzione è evitata solo in 4 casi:
astensione obbligatoria per maternità, avvenuto assolvimento degli
obblighi di leva, infortunio sul lavoro e malattia e cassai ntegrazione
guadagni ordinaria. Poiché l'astensione dal lavoro per donazione di
sangue non è più “prestazione effettiva di lavoro”, Davide Baruffi,
Maria Cinzia Fontana e altri deputati Pd hanno presentato
un’interrogazione parlamentare denunciando che “il dipendente, per
l'accesso alla pensione anticipata, dovrà incrementare il servizio
effettivo con un periodo di lavoro aggiuntivo pari a quello
considerato. Rischia così di venire meno il riconoscimento della
funzione civica e solidaristica che si esprime nella donazione”. E
mentre molti lavoratori sono all’oscuro della novità, specie i precari
che contano parecchi mesi di disoccupazione, qualche sede Avis
conferma l’allarme: “I nostri associati – denuncia il presidente Avis
di Cremona, Ferruccio Giovetti – si sono recati ai patronati per i
conteggi e hanno scoperto la sorpresa: i giorni utilizzati per dare il
sangue non vengono calcolati ai fini pensionistici». Non solo donatori.
Monica Dobori, del patronato Inca Cgil di Modena, sottolinea che
“i pochi mesi/giornate di assenza per donazione sangue, possono essere
recuperati dal lavoratore per evitare la decurtazione pensionistica,
mentre gli anni di mobilità o cassa integrazione straordinaria – e
sappiamo bene quanto sono aumentati in questi ultimi 5 anni i
lavoratori interessati a questi ammortizzatori - non sono
obiettivamente recuperabili”.
Vincenzo Brancatisano - Gazzetta di Modena, 26
settembre 2013