Il primo articolo
della Costituzione sancisce: “L'Italia è una Repubblica democratica,
fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita
nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Quando già il primo articolo della Costituzione non viene rispettato a
chi si dovrebbero rivolgere i cittadini a cui è stato negato un lavoro
che svolgevano dignitosamente da diversi anni?
Se le 5.336 nomine in ruolo ATA saranno conferite utilizzando le
graduatorie vigenti nell’a.s. 2012/13 ad esclusione dei profili di
amministrativo e tecnico, a causa della mancata soluzione della vicenda
sugli inidonei e ITP, cosa ci aspetterà dall’01/09/2013? Al posto di
chi lavoreremo, forse al posto dei collaboratori scolastici, visto che
i docenti inidonei e gli ITP soprannumerari dovrebbero prendere il
nostro posto? Per quanto tempo ancora si potrà tollerare una simile
situazione, umiliando e mortificando dignità umana, professionalità, e
aspettative di professionisti del settore amministrativo e tecnico, con
ricadute anche sulla salute?
Questi interrogativi, restano senza risposta già da 2 anni, mentre
viene annunciato un nuovo piano di immissioni in ruolo, senza che sia
stato rispettato il precedente e intanto la politica viene assorbita da
vicende che nulla hanno a che vedere con il destino di migliaia di ex
lavoratori della scuola, la cui percentuale è nettamente superiore
nelle regioni del mezzogiorno e per di più in costante crescita.
Un detto dice: “che la speranza è l’ultima a morire”, ma ce n’è un
altro che dice: “chi di speranza vive disperato muore”.
Io nonostante tutto mi sento di dire che in vista della stabilizzazione
del personale precario su tutti i posti vacanti in organico ATA, la
questione sulla compatibilità della normativa italiana rispetto alla
Direttiva UE in tema di reiterazione dei contratti a termine e
risarcimento del danno, spero trovi la giusta soluzione nelle sedi
comunitarie con l’obbligo dello Stato italiano di adeguarsi alla
Direttiva 1999/70/CE, essendo l’unica escamotage per venire fuori da
questa complessa situazione.
Mario Di Nuzzo
mario.dinuzzo@libero.it