
Mentre in Europa
si procede verso l’educazione permanente e la formazione di qualità,
una commissione di pseudo-esperti consiglia al Miur di far fare
all’Italia un ulteriore passo verso l’insuccesso formativo. Se
l’indicazione dovesse avere seguito, il nostro sindacato si opporrà in
tutte le sedi, a partire da quelle legali. Il presidente, Marcello
Pacifico: se occorre proprio risparmiare 1 milione e 300 mila euro,
allora si recuperino sottraendoli dagli stipendi iperbolici dei
parlamentari. L’Anief si opporrà in tutte le sedi, ad iniziare da
quelle legali, contro la riduzione del percorso scolastico di un anno e
il conseguimento del diploma di maturità a 18 anni: le indicazioni
della Commissione tecnica di esperti, incaricata dal ministro
dell’Istruzione Francesco Profumo di riformare il percorso scolastico,
lasciando “invariate le risorse umane e materiali attuali e mantenendo
l'impegno generale al miglioramento degli esiti di apprendimento”,
hanno un solo scopo: risparmiare 1 miliardo e 380 milioni di euro
annui. Dietro a questa scelta, infatti, non c’è nulla di didattico e di
pedagogico. “Ancora una volta – commenta Marcello Pacifico, presidente
dell’Anief – si commette un errore a priori gravissimo: considerare la
scuola un lusso, che in tempo di crisi non ci possiamo più permettere.
Ma allora perché gli altri Paesi europei, ad iniziare dalla Germania,
continuano ad investire sull’istruzione? Semplicemente perché la
considerano, giustamente, un investimento per risollevare la
competitività del Paese e salvaguardare il futuro formativo e
professionale delle nuove generazioni”. Decidere di cancellare un anno
di scuola, penalizzando il percorso della scuola superiore, ridotto da
5 a 4 anni, andrebbe inoltre in controtendenza rispetto alle politiche
formative di tutta l’area Ocse, dove l’istruzione sta diventando di
tipo permanente. Il presidente Pacifico propone, quindi, un modo
diverso di recuperare quei soldi: “piuttosto che sottrarli alla
formazione di nostri giovani, si recuperino riducendo gli stipendi
iperbolici dei parlamentari”. “Dare seguito ad una scelta scellerata
come quella indicata dagli pseudo-esperti di istruzione sarebbe un vero
suicidio. Ad avvantaggiarsene sarebbero solamente il Ministero
dell’Economia e la cerchia di coloro che da tempo cercano di ridurre la
qualità della formazione scolastica italiana, anche tentando di abolire
il valore legale del titolo di studio. In una società sempre più
incentrata sull’hi-tech e sulle alte competenze – conclude il
presidente dell’Anief - , anticipare a 18 anni il termine degli studi
produrrebbe, in sintesi, un ulteriore avvicinamento verso l’insuccesso
formativo”.
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