C’era una volta
la scuola della mattina. Quella delle insegnanti part-time, che dopo il
lavoro hanno tempo per sé. C’era, una volta, la scuola delle vacanze.
Delle prof mamme che partono a giugno coi pupi e a settembre ritornano,
si ricomincia. C’era ancora, una volta, la scuola dei ruoli. Dove il
maestro è maestro, l’alunno è l’alunno, e il genitore è la mamma, o il
papà. C’era. Oggi non più. Oggi, la scuola è complessa. E non per i
compiti da correggere, o le lezioni da preparare: quelli c’erano anche
«una volta». Oggi, a scuola, si creano i progetti, tanti progetti.
Oggi, alle medie, sei a scuola tutto giugno, e dal primo settembre.
Tante vacanze? Sì, ma lavori di più. Quando? I sabati e le domeniche,
per esempio. Tuo marito ti guarda basito, e solo allora capisce.
Protesta, ma dài usciamo. No, non si può: sono un’insegnante... se
lunedì non riporto i temi, poi chi li sente? Vai a prendere i figli
all’asilo? La paghi la sera: è mezzanotte, e lavori ancora. Lui, tuo
marito, a chiamarti non ci prova più. Ma possibile? Le persone normali,
a quest’ora... Già. Le persone normali. Il punto è che noi, normali,
non siamo. Diversamente anomali. Trattati come liberi professionisti,
pagati come operai. Educatori o, all’occorrenza, baby-sitter. Mamme,
papà, zii o anche nonni, se la famiglia manca. Burocrati, vigili,
segretari. Psicologi, tuttologi, ignoranti. Secondo i punti di vista.
Che vanno sempre bene, perché la scuola è uno di quegli argomenti di
cui pochi sanno, ma tutti parlano. Come il calcio. E allora, quasi
quasi, ne parliamo anche noi. Ci siamo presi la libertà di scrivere
qualche numero. Abbiamo calcolato... quanto lavora un prof (Guarda la
tabella). Rossana Bruzzone Maria Antonia Capizzi] C'era una volta la
scuola della mattina.
Quella delle insegnanti part-time, che dopo il lavoro hanno tempo per
sé. C'era, una volta, la scuola delle vacanze. Delle prof mamme che
partono a giugno coi pupi e a settembre ritornano, si ricomincia. C'era
ancora, una volta, la scuola dei ruoli. Dove il maestro è maestro,
l'alunno è l'alunno, e il genitore è la mamma, o il papà.
C'era. Oggi non più. Oggi, la scuola è complessa. E non per i compiti
da correggere, o le lezioni da preparare: quelli c'erano anche «una
volta». Oggi, a scuola, si creano i progetti, tanti progetti. Oggi,
alle medie, sei a scuola tutto giugno, e dal primo settembre. Tante
vacanze? Sì, ma lavori di più.
Quando? I sabati e le domeniche, per esempio. Tuo marito ti guarda
basito, e solo allora capisce. Protesta, ma dài usciamo. No, non si
può: sono un'insegnante... se lunedì non riporto i temi, poi chi li
sente? Vai a prendere i figli all'asilo? La paghi la sera: è
mezzanotte, e lavori ancora. Lui, tuo marito, a chiamarti non ci prova
più. Ma possibile? Le persone normali, a quest'ora...
Già. Le persone normali. Il punto è che noi, normali, non siamo.
Diversamente anomali. Trattati come liberi professionisti, pagati come
operai. Educatori o, all'occorrenza, baby-sitter. Mamme, papà, zii o
anche nonni, se la famiglia manca. Burocrati, vigili, segretari.
Psicologi, tuttologi, ignoranti. Secondo i punti di vista. Che vanno
sempre bene, perché la scuola è uno di quegli argomenti di cui pochi
sanno, ma tutti parlano. Come il calcio. E allora, quasi quasi, ne
parliamo anche noi. Ci siamo presi la libertà di scrivere qualche
numero. Abbiamo calcolato... quanto lavora un prof (Guarda la tabella).
La tabella realizzata da Rossana
Bruzzone e Maria Antonia Capizzi, in rappresentanza di un gruppo di
insegnanti della scuola secondaria di I grado «Quintino di Vona» di
Milano
Rossana
Bruzzone e Maria Antonia
Capizzi
Corriere.it