L’accanimento del
mondo politico contro la scuola statale e in particolare contro i
precari, umiliati, dopo i tagli feroci, dall’indizione demagogica di un
concorso grottesco, e minacciati di definitivo licenziamento
dall’ipotesi di aumento a 24 ore dell’orario dei docenti titolari,
avanzata nel decreto di “stabilità” in spregio alla contrattazione
democratica, ha generato un senso di avvilimento e di prostrazione cui
la classe docente, offesa nelle sue prerogative e delusa nelle sue
aspettative, sta reagendo con fermezza, assieme agli studenti,
parimenti consci del furto che il poco lungimirante governo sta
perpetrando ai danni del loro futuro e delle loro prospettive umane e
professionali. Non sempre, tuttavia, la solidarietà e la consapevolezza
di lottare per la salvaguardia di principi costituzionali
irrinunciabili e sacrosanti bastano ad esorcizzare l’angoscia.
Carmine Cerbera, insegnante
precario napoletano di quasi 50 anni e padre di due figli, è tra quegli
eterni supplenti mortificati ed esasperati che si sono lasciati
sopraffare dallo sgomento e dal senso di impotenza che attanagliano in
questo momento la Scuola, aggredita e vessata dallo sprezzante governo
“tecnico” e vittima, per di più, delle speculazioni elettoralistiche di
quei partiti che ne stanno ignobilmente avallando le inique
deliberazioni (PD, PDL, UDC).
Questo nostro caro e sensibile collega, infatti, lasciando nella
costernazione i parenti e i compagni con cui lottava per l’affermazione
del diritto al lavoro stabile e dignitoso, si è tolto la vita, ieri, in
preda ad una disperazione giustificabile e ben nota a chi è condannato
alla precarietà, una disperazione imputabile anche a tutte quelle forze
politiche che, sorde alla risentita e annosa denuncia dei docenti, si
trastullano con consultazioni stucchevoli e confronti narcisistici tra
aspiranti leader del nulla, i quali incarnano lo stesso vuoto di idee e
di ideali, professano la stessa ipocrita partecipazione alla rabbia di
chi rischia l’estromissione dal mondo del lavoro dopo decenni di attesa
e di formazione, mentre dànno il benestare a un piano anticrisi che
stronca i precari e premia i furbi, e propinano ai cittadini, per
uscire dalla crisi, la stessa ricetta neoliberista che ha portato il
paese al tracollo e che impone la fine dello stato sociale, la
soppressione dei diritti, la cancellazione delle tutele conquistate con
fatica e sacrificio dai lavoratori.
La morte paradossale di Carmine, docente precarizzato di Storia
dell’Arte indotto al suicidio nel paese che detiene il 70% del
patrimonio artistico e archeologico mondiale, è il più eloquente
segnale della decadenza civile e culturale d’Italia, ed è il
contrassegno più evidente del fallimento della politica dei tagli
selvaggi, che riduce drammaticamente gli orizzonti di migliaia di
docenti coscienziosi e impegnati, indegnamente rappresentati e
trattati, dal governo dei “professori”, come manovalanza inutile e
parassitaria.
I Precari Uniti contro i Tagli, profondamente scossi ma nient’affatto
sorpresi dal gesto ultimativo ed emblematico del loro Collega,
defunzionalizzato a partire dalla drastica riduzione delle ore
destinate alle discipline che con passione insegnava, dopo essersi
brillantemente diplomato all’Accademia di Belle Arti ed aver
conseguito, poche settimane prima del suo terribile gesto, una laurea
specialistica, comprendono intimamente, pur non potendo emotivamente ed
umanamente approvarlo, il messaggio trasmesso da Carmine, che ha voluto
rimarcare e additare l’interdipendenza di vita e dignità professionale,
equiparando la negazione del lavoro stabile e garantito alla rapina dei
presupposti essenziali del vivere.
Nel nome e in memoria del Collega, ucciso dall’estenuazione, dal lento
logorio mentale e coscienziale che consuma il lavoratore privo di
certezze e privato del suo ruolo, i Precari Uniti, nel chiedere
nuovamente le dimissioni del ministro Profumo e del governo tutto,
dichiarano che proseguiranno con rinnovata forza la loro azione di
protesta contro provvedimenti insopportabilmente punitivi e
ulteriormente penalizzanti, e annunciano che porteranno in tutte le
piazze il loro grido di rabbia anche per quest’assurda ed evitabile
morte, rivendicando il diritto al lavoro, rimarcando la centralità
della Scuola pubblica, presidio di civiltà, e riconquistando per sé e
per gli studenti, tra cui ci sono anche i figli di Carmine, oggi
straziati dal dolore, la speranza di un domani plausibile, in un paese
finalmente "normalizzato".
Marcella
Raiola - Facebook.com/Eumachia