La
costituzione della quarta fascia delle Graduatorie a esaurimento sta
facendo indignare molti politici che si occupano di scuola. Tanti
docenti freschi di studio in materia di diritto costituzionale e
scolastico, d’altra parte, si stracciano le vesti invocando e
immaginando un repentino intervento della Consulta per rimediare allo
scempio, presunto o provato che sia. Ancora una volta sarebbe stato
violato il principio del merito. Ma non è la prima volta che il merito
viene sacrificato dal ministro dell’istruzione di turno con manovre di
fluidificazione sulle fasce senza che associazioni sindacali, avvocati
e docenti sia siano scandalizzati più di tanto magari portando la
questione all’attenzione della Corte Costituzionale, la quale
viene invocata a giorni alterni, cioè quando conviene. Ad esempio molti
tra coloro che hanno giustamente difeso il pettine costituzionale
contro la coda incostituzionale avevano usufruito del punteggio della
montagna fino a quando la Consulta non lo annullò con nota di indegnità
contenuta in una sentenza che i medesimi contestarono per lungo tempo
pretendendo che la Corte Costituzionale non dovrebbe sconfinare nella
competenza sovrana del legislatore quando quest’ultimo emana norme che
danno un vantaggio… a loro. Ma torniamo all’attualità sempre più
pietosa pietosa delle Gae. Che non sia la prima volta che il governo
interviene sulle fasce lo abbiamo denunciato nel nostro libro “Una vita
da supplente” descrivendo le gesta della ministra Letizia Moratti
quando s’inventò le tre fasce delle graduatorie permanenti provinciali
poi diventate a esaurimento. Le fasce, ancora attuali, e che tanto sono
state indifferenti ai docenti che oggi s’indignano, sono state
considerate irragionevoli dal Tar del Lazio che le ha annullate (prima
che la ministra Letizia Moratti le facesse resuscitare con un nuovo
provvedimento normativo). Avere impostato le graduatorie
provinciali su tre fasce determina, secondo il Tar, “il sovvertimento
dei principi che regolano la selezione del personale per l’accesso a
uffici della PA privilegiando il fattore temporale (avere conseguito i
titoli per l’ammissione in data precedente) rispetto al fattore merito
(essere in possesso di maggiori e più rilevanti titoli). Ciò determina
altresì un privilegio per i soggetti più anziani che naturalmente sono
fra coloro che hanno conseguito precedentemente i requisiti, in un
momento in cui invece la PA ha ritenuto di privilegiare nei concorsi a
parità di punteggio i soggetti più giovani. Nella presente fattispecie
i soggetti più anziani sono privilegiati anche con punteggi più bassi
rispetto ai soggetti più giovani”. Il Tar diventa caustico quando
sancisce che “lo stravolgimento della legge alla quale i decreti
impugnati avrebbero dovuto dare puntuale applicazione poggia sulla
inveterata abitudine di considerare il merito come l’ultimo elemento da
considerare nelle assunzioni del personale docente”. Sulla base di
un’ottica simile, l’amministrazione, “attribuendo ai meno titolati il
diritto all’assunzione, ha costituito sulla legge una complicata e
indebita superfetazione, oltre tutto in palese violazione della
direttiva legislativa di predisporre una normativa di attuazione nel
rispetto dei principi di semplificazione e snellimento dell’azione
amministrativa”. Tutto questo, conclude il Tar, “con arbitraria
valorizzazione di dati ai quali la legge non ha attribuito alcun
rilievo, avendo informato il sistema delle assunzioni degli insegnanti
della scuola pubblica alla scelta dei più meritevoli”. Eppure: chi ha
mai contestato l’esistenza delle fasce? Chi ha protestato contro la
circostanza che chi abbia avuto 90 punti in seconda fascia delle Gae, o
addirittura in prima, abbia avuto la meglio su chi ne aveva 200 in
terza nonostante la parità dei titoli di accesso? Questo scandalo è
sempre stato accettato come cosa normale e giusta, dai più giovani e
dai meno giovani docenti che animano, in qualità di appassionati
difensori della Costituzione, le tante pagine Facebook dove in
realtà si difende il particulare e non il collettivo. Se si fosse
difeso il collettivo, il sistema del reclutamento non sarebbe diventata
la cloaca che è.
Vincenzo
Brancatisano
www.facebook.com/vincenzo.brancatisano