Perché gli alunni toscani debbono essere penalizzati rispetto ad esempio a quelli di Campania, Molise, Calabria, Sicilia e Puglia che hanno una media di circa 700 alunni per istituto? E per quale motivo Firenze, che già ha 8 istituti scolastici in meno di quanto previsto, con una media attuale di 1101 alunni, deve subire 7 ulteriori tagli? Può essere utile sapere che Torino ha 22 scuole più del consentito, Milano 42, Roma 60, Napoli 108, Bari 65, Reggio Calabria 35 e Palermo 57. Certo non faranno scandalo i 4 istituti in eccesso nella provincia di Grosseto, che è montuosa e molto estesa, se a far da riferimento è la media regionale.
“La
continuità purtroppo è
solo un mito –rileva Rita
Manzani Di Goro, presidente dell’Associazione genitori A.Ge.
Toscana- Negli ultimi dieci anni sono stati creati in Toscana
246 istituti comprensivi: ciò che è rimasto mal si presta a
ulteriori verticalizzazioni e la proposta di razionalizzazione della
Regione Toscana per l’a.s. 2012/13 ne è la prova: in
più casi scuole confinanti sono state attribuite a istituti
comprensivi diversi, uno
dei quali si trova addirittura al di là di un fiume, le
quinte elementari in uscita non hanno classi di scuola media a
sufficienza per accogliere tutti gli alunni; a Porto S. Stefano la
continuità è stata fatta con la media dell’Isola del Giglio, a
un’ora di traversata”.
Numerose famiglie saranno quindi costrette a iscrivere il
figlio al di fuori dell’istituto di competenza, risultando così
penalizzate nelle graduatorie. La
conseguenza sarà quella di restare esclusi dal tempo pieno o dal
posto nella scuola materna:
queste sono problematiche difficilmente riassorbibili per le famiglie
e per il tessuto scolastico tutto.
Ogni
anno bacini di utenza e liste di attesa sono un dramma per tante
famiglie, che si trovano
nella condizione di non sapere come portare i figli a scuola: gente
che lavora, che è costretta ad affidare i bambini ai nonni e per
questo non può utilizzare la scuola assegnata in base alla
residenza: dimezzare i bacini di utenza con la creazione degli
istituti comprensivi non può che aggravare il loro disagio.
“I
dati, si noti bene, ci sono stati forniti anche dall’Assessorato
regionale all’istruzione –prosegue Manzani Di Goro- Inutilmente
abbiamo chiesto di essere coinvolti come genitori negli incontri
preparatori, ai quali hanno
partecipato soltanto Uffici scolastici, scuole ed Enti locali. Sono
rimaste escluse, fra gli altri, le
Associazioni dei genitori, le
quali avrebbero dovuto
rappresentare la difficoltà delle famiglie rispetto agli orari, agli
spostamenti, ai bacini di utenza, alla cronica mancanza di posti
in certe scuole e alle liste di attesa. Inutilmente abbiamo
telefonato, chiesto un incontro con , presentato un documento e alla
fine, visto che ben 3800 firme consegnate dai genitori di Grosseto
non avevano sortito alcun effetto, ci siamo affidati al
web”.
L’obiezione
di A.Ge. Toscana non riguarda gli istituti comprensivi in
toto: nelle
zone montane, per le quali
sono nati, e nei paesi i
comprensivi funzionano bene,
anche per ché in genere sono piuttosto piccoli e il senso di
appartenenza è più forte.
Il
problema è adattarli in città, soprattutto quando lo si fa con un
mero calcolo ragionieristico e
non riflettendo sulle scelte delle famiglie, sulla viabilità, su
ostacoli concreti come un fiume o il mare. Soprattutto adesso che i
comprensivi possibili sono stati già realizzati, le soluzioni che
restano sono a dir poco fantasiose.
Nell’attuale piano di
“razionalizzazione” della rete scolastica, sono state per
il momento rinviate
di un anno soluzioni estreme come dividere un edificio scolastico fra
due diversi istituti comprensivi (ma
lo si è già fatto in passato) e la creazione di maxi-istituti
da 2000 alunni. “L’aspetto
più preoccupante è che l’Assessore Targetti minaccia di andare
ancora avanti, estendendo
l’obbligo del comprensivo a tutte le 60 direzioni didattiche e
scuole medie che rimangono” conclude Di Goro “Che senso ha questa
‘sindrome da primi della classe’? Alcune delle nostre province e
altre regioni hanno bloccato tutto per un’applicazione graduale e
ponderata, inoltre il Ministero ha accolto la tesi che non debba
essere la singola scuola ad avere 1000 alunni, purché si rispetti la
media regionale. Parlando di scuola realisticamente, e non in modo
ideologico, possiamo soltanto riconfermare che DOVE
GLI ISTITUTI COMPRENSIVI NON SONO ANCORA STATI FATTI, ESISTONO SERI E
CONCRETI MOTIVI PER NON FARLI NÉ ORA NÉ POI”.
Numero
delle scuole del primo ciclo
(materne, elementari e medie) attualmente
funzionanti, numero di
scuole previsto in base alla Legge n. 111/2011, scostamento,
percentuale di scostamento e attuale numero medio degli alunni per
ciascuna Regione (da
Fnada.it):
Toscana
356
348
8
2%
977
Lombardia
920
896
24
3%
974
Emilia
R.
382
372
10
3%
973
Umbria
117
112
5
4%
960
Marche
179
167
12
7%
932
Liguria
149
138
11 8%
926
Piemonte
472
412
60 15%
873
Veneto
488
425
63 15%
871
Lazio
620
523
97
19%
843
Basilicata
105
87
18 21%
831
Friuli
135
110
25
23%
817
Sardegna
254
201
53
26%
791
Abruzzo
183
144
39
27%
787
Campania
969
684
285 42%
705
Molise
56
39
17 44%
700
Calabria
360
248
112 45%
688
Sicilia
835
574
261 45%
687
Puglia
630
431
199
46%
684
ITALIA
7210
5911 1299
22%
820
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