In un
Istituto alberghiero del nuorese il Miur ha dovuto revocare l’incarico
alla commissione d’esame perché tutti gli alunni di quella quinta non
sono stati ammessi: bocciati in partenza. Com’è stato possibile? In
attesa di capirlo, per il resto dei diplomandi, nonostante le
scopiazzature (lo avrebbe fatto oltre il 30%) e le fughe di notizie
(già alle 8,22 in Internet giravano tutti i temi della 2^ prova), non
dovrebbero esserci problemi di promozione proprio perché hanno già la
sufficienza, come prescrive la legge per essere ammessi agli esami, in
tutte le materie e quindi parrebbe illegittimo e assurdo bocciarli e
con evidenza lapalissiana qualunque Tar non potrà fare a meno di
comprendere. Diversa invece è la questione dei denari che il Miur dovrà
versare.
Se infatti si calcola una media di circa 1.500 euro per i 42.483
docenti e i 12.373 presidenti impegnati per esaminare circa 500mila
studenti viene fuori una somma ragguardevole che si potrebbe
risparmiare se finalmente si incominciasse a pensare alla scuola in
termini diversi, rapportandola per esempio nelle grandi linee al
modello universitario. In Internet gira la proposta non di un esame
pletorico, ma di una tesi che gli alunni dovrebbero presentare e
discutere con la commissione, tutta interna, previa verifica della sua
originalità e da qui il voto. Il risparmio sarebbe notevole, ma alla
base di ogni proposta, e di questa in particolare, deve esserci lo
sguinzagliare di decine di ispettori che oltre a controllare cosa
avviene nelle scuole dovrebbero pure indirizzare e consigliare.
L’unica cosa certa oggi è l’ambiguità di un esame svolto in questi
termini benché Gelmini voglia nazionalizzare la terza prova (per ora di
pertinenza della commissione) senza neanche spiegare il clamoroso
fallimento dell’esame Invalsi svolto nelle terze delle secondarie di
primo grado, tanto che molti sindacati ne chiedono subito la
soppressione.
E se si parla di risparmio, Tremonti dovrà trovare al più presti
47milioni di euro per il concorso a preside al quale parteciperanno
oltre 150mila docenti: quanto sarebbe più razionale impiegare questa
somma per stabilizzare i precari, finanziare le scuole e lasciare ai
collegi dei docenti di eleggersi il proprio dirigente con voto
democratico, come nelle Università e nei Comuni. Non hanno forse i
professori della scuola similare maturità dei loro colleghi
universitari?
Pasquale
Almirante - La Sicilia del 26 giugno 2011